12 regole per la vita – Libri per la mente
12 regole per la vita – Libri per la mente
“L’intellettuale più influente attualmente nel mondo occidentale”, così viene descritto dal New York Times l’autore del libro che oggi vado a recensire, e che si intitola 12 regole per la vita.
Jordan b. Peterson è uno psicologo americano che ha avuto un crescente successo negli ultimi anni, il suo libro raccoglie 12 principi per vivere più consapevoli e felici, conditi da aneddoti, storie personali, dei suoi pazienti, e citazioni decisamente interessanti.
Il sottotitolo del volume è “un antidoto al caos”. Ed è proprio di caos vi parlo nel primo dei 3 consueti punti, relativi a cosa mi è rimasto dalla lettura di questo volume.
1. Caos vs ordine
Jordan ci racconta di come il mondo della materia possa essere ridotto – in un certo senso – ai suoi elementi basilari: molecole, atomi e persino quark. Anche il mondo dell’esperienza può essere scomposto nei propri costituenti primari, che per lui sono il caos e l’ordine.
Secondo l’autore, più nel dettaglio, noi abitiamo un ordine, circondato dal caos.
Che cosa è il caos? Tutto ciò che non conosci o non comprendi. Ad esempio il caos è ciò che è straniero, inesplorato, scomodo: è il dolore che provi quando vieni ferito, il luogo dove ti trovi quando non sai chi sei o cosa stai facendo.
L’ordine, al contrario, è il territorio noto. La struttura della società, il programma della giornata, l’ambiente familiare. Dove tutto è certo, allora sei nell’ordine.
Tra queste due condizioni, ve ne è in realtà una terza, che è i processo che cerca di mediare tra caos e ordine e che chiamiamo coscienza.
In questa dicotomia tra ordine e caos ciò che occorre fare è trovare un equilibrio funzionale a farci crescere. Il punto in cui questi entrano in contatto, ovvero il confine tra ordine e caos svolge secondo Peterson un ruolo chiave: quando riusciamo a mediare adeguatamente tra questi aspetti, infatti, sperimentiamo un coinvolgimento importante. Quando la vita si rivela all’improvviso intensa, avvincente e piena di senso, è perché ci troviamo al confine tra ordine e caos. É questo il posto giusto dove essere e non al riparo dentro all’ordine, come potremmo erroneamente pensare.
Il Caos, infatti, è anche portatore di alcuni ingredienti fondamentali e che l’autore paragona a quelli tipici del femminile: al concetto di mater, origine, fonte, madre. Perché il caos è anche madre? Perché pur scompigliandoci i piani, pur spaventandoci e facendo tremare le nostre certezze, può condurci a nuove e sorprendenti possibilità. Ecco quindi che il caos diventa potenzialmente la possibilità stessa, la sorgente delle idee, il misterioso regno della gestazione e della generatività.
Nella nostra vita il caos ci serve, ed escluderlo sarebbe impossibile: è una parte di noi.
2. Ciò a cui miri, determina ciò che vedi
Un altro concetto interessante è riassumibile nella formula “ciò a cui miri, determina quello che vedi”. In sintesi possiamo dire che quando guardiamo il mondo, non facciamo attenzione a tutti i milioni di stimoli presenti sulla scena che stiamo osservando. Assegniamo delle priorità e lasciamo che tutto il resto (la maggior parte della scena, a dire il vero) svanisca, inosservato sullo sfondo.
Nel nostro muoverci nel mondo, cioè, amministriamo con grande cura le risorse limitate che abbiamo a disposizione. E questo è il motivo per cui è molto difficile vedere: devi scegliere cosa vedere e lasciare perdere tutto il resto. I tuoi occhi sono lo strumento per aiutarti a ottenere ciò che vuoi: il che è un vantaggio. Tuttavia potrebbe esserci qualcos’altro nell’ambiente o nella tua vita, magari proprio lì sotto il tuo naso e che potrebbe aiutarti un sacco, ma che non lo vedi perché stai mirando altrove. Ecco che sei cieco proprio a causa di ciò che desideri.
Il punto non è a mio avviso desiderare meno, ma desiderare meglio. Se nella tua quotidianità ti soffermi solo sul maledire le sfighe 24/24, orienti il tuo sguardo su determinati elementi. Se al contrario miri a creare una vita migliore, allora ti addentri in un’altra direzione e noterai cose molto differenti ed emergeranno nuove possibilità.
3. 12 regole per la vita: di’ la verità, o almeno non mentire.
Un’ultima riflessione che condivido oggi – tra le molte altre in realtà che il libro offre – è quella legata al dire la verità, o almeno non mentire.
Secondo l’autore, mentire significa nascondere una parte di sé, e non è nascondendosi che cresciamo. Anzi, se non ti mostri agli altri, non potrai rivelarti a te stesso, perché noi spesso ci scopriamo nell’interazione. Se usiamo lo spazio relazionale per mettere sul tavolo una parte di noi falsa, sprechiamo una fondamentale opportunità di far nascere e sviluppare nuove parti di noi e restiamo incompleti.
Freud diceva che reprimerci (e nascondere la verità è una repressione di una parte di noi) contribuiva in maniera importante allo sviluppo della malattia mentale. Adler sapeva che erano le bugie ad alimentare la malattia. Jung sapeva che i problemi morali che affliggevano i suoi pazienti erano causati dalla mancanza di autenticità.
Molti pensatori, insomma, uniti attorno a una idea forte e che mi è rimasta impressa: le menzogne corrompono l’anima e deformano la struttura dell’essere.
Cari amici: “12 regole per la vita”. Lettura consigliata, profonda, non banale e a suo modo comunque pratica, applicabile fin da subito nella vita di tutti i giorni.
Dateci un occhio e fatemi sapere come vi è parso.
Io vi aspetto come di consueto nel gruppo Facebook Libri per la mente, dove assieme ad altri appassionati psicologia e crescita personale parliamo dei libri che più ci danno ispirazioni 😉
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