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7 Strategie per combattere lo stalking

Psicologia giuridica

7 Strategie per combattere lo stalking

stalking“Se ami saprai che tutto inizia e tutto finisce e che c’è un momento per l’inizio e un momento per la fine e questo non crea una ferita.

Non rimani ferito, sai che quella stagione è finita.

Non ti disperi, riesci a comprendere e ringrazi l’altro: “Mi hai dato tanti bei doni, mi hai donato nuove visioni della vita, hai aperto finestre nuove che non avrei mai scoperto da solo.

Adesso è arrivato il momento di separarci, le nostre strade si dividono”

Non con rabbia, non con risentimento, senza lamentele e con infinita gratitudine, con grande amore, con il cuore colmo di riconoscenza.

Se sai come amare, saprai come separarti”(OSHO RAJNEESH)

 

Qualche definizione preliminare…

Con questo articolo affronterò la complessa fenomenologia dello Stalking, cioè quel comportamento molestante, assillante e continuativo che vede come protagonisti due attori principali: l’autore delle molestie, definito stalker, e la sua vittima.  Il termine inglese deriva da To Stalk, che significa “appostarsi”. 

Lo stalking è un fenomeno che si è tristemente diffuso negli ultimi anni, anche grazie allo sviluppo di internet e dei cosiddetti social network (come facebook) che permettono di trovare foto e informazioni su qualcuno più facilmente che in passato.             

Ma chi è esattamente lo stalker e perchè lo fa? Quale è la genesi del suo comportamento antisociale, così dannoso per la società?

Il profilo psicologico dello stalker ha diversi punti in comune con quello del soggetto affetto da dipendenza affettiva. Si è in presenza, il più delle volte, di una personalità debole che, per la paura di essere abbandonato, al pari di un copione già vissuto di esperienze infantili simili, si lega ossessivamente a qualcuno.              

Quindi lo stalker manifesta un gran bisogno d’affetto in presenza di disturbi relazionali legati ad eventi traumatici. 

Facendo riferimento alla teoria dell’attaccamento, nello stalker c’è la presenza di un modello di attaccamento insicuro (ansioso – ambivalente, evitante o disorganizzato) per cui non può fare a meno dell’altra persona, la quale diventa necessaria per la propria esistenza.              

I legami di attaccamento, se disfunzionali, pregiudicheranno la possibilità, una volta adulti, di stabilire delle relazioni sufficientemente sane ed equilibrate con il proprio partner.

La maggioranza dei comportamenti assillanti vengono messi in atto da partner o ex-partner di sesso maschile, con un’età compresa tra i 18 ed i 25 anni quando la causa è di abbandono o di amore respinto, o superiore ai 55 anni quando si trova ad una separazione o ad un divorzio.

 

Tecniche di comportamento Antistalking

Difendersi dallo stalking si può? E’ possibile attuare delle manovre antistalking per mettere una barriera tra noi e il nostro molestatore.

  1.  Innanzitutto, inutile negare il problema. Spesso, dal momento che nessuno vuole considerarsi una “vittima”, si tende a evitare di riconoscersi in pericolo, finendo per sottovalutare il rischio e aiutando così lo stalker. Il primo passo è allora sempre quello di riconoscere il problema e di adottare delle precauzioni maggiori rispetto a quelle adottate dalle persone che non hanno questo problema. Occorre informarsi sull’argomento e comprendere i rischi reali, seguendo dei comportamenti volti a scoraggiare, quando è possibile, gli atti di molestia assillante.
  2. Se la molestia consiste nella richiesta di iniziare o ristabilire una relazione indesiderata, è necessario essere fermi nel “dire di no” una sola volta e in modo chiaro. Altri sforzi di convincere il proprio persecutore insistente, comprese improvvisate interpretazioni psicologiche che lo/la additano come bisognoso di aiuto e di cure, saranno lette come reazioni ai suoi comportamenti e quindi rappresenteranno dei rinforzi, in quanto attenzioni. Anche la restituzione di un regalo non gradito, una telefonata di rabbia o una risposta negativa ad una lettera sono segnali di attenzione che rinforzano lo stalking.
  3. Comportamenti molto efficaci per difendersi dal rischio di aggressioni sono quelli prudenti in cui si esce senza seguire abitudini routinarie e prevedibili, in orari maggiormente affollati e in luoghi non isolati, magari adottando un cane addestrato alla difesa, un modo che si è rivelato molto utile sia come concreta difesa che per aumentare la sensazione di sicurezza.
  4. Se le molestie sono telefoniche, non cambiare numero. Anche in questo caso, le frustrazioni aumenterebbero la motivazione allo stalking. È meglio cercare di ottenere una seconda linea, lasciando che la vecchia linea diventi quella su cui il molestatore può continuare a telefonare, magari mentre azzerate la soneria e rispondete gradualmente sempre meno.
  5. Per produrre prove della molestia alla polizia, non lasciarsi prendere dalla rabbia o dalla paura e raccogliere più dati possibili sui fastidi subiti.
  6. È utile mantenere sempre a portata di mano un cellulare in più per chiamare in caso di emergenza.
  7. Se si pensa di essere in pericolo o seguiti, non andare mai di corsa a casa o da un amico, ma recarsi dalle forze dell’ordine.

 

Le conseguenze dello stalking

Purtroppo spesso, soprattutto per via di norme giuridiche che limitano gli interventi di prevenzione delle situazioni di emergenza, i comportamenti di stalking possono essere protratti a lungo con conseguenze psicologiche negative principalmente per la vittima, ma anche per chi lo agisce e, talvolta, per chi lo osserva.

La vittima, per quanto possa essere breve il periodo in cui viene perseguitata, rischia di conservare a lungo delle vere e proprie ferite. Le conseguenze dello stalking infatti, per chi lo subisce, sono spesso diverse e si trascinano per molto tempo cronicizzandosi. In base al tipo di atti subiti e alle emozioni sperimentate possono determinarsi stati d’ansia e problemi di insonnia o incubi, ma anche flashback e veri e propri quadri di Disturbo Post Traumatico da Stress.

Concludendo, penso che lo stalker, pur essendo di fatto il molestatore, colui che compie intrusioni illegittime, illecite, pericolose per la vita della sua vittima, è allo stesso tempo vittima di se stesso. Delle proprie debolezze e difficoltà. Tutto questo lo porta ad assumere un comportamento che certo è criticabile da ogni punto di vista. Non condivisile certo ma, in via del tutto personale, mi sento di dire che non è neppure giudicabile.

Sentimenti ambigui, disagi molto profondi di cui nessuno si accorge e che si alimentano per anni, esplodono all’improvviso. Si sente parlare di storie e di persone le cui strade ad un certo punto si incontrano. Storie di vite spezzate da ferite profonde, individui che cercano nella relazione una cura impossibile e che non arriverà mai. Queste storie ci parlano di un dolore profondo che se non verrà sanato in tempo provocherà altro dolore. E allora cerchiamo di fare in modo che almeno possano servire come opportunità, triste opportunità certamente, per poterci interrogare seriamente su tutti gli antefatti, su tutte le premesse dalle quali e sulle quali si è alimentata la rabbia per cercare di cogliere eventuali segnali che ci permettano di capire.

Teresa Lamanna

 

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