Aiutare i bambini a superare l’ansia: 5 suggerimenti
In qualità di educatore, genitore, fratello o sorella maggiore, ti sei mai domandato come aiutare i bambini a superare l’ansia?
L’ansia che bambini e adolescenti sperimentano è un argomento al centro dell’attenzione di sempre più adulti e genitori. E ci basta conoscere alcuni dati per comprenderne il motivo.
Alcune statistiche rivelano che oltre il 30% dei ragazzi statunitensi sperimenta un disturbo d’ansia entro i 18 anni. Più nello specifico, i Centers for Disease Control and Prevention riportano che il 7% dei bambini di età compresa tra 3 e 17 anni ha un disturbo d’ansia diagnosticato, con un’età media di insorgenza a 11 anni.
E la situazione non appare migliore nel nostro Paese, in cui, secondo i dati ISTAT, già nel 2018 il 10% della popolazione giovanile soffriva d’ansia. E si tratta di una percentuale che ha visto certamente una drammatica crescita in seguito alla pandemia da Covid-19.
Ansia: dall’infanzia all’età adulta
Ciò che è importante comprendere quando parliamo di ansia nei bambini è che, se non opportunamente gestita, nel corso del tempo essa può arrivare ad influenzare profondamente la vita familiare, le interazioni sociali, il rendimento accademico e la salute mentale. Non a caso la ricerca a lungo termine correla alti livelli di ansia con maggiori probabilità di abbandono scolastico, consumo di sostanze e rischio di sviluppare disturbi dell’umore.
Sono dati allarmanti, che ci fanno comprendere quanto l’ansia non sia solo una questione temporanea, ma una sfida che può avere impatti duraturi sulla salute mentale e il benessere della persona.
Ecco perché ho deciso di condividere questo articolo in cui tratterò il tema dell’ansia nei bambini e di cosa possiamo fare noi genitori e educatori per aiutarli a gestirla efficacemente.
Cosa troverai in questo post:
- L’ansia: un’emozione utile da non evitare
- A quale età i bambini sviluppano la capacità di preoccuparsi
- In che modo i bambini manifestano l’ansia?
- Ansia nei bambini di oggi: cosa è cambiato rispetto al passato
- Come l’ansia influisce sullo sviluppo del bambino
- 5 suggerimenti per aiutare i bambini a superare l’ansia
- Conclusioni: in che modo la terapia può aiutare i bambini a superare l’ansia
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1. L’ansia: un’emozione utile da non evitare
Partiamo da una premessa fondamentale: l’ansia, spesso percepita come un’emozione scomoda o indesiderata, è in realtà un elemento cruciale nel panorama delle emozioni umane. Si tratta di un’emozione che svolge un ruolo fondamentale nella nostra sopravvivenza e adattamento all’ambiente.
L’ansia, infatti, prepara il nostro corpo per affrontare situazioni di pericolo o stress, scatenando una risposta fisiologica nota come “risposta di attacco o fuga”. Questa reazione prevede l’aumento della frequenza cardiaca, la dilatazione delle vie respiratorie e la mobilizzazione di energia per consentire al corpo di reagire prontamente alle sfide.
In questo modo l’ansia funge da segnale, avvertendoci della presenza di potenziali minacce o stimoli stressanti nell’ambiente circostante. Ecco che questo “campanello d’allarme” ci attiva ad agire per gestire le sfide imminenti.
Perché l’ansia non va eliminata?
Fatta questa premessa sul ruolo dell’ansia, possiamo ben comprendere perché evitare completamente questa emozione – se anche potessimo farlo… spoiler, non possiamo 😉 – si rivelerebbe controproducente.
Privarci dell’ansia è come privarci di un sistema di allarme prezioso. E non solo.
L’ansia non si limita a svolgere un ruolo significativo soltanto nelle situazioni in cui occorre “combattere” o “fuggire”, ma anche in attività che richiedono sforzi non fisici, come esami, colloqui o interazioni sociali. Contrariamente all’idea comune che l’ansia sia sempre dannosa, livelli moderati di questa emozione possono effettivamente migliorare le nostre prestazioni. Questo perché l’ansia moderata agisce come un motivatore, aumentando l’attenzione e la vigilanza.
Immagina di affrontare un esame o una discussione importante completamente rilassato: potrebbe risultare difficile dare il massimo di te stesso in tali situazioni.
È infatti importante notare che l’assenza di ansia non equivale a uno stato “ideale” di tranquillità, ma piuttosto al contrario estremo, rappresentato da un eccessivo rilassamento che si avvicina quasi allo stato di sonno.
Cosa accade quando l’ansia prende il sopravvento
Sebbene una quantità moderata di ansia possa preparare e ottimizzare il funzionamento del nostro organismo, un livello eccessivo di ansia può comportare conseguenze negative, in cui i sintomi fisici prendono il sopravvento fino a compromettere le nostre prestazioni.
La chiave sta nell’equilibrio: imparare a gestire l’ansia in modo appropriato, mantenendo un livello ottimale che stimoli – piuttosto che ostacolare – le performance e il benessere generale.
Imparare a gestire l’ansia attraverso strategie di regolazione del pensiero contribuisce a trasformare questa emozione da ostacolo ad alleato nella nostra crescita personale e nel nostro benessere psicologico.
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Messaggio importante per adulti e genitori
È fondamentale riflettere su come noi stessi, in qualità di adulti e genitori, percepiamo e affrontiamo l’ansia, poiché i nostri pensieri influenzano direttamente il modo in cui insegniamo ai bambini a gestire le proprie emozioni.
Come psicologo e psicoterapeuta osservo quanto sia diffusa, tra gli adulti, la concezione dell’ansia come emozione negativa: il problema è che questo pensiero comune rischia riflettersi nei nostri comportamenti e nelle interazioni con i più piccoli.
Affrontare l’ansia in maniera costruttiva richiede un cambio di prospettiva: dobbiamo trasmettere ai bambini che l’ansia è una risposta naturale e adattativa del nostro organismo a stimoli esterni.
Ignorare o combattere l’ansia non è la soluzione.
Attraverso un approccio positivo e informativo, possiamo invece insegnare ai bambini a comprendere, accettare e gestire l’ansia come parte normale della vita, contribuendo così alla loro crescita emotiva e al loro benessere psicologico.
📌 A tal proposito, ti invito a guardare questo video, in cui racconto del percorso terapeutico di una delle pazienti di Mindcenter. Capirai perché mettersi in ascolto dell’ansia che proviamo è così importante e come è possibile superarla.
2. A quale età i bambini sviluppano la capacità di preoccuparsi
Abbiamo detto che l’ansia è un’emozione che accomuna tutti noi; è presente in diverse culture ed è, nella maggior parte dei casi, di natura transitoria. A differenza della felicità, della rabbia, della tristezza o della paura (le nostre emozioni innate o di base), l’ansia compare solo quando il bambino ha raggiunto un certo livello di sviluppo.
Più nello specifico, per sperimentare l’ansia intesa come preoccupazione per il futuro o per possibili eventi negativi, è necessario che emerga l’abilità legata all’immaginazione. Questa capacità si esprime più chiaramente con l’emergere del gioco di finzione, intorno ai 2 anni di età.
Interessante notare come diversi studi evidenzino che già a circa 8 mesi i bambini sviluppano la paura di essere separati dalla madre o da un altro caregiver. Tale paura, nota come ansia da separazione, rappresenterà una normale fase dello sviluppo tra i 18 mesi e i 3 anni di età. Si tratta di una fase fisiologica; tuttavia, può diventare problematica se non viene opportunamente gestita e persiste negli anni scolastici successivi, portando i bambini a temere di lasciare la propria casa o di perdersi.
Quando rivolgersi allo psicologo
È importante precisare che la presenza di ansia o paura nei bambini non rappresenta di per sé una condizione patologica; anzi, come spiegato poco sopra, tali emozioni sono parte integrante del normale processo di sviluppo del bambino.
Arriviamo a parlare di psicopatologia quando ci troviamo di fronte a un’attivazione emotiva eccessiva rispetto alla frequenza, all’intensità e alla durata degli episodi di ansia. In tal caso è necessario rivolgersi a un terapeuta per aiutare il bambino (o i genitori stessi) a gestire l’ansia in modo efficace.
Veniamo ora a ciò che è importante i genitori conoscano: i segnali di ansia dei bambini.
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3. In che modo i bambini manifestano l’ansia?
I bambini spesso manifestano l’ansia ponendo continuamente domande che iniziano con “E se…”.
“E se scoppia un incendio?”, “E se ti ammali?”
I bambini possono rivelare l’ansia esprimendo preoccupazione per un evento molto lontano nel futuro. Le spiegazioni logiche e i tentativi di rassicurazione del genitore in questo caso non sono sufficienti.
Possiamo inoltre trovarci di fronte a bambini che manifestano la loro ansia scusandosi ripetutamente, suggerendo una forte preoccupazione se gli altri hanno motivo di essere arrabbiati con loro.
E poi ci sono tutte le manifestazioni fisiche dell’ansia: agitazione generale, battito cardiaco accelerato, difficoltà ad addormentarsi o sonno interrotto dalla presenza di incubi. Ma anche problemi di memoria o concentrazione, mal di testa e mal di stomaco…
…ti è mai capitato di sentire la famosa giustificazione “Non mi sento tanto bene per andare a scuola”? 😉
Il rifiuto di recarsi a scuola è un problema comune tra i bambini ansiosi, che possono arrivare ad essere estremamente riluttanti ad alzarsi dal letto nei giorni di scuola. Anche un improvviso calo del rendimento scolastico potrebbe essere un campanello d’allarme, un segno che sta a indicare delle preoccupazioni nel nostro bambino.
Inoltre, poiché l’evitamento è un approccio comune alle situazioni che provocano ansia, i bambini ansiosi possono anche essere riluttanti a partecipare a esperienze che altri abbracciano con entusiasmo: andare a casa degli amici, fare uscite o vacanze in famiglia.
Ma perché oggi i bambini manifestano più ansia rispetto al passato? 👇🏼
4. Ansia nei bambini di oggi: cosa è cambiato rispetto al passato
Lo sappiamo, la quotidianità dei bambini di oggi è profondamente diversa rispetto a quella che noi adulti abbiamo vissuto durante la nostra infanzia.
Un esempio emblematico è rappresentato dal tempo trascorso davanti allo schermo, che ha quasi abolito i momenti riservati al gioco creativo e all’attività fisica, esperienze attraverso le quali i bambini hanno l’opportunità di rilassarsi, elaborare le preoccupazioni, alleviare le pressioni e formare relazioni di supporto.
Al contrario, ciò che gli schermi propinano sono proprio le nuove preoccupazioni dei giovani. Infatti, benché la tecnologia offra oggi maggiori possibilità di connessione tra le persone, fornisce anche continue opportunità per il confronto sociale, trasformandosi in terreno fertile per sentimenti di inadeguatezza, bassa autostima, paura di sentirsi esclusi o “tagliati fuori” da esperienze ed eventi importanti (la cosiddetta FOMO).
Possiamo petrtanto dire che l’uso intensivo e non regolato dei social media – promosso anche dal facile accesso dei nostri ragazzi agli smart phone – rischia di influire negativamente sulla salute mentale dei giovani, alimentando ansia sociale e senso di isolamento emotivo.
📌 Per un approfondimento sulla fear of missing out e sull’impatto delle nuove tecnologie sulla nostra vita e le nostre relazioni, leggi questo articolo, oppure guarda questo video:
Passiamo ora ad un altro fattore di differenza rispetto al passato.
Il peso delle aspettative genitoriali sui bambini
Un altro motivo per cui i sintomi e i disturbi d’ansia sono così aumentati rispetto al passato è che oggi percepiamo molta più incertezza rispetto a ieri in quasi ogni ambito della vita. E l’incertezza genera ansia.
In risposta a una serie di cambiamenti economici e culturali, i genitori di oggi tendono a esercitare molta più pressione sui loro figli per spronarli ad “avere successo” e a “ottenere il massimo in tutti i campi”. Molti bambini portano il peso di queste aspettative e si preoccupano di soddisfarle, dando vita a un’escalation di ansia che si riflette in vari aspetti della loro vita quotidiana, inclusa la scuola, le relazioni sociali e il tempo libero.
Eccessiva protezione
Infine, i bambini di oggi crescono in un ambiente sempre più protetto che, sebbene miri a tenerli al sicuro, limita le opportunità di sviluppare abilità importanti. Così, i bambini non solo mancano di occasioni per imparare a risolvere i problemi autonomamente, ma non riescono nemmeno a sviluppare la convinzione di poter affrontare le sfide che la vita presenta loro.
Quali sono le conseguenze in questi casi?
5. Come l’ansia influisce sullo sviluppo del bambino
Seppur in buona fede, genitori e figure adulte possono cadere nella trappola di proteggere i bambini dalle situazioni potenzialmente ansiogene, nella convinzione di far loro del bene. Quest’abitudine, piuttosto comune tra i genitori, rischia di rivelarsi controproducente.
Allontanando i bambini dalle circostanze che suscitano ansia, si limita la loro possibilità di attraversare esperienze cruciali per il loro sviluppo sociale ed emotivo: conoscere e regolare le emozioni, affrontare le paure e abituarsi all’inevitabile incertezza che caratterizza la vita. In altre parole, tutto ciò che permette di diventare resilienti, gestire lo stress e imparare a risolvere i problemi.
Cosa fare allora?
Incoraggiare i bambini a confrontarsi con le sfide, piuttosto che evitarle, li aiuta a costruire un senso di autoefficacia e fiducia in se stessi. È infatti attraverso le esperienze gestite con successo che i bambini imparano che sono capaci di superare le difficoltà, che le emozioni “negative” sono temporanee e gestibili, e che possono affidarsi alle proprie risorse interne in situazioni di stress.
Questo processo li prepara a gestire le future sfide in modo più efficace e contribuisce alla loro crescita emotiva, favorendo così lo sviluppo di un buon equilibrio tra sicurezza personale e autonomia.
Se proteggere i bambini dall’ansia a tutti i costi può sembrare intuitivo, è in realtà attraverso l’esplorazione delle sfide e delle proprie emozioni ingombranti che essi apprendono e maturano.
Vediamo allora in che modo possiamo sostenerli nel loro percorso di crescita e gestione dell’ansia.
6. 5 suggerimenti per aiutare i bambini a superare l’ansia
Al fine di aiutare i bambini a superare l’ansia è fondamentale adottare un approccio empatico e strategico che tenga conto delle loro esigenze emotive e psicologiche.
Ecco 5 suggerimenti pratici che possiamo mettere in campo fin da subito.
1) Ascoltare attivamente le preoccupazioni dei bambini
Gli adulti, pur senza volerlo, tendono spesso a sminuire i sentimenti dei bambini, cercando (invano) di rassicurarli con frasi come “Non c’è nulla di cui preoccuparsi“. Un simile approccio si rivela totalmente inefficace.
È importante non ignorare i sentimenti dei bambini; tentare di convincerli a non preoccuparsi di ciò che temono senza mostrar loro come farlo li farà sentire incompresi nel loro vissuto emotivo oltre che sprovvisti di strategie efficaci per gestire l’ansia.
Invece di minimizzare i timori, è fondamentale mettersi in ascolto dei loro bisogni e delle loro emozioni (anche e soprattutto se ingombranti). Non dobbiamo infatti dimenticare che il coinvolgimento attivo nel loro benessere emotivo rafforza in loro il senso di sicurezza.
2) Promuovere l’alfabetizzazione emotiva
Per alfabetizzazione emotiva intendiamo la capacità di dare un nome alle nostre emozioni. Riconoscere, denominare e comprendere il significato delle emozioni che proviamo è il primo passo per gestirle.
Quando i bambini imparano a identificare l’ansia come una reazione emotiva specifica, capiscono che ciò che stanno provando è normale in alcune circostanze ed è condiviso da molte altre persone. Questa consapevolezza da sola può ridurre il senso di isolamento che spesso accompagna l’ansia, permettendo ai bambini di sentirsi meno soli nei loro sentimenti.
L’alfabetizzazione emotiva implica anche comprendere le manifestazioni fisiche e mentali dell’ansia. I bambini spesso sperimentano sintomi fisici (come mal di stomaco o batticuore) o mentali (come sentirsi nervosi o deconcentrati) senza necessariamente collegarli all’ansia. Insegnar loro a riconoscere questi segnali come manifestazioni dell’ansia è – ancora una volta – il primo passo per gestirli in modo efficace.
3) Limitare l’esposizione a notizie negative e mantenere per sé le proprie preoccupazioni
È bene limitare l’accesso dei bambini alle notizie negative e alle immagini di disastri che i media propinano ininterrottamente (spesso ricercando clamore mediatico) al fine di evitare l’insorgere di ansie che potrebbero superare la loro capacità di gestione. Se il livello di sviluppo cognitivo del bambino non è ancora pronto per processare informazioni di una simile complessità, c’è il rischio che tali elementi amplifichino il senso di minaccia.
Secondo diversi studi, l’assorbimento di immagini intense può generare nel bambino uno stato di eccitazione difficile da placare, tanto da persistere anche dopo aver spento il dispositivo. Questa carica emotiva non elaborata e accumulata può successivamente manifestarsi in comportamenti autodistruttivi o contribuire nel medio e lungo termine allo sviluppo di un’insensibilità nei confronti della sofferenza e della violenza (con tutti i rischi e le conseguenze che ciò comporta).
Occorre quindi ridurre l’esposizione dei bambini a contenuti ad alto impatto negativo al fine di creare un ambiente sicuro e sereno che favorisca il loro sviluppo cognitivo ed emotivo. Allo stesso modo, condividere le preoccupazioni degli adulti con i bambini rischia di accrescere inutilmente l’ansia e lo stress i questi ultimi, privandoli di una fase della vita spensierata e sicura, essenziale per uno sviluppo equilibrato.
4) Incoraggiare il gioco e l’attività fisica
L’esercizio fisico e il gioco non hanno il solo scopo di divertire, ma sono fondamentali anche per il benessere emotivo e psicologico del bambino.
Attraverso queste attività i bambini possono distogliere la mente dai pensieri ansiosi e concentrarsi sul momento presente, promuovendo uno stato di benessere mentale. L’attività fisica e il gioco stimolano infatti la produzione di endorfine, noti come gli ormoni della felicità, che hanno l’effetto di migliorare l’umore e ridurre lo stress.
Inoltre, il gioco in gruppo aiuta i bambini a sviluppare abilità sociali, nonché strategie utili a regolare ed esprimere le loro emozioni, aumentando così l’autostima e il senso di appartenenza, elementi chiave nella gestione dell’ansia.
L’attività fisica regolare contribuisce anche a stabilizzare i ritmi biologici, migliorando la qualità del sonno e la capacità di gestire lo stress.
5) Valorizzare le relazioni e insegnare strategie per fronteggiare l’ansia
Come ribadito più volte nel corso dell’articolo, è fondamentale insegnare ai bambini che l’ansia, pur essendo un’emozione spiacevole, non è affatto distruttiva. Comprendere che l’ansia può servire come un segnale per affrontare proattivamente le preoccupazioni aiuta i bambini a sviluppare resilienza e ad affrontare le sfide future con maggiore fiducia.
Ciò che noi possiamo fare è insegnare ai bambini delle strategie per gestire l’ansia, in modo da promuovere in loro un senso di consapevolezza e controllo sulle loro reazioni emotive.
Inoltre, dal momento che l’ansia nei bambini si sviluppa quando non si sentono al sicuro, fornire loro un ambiente di supporto attraverso relazioni stabili e amorevoli con familiari, amici e insegnanti agisce come un antidoto naturale all’ansia. La sicurezza emotiva che deriva da legami solidi è essenziale per il benessere psicologico dei bambini.
Valorizzare le relazioni significa quindi insegnare l’importanza del sostegno sociale, promuovere la comunicazione e la connessione con gli altri. Questo riduce il senso di isolamento spesso associato all’ansia e incoraggia lo sviluppo di relazioni positive.
👉 E per concludere…
Siamo giunti al termine di questo viaggio in cui abbiamo visto cosa tutti noi adulti e genitori possiamo fare per aiutare i bambini a superare l’ansia.
Come amo spesso ripetere, occuparsi è più utile di preoccuparsi.
A conclusione di questo articolo, voglio allora lasciarti con un’ultima precisazione.
💡❗️ Mentre l’ansia rappresenta un aspetto naturale e transitorio dello sviluppo infantile, è importante monitorarne l’evoluzione per distinguere tra un’esperienza di crescita normale e una potenziale condizione di disagio che richiede attenzione professionale. Aiutare i bambini a gestire l’ansia richiede quindi un attento equilibrio tra il riconoscimento della sua funzione nel processo di sviluppo e l’intervento tempestivo quando questa emozione supera la sua soglia fisiologica.
7. Conclusioni: in che modo la terapia può aiutare i bambini a superare l’ansia
Molti studi hanno messo in evidenza come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) sia in grado di apportare notevoli benefici al trattamento dell’ansia in bambini e adolescenti.
A tal proposito, i principi fondamentali su cui si basa questo approccio terapeutico sono:
- Far comprendere ai genitori e al bambino il rapporto di connessione tra situazioni, pensieri ed emozioni.
- Insegnare al bambino come identificare e monitorare i pensieri che sono per lui fonte di ansia.
- Spiegare i modi in cui le distorsioni cognitive (cioè le modalità disfunzionali di interpretare le esperienze che viviamo) possono contribuire all’ansia.
- Insegnare tecniche finalizzate a trovare prove contrarie alle proprie previsioni, basate sull’esperienza passata e sulla conoscenza generale.
- Guidare la persona all’identificazione e alla messa in discussione delle conseguenze dell’evento temuto.
- Promuovere nella persona la capacità di generare “pensieri rassicuranti” basati su una valutazione realistica dell’evento ansioso.
- Trasferire strategie utili nella gestione dell’ansia (es. tecniche di rilassamento).
- Guidare la persona ad affrontare l’ansia tramite esposizione graduale allo stimolo ansiogeno e riduzione delle condotte di evitamento.
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