Ansia e attacchi di panico: come ritrovare il tuo benessere
Tutti noi ci sentiamo ansiosi di tanto in tanto.
L’ansia è la risposta del nostro organismo a un pericolo reale o percepito, ed è un’emozione di cui tutti noi facciamo esperienza.
Si tratta infatti di una componente inevitabile all’interno dello spettro delle nostre emozioni, che però non dovrebbe mai arrivare a compromettere i nostri ambiti di vita (es. lavoro, studio, relazioni) e il nostro benessere.
Spesso viene utilizzato il termine “ansia” per riferirsi in modo generico a sensazioni di preoccupazione, nervosismo o disagio per timore che possa accadere qualcosa di negativo in futuro. Tuttavia è bene precisare che “avere l’ansia” o “sentirsi ansiosi” sono esperienze emotive comuni nettamente differenti dai disturbi d’ansia, che implicano una serie di condizioni cliniche caratterizzate da preoccupazioni eccessive, persistenti e irrazionali, che influenzano negativamente la qualità di vita delle persone.
In questo articolo voglio allora far luce sull’ansia e sulle sue problematiche, lasciandoti alcune riflessioni utili a comprendere come l’ansia può trasformarsi da amica e alleata a ostacolo invalidante. Vedremo inoltre cosa sono gli attacchi di panico e come affrontarli per ritrovare il tuo benessere.
Ponto? Pronta? Iniziamo 😉
Cosa troverai in questo articolo:
- Ansia: da emozione alleata a ostacolo invalidante
- Quando l’ansia diventa disfunzionale
- Superare ansia e attacchi di panico: le tentate soluzioni disfunzionali
- Attacchi di panico: come affrontarli
- Conclusioni: quando chiedere aiuto
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1. Ansia: da emozione alleata a ostacolo invalidante
L’ansia, spesso considerata un’emozione negativa, ha in realtà radici evolutive che hanno giocato un ruolo fondamentale nella sopravvivenza dell’uomo.
L’emozione dell’ansia si attiva in risposta a percezioni di minaccia o pericolo, preparando l’individuo ad affrontare o evitare situazioni potenzialmente dannose. Questo meccanismo di “lotta o fuga” aumenta la vigilanza, la concentrazione e la prontezza fisica, elementi fondamentali per superare ostacoli o sfide imminenti.
Una “giusta dose” di ansia, quindi, non è soltanto normale ma anche utile. In ambito accademico o professionale, per esempio, l’ansia può funzionare come un catalizzatore che spinge a prepararsi meglio e a concentrarsi di più, incrementando così le probabilità di successo. In termini di prestazioni, un moderato livello di ansia può stimolare la motivazione e l’impegno, portando a risultati migliori rispetto a una totale assenza di preoccupazione o di tensione.
Tuttavia, è fondamentale distinguere tra ansia funzionale o fiosologica e disturbi d’ansia. Mentre la prima è una reazione temporanea e proporzionata alle circostanze, che cessa una volta che la situazione di stress è passata o è stata gestita, i disturbi d’ansia sono caratterizzati da preoccupazioni eccessive, persistenti e irrazionali che influenzano negativamente la qualità di vita della persona. In questi casi, l’ansia smette di essere un meccanismo adattivo e diventa patologica, richiedendo spesso l’intervento di un professionista per essere gestita.
È come se il meccanismo di regolazione dell’ansia si inceppasse, per cui lo stato ansiogeno da utile e amico diventa paralizzante e disfunzionale. Questo può capitare a tutti noi soprattutto nei periodi di grandi cambiamenti, nei quali occorre rapportarsi con maggiori responsabilità e, a un qualche livello, intraprendere una strada che ha a che fare con la crescita e l’autonomia.
2. Quando l’ansia diventa disfunzionale
Abbiamo detto che l’ansia è una risposta emotiva naturale agli stimoli percepiti come minacciosi. Possiamo dire che la sua attivazione segue una curva gaussiana, che si riferisce al modo in cui l’intensità dell’ansia aumenta e poi diminuisce nel tempo in assenza di interventi esterni. In altre parole l’ansia è un’emozione che passa da sé con lo scorrere del tempo, senza il bisogno di agire in qualche modo specifico.
La curva gaussiana dell’ansia
La curva gaussiana, o curva a campana, ben descrive come l’ansia tenda a presentarsi con un picco di intensità che poi, gradualmente, diminuisce. Questo avviene perché l’organismo non può mantenere uno stato di allerta elevato indefinitamente; la risposta all’ansia è progettata per essere temporanea, permettendo alla persona di tornare a uno stato di equilibrio una volta che la minaccia percepita è passata o si è adeguatamente preparati ad affrontarla.
Focalizzarsi eccessivamente sulle sensazioni corporee: quali rischi
Quando si presta un’eccessiva attenzione alle sensazioni corporee durante un episodio di ansia, come il battito cardiaco accelerato o la respirazione affannosa, si può involontariamente aumentare l’intensità dell’ansia. Questo accade perché l’attenzione focalizzata sulle sensazioni di ansia può amplificare la percezione della minaccia, portando a un circolo vizioso in cui l’ansia si auto-alimenta. La tendenza a monitorare e analizzare costantemente le proprie sensazioni corporee può dunque non solo mantenere lo stato di ansia ma anche intensificarlo.
L’Importanza di accettare l’ansia
L’approccio di accettare l’ansia piuttosto che cercare di controllarla o combatterla si basa sul principio che l’ansia è una parte naturale dell’esperienza umana. Imparare ad accettare l’ansia significa riconoscere la sua presenza senza giudizio e senza tentare di sopprimerla o evitarla. Questo atteggiamento può aiutare a ridurre la paura dell’ansia stessa e a diminuire l’impatto dei suoi sintomi sulla vita quotidiana.
Le persone che soffrono di attacchi di panico o che sono particolarmente ansiose possono beneficiare di strategie di gestione dell’ansia che includono la mindfulness, l’accettazione e l’esposizione graduale agli stimoli ansiogeni.
Imparare a vivere con l’ansia, anziché in uno stato di lotta costante contro di essa, può permettere di sfruttare anche gli aspetti positivi dell’ansia, come l’aumento della concentrazione e la preparazione ad affrontare sfide importanti.
La chiave sta allora nell’equilibrio e nel riconoscimento che l’ansia ha sia una funzione protettiva che potenzialmente limitante. L’obiettivo non è eliminare l’ansia dalla propria vita, ma imparare a gestirla in modo che non diventi debilitante.
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Il vero problema delle persone ansiose
Il funzionamento dell’ansia è simile a quello della paura, per il quale ti rimando alla lettura dell’articolo “sconfiggere la paura”.
Nell’attacco di panico, tuttavia, spesso il soggetto non ha paura di quanto è già successo, ma di quanto potrà accadere in un futuro prossimo.
Per questo il problema che gli ansiosi devono risolvere non è tanto l’evento iniziale che ha innescato le loro ansie, ma le tentate soluzioni che mettono in atto per potere gestire le preoccupazioni e angosce.
Questo perché le persone ansiose spesso, con le migliori intenzioni di controllo, provocano le peggiori conseguenze sintomatiche, innescando escalation ansiogene estremamente logoranti sia da un punto di vista mentale sia fisico.
Approfondiamo meglio questo concetto nel prossimo punto.
3. Superare ansia e attacchi di panico: le tentate soluzioni disfunzionali
Il potere opprimente dell’ansia è talmente forte che spinge ogni persona a cercare soluzioni, alcune volte con successo, altre volte invano.
Ecco tre strategie comunemente adottate per contrastare l’ansia, le quali, tuttavia, possono talvolta aggravare la situazione:
A) Cercare di dominare le proprie reazioni emotive e fisiche
La sensazione di perdere il controllo spinge spesso a volerlo riacquistare.
Pensa all’ansia legata al parlare davanti a un pubblico: le mani umide, il cuore che batte all’impazzata, la sensazione di un nodo in gola, i tremori… E tu che tenti di mitigare questi sintomi, ma finisci solo per amplificarli. Nel tentativo di controllare il respiro, questo diventa ancora più affannoso; nel cercare di calmare i battiti del cuore, questi sembrano accelerare ancora di più.
Si tratta del “controllo che fa perdere il controllo”, ed è un tentativo fallimentare perché cercare di controllare e guidare le nostre reazioni fisiologiche ci porta paradossalmente a perdere il controllo. Il risultato è che ci agitiamo ancora di più.
Purtroppo, questa tentata soluzione non si rivela solo fallimentare nel risolvere il problema, ma lo rende anche più persistente. Infatti, i segnali fisici che indicano un aumento dell’ansia sono processi naturali del corpo; cercare di controllarli razionalmente non fa che alterare la loro manifestazione naturale.
B) Cercare supporto e sicurezza
Quando non si riesce a farcela da soli, è naturale cercare aiuto. Come affermava lo scrittore Alejandro Lanus: “Conosco mille modi per alleviare la tua ansia, ma non ne trovo uno per placare la mia”.
Anche se cercare di sopprimere l’ansia con la calma può sembrare un rimedio semplicistico, è un consiglio che spesso riceviamo dagli altri. Quante volte, in preda all’ansia, ti è stato detto di “stare tranquillo” o che “passerà”?
A volte, il supporto altrui può sembrare utile…eppure lo è soltanto se stai cercando di eludere il problema. Immagina di avere paura dei piccioni e di affidare a un amico il compito di avvisarti della loro presenza durante una passeggiata. Questo potrebbe evitarti momenti spiacevoli, ma allo stesso tempo potrebbe rafforzare la convinzione di non essere in grado di affrontare da solo la situazione.
In altre parole, chiedere supporto a qualcuno quando si è spaventati può inizialmente offrire un senso di sicurezza, ma nel tempo può anche diminuire la nostra capacità di affrontare la paura autonomamente, riducendo le nostre risorse personali.
C) Evitare ciò che ti crea ansia
Chi soffre di ansia, spesso tenta di evitare situazioni o contesti che generano forte ansia, sia in ambiti specifici che generici.
La tendenza a evitare ciò che ci spaventa produce un doppio effetto: inizialmente ci offre un senso di tranquillità, ma nel tempo ci fa sentire sempre meno in grado di affrontare la nostra paura, consentendo così che essa cresca fino a diventare insormontabile.
Pensa alla paura di guidare: questa paura può portarti a lasciare l’auto in garage, a prediligere i ritardi dei mezzi pubblici, a percorrere lunghi tragitti a piedi o a rinunciare a prender parte a eventi importanti. Tuttavia, più si evita una situazione, più si rinforza la convinzione che essa sia terribile e impossibile da superare.
Detto in altre parole: se scappi davanti a un fantasma, questo ti inseguirà; ma se lo affronti, svanirà. La soluzione – mi rendo conto, tutt’altro che semplice – consiste quindi nello smettere di evitare.
⚠️ Se ti sei reso conto di mettere in atto una o più di queste tentate soluzioni disfunzionali, sappi che i terapeuti di Mindcenter possono affiancarti in un percorso atto a liberarti di questi tentativi fallimentari di gestire l’ansia o gli attacchi di panico. Prenota ora il tuo colloquio psicologico, online o dal vivo, e concediti di riconquistare la tua serenità.
4. Attacchi di panico: come affrontarli
L’episodio di intensa paura noto come attacco di panico si manifesta con un inizio repentino e una rapida escalation dei sintomi. Questi sintomi raggiungono il picco in breve tempo e solitamente si risolvono spontaneamente, di solito entro mezz’ora per la maggior parte dei casi, ma lasciando un’impronta altamente debilitante.
I sintomi fisici possono includere tachicardia, dolore al petto, tremori, sensazioni di parestesia, difficoltà respiratorie, vertigini e la possibilità di svenire. A livello cognitivo, si possono sperimentare sensazioni di irrealtà (conosciute come “derealizzazione”) e di distacco da sé (“depersonalizzazione”), così come la paura di perdere il controllo o di affrontare la morte imminente.
È importante sottolineare che, anche se spaventoso, un attacco di panico non costituisce mai una minaccia per l’incolumità. Tuttavia, può portare a un persistente stato di tensione in seguito alla forte attivazione emotiva, il che potrebbe predisporre a ulteriori episodi. Le precauzioni adottate spontaneamente di solito comportano modifiche comportamentali, sia consapevoli che inconsce, che possono influire negativamente sulla qualità della vita e sull’autostima del soggetto.
Ci tengo a precisare che un singolo attacco di panico non deve essere considerato automaticamente un disturbo, in quanto si tratta di un episodio circoscritto. Diventa significativo dal punto di vista clinico solo se interferisce con la vita quotidiana dell’individuo o causa un disagio clinicamente rilevante, configurandosi quindi come un disturbo di panico.
Reminder
Cerca di ricordare che sono i tuoi pensieri a causare e alimentare le sensazioni che hai durante un attacco di panico. Come spiegato in questo articolo, se non fai nulla, l’attacco non ti farà alcun male e passerà da sé.
Se ti trovi ad avere pensieri catastrofici come “Sto morendo”, ricordati che questo non è vero; e se soffri di attacchi di panico, la dimostrazione sta nel fatto che sei sopravvissuto ai precedenti episodi. Cerca inoltre di resistere all’idea di fuggire da luoghi o situazioni a causa degli attacchi di panico. Ricorda che se inizi a evitare determinati luoghi, sarà sempre più difficile tornarci.
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5. Conclusioni: quando chiedere aiuto
Non è raro che inizialmente alcune strategie di gestione dell’ansia sembrino funzionali e utili per placare le paure. Tuttavia a lungo termine capita che non solo si rivelino inutili, ma anche parte del problema stesso: è importante allora chiedere tempestivamente aiuto per riprendere in mano il volante della situazione.
Hai bisogno di supporto psicologico per superare ansia e attacchi di panico?
L’ansia è una emozione che, come molte altre, non può essere eliminata completamente. Spesso cerchiamo di sopprimerla senza riconoscere la sua funzione adattiva nell’attivare il nostro organismo. Tuttavia, se diventa disfunzionale e sfocia in manifestazioni aggressive e debilitanti come quelle descritte in questo articolo, è fondamentale un intervento da parte di un professionista. Guarire e gestire le ansie è possibile, talvolta in tempi anche molto brevi, ma occorre mettersi nelle mani di uno specialista che possa realmente guidarci e supportarci in questo percorso. Come sempre, Mindcenter è disponibile per colloqui dal vivo o online.
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