L’ansia aumenta il rischio di demenza?
7 Gennaio 2016 2016-07-25 22:56L’ansia aumenta il rischio di demenza?
In un nuovo studio (Pektus er al., 2015), pubblicato a novembre 2015 sulla rivista Alzheimer’s & Dementia, i ricercatori dell’Università della California del Sud hanno scoperto che le persone che avevano sperimentato un alto livello di ansia durante la vita avevano un rischio significativamente maggiore di sviluppare demenza in età avanzata rispetto a coloro che avevano esperito livelli d’ansia più contenuti.
I risultati sono basati su una ricerca durata 28 anni che ha coinvolto un campione di 1.082 gemelli (monozigoti e dizigoti) svedesi facenti parte di un progetto supervisionato dal Karolinska Institutet in Svezia. I gemelli sono stati seguiti durante la vita e valutati ogni tre anni utilizzando diversi questionari tra cui misure d’ansia e sono stati sottoposti a test cognitivi di screening per la demenza.
Diversi studi precedenti avevano esplorato il legame tra la demenza e variabili psicologiche, concentrandosi però prevalentemente sulla depressione. Quest’ultima sembra avere un link significativo con la demenza, per cui i sintomi depressivi possono aumentare il rischio di sviluppare declino cognitivo.
Il presente studio è il primo a stabilire che il link ansia-demenza è indipendente dal ruolo della depressione come fattore di rischio, arrivando a suggerire dunque che non solo i sintomi depressivi ma anche livelli importanti d’ansia possono aumentare il rischio di demenza.
“L’ansia è un costrutto che, nei soggetti anziani, è stato relativamente poco studiato rispetto alla depressione” ha spiegato Andrew Petkus, autore principale dello studio e ricercatore presso l’USC. “La depressione ha manifestazioni più esplicite e allarmanti ma ha un andamento episodico. L’ansia, invece, tende ad essere un problema cronico durante la vita, ed è per questo che le persone tendono a parlarne come una parte della loro personalità”.
All’interno dello studio ai partecipanti è stato chiesto di segnalare il proprio livello d’ansia. I risultati mostrano che il gemello che aveva sviluppato sintomi di demenza aveva esperito cumulativamente una quantità di ansia più elevata rispetto al gemello che non aveva registrato declino cognitivo. Ciò valeva anche quando i livelli d’ansia non raggiungevano il cut off per la diagnosi di disturbo psichiatrico ma si manteneva sotto soglia.
Nello specifico, i soggetti con ansia che in seguito hanno sviluppato demenza sono coloro che negli anni avevano descritto più sintomi “usuali” di ansia, ha spiegato Margaret Gatz, professoressa di psicologia alla USC e supervisore della ricerca. “Si tratta di persone che funzionano normalmente ‘ad alto livello di ansia’ ” ha aggiunto “Sempre irrequieti, ansiosi, frenetici, esausti”.
Per determinare se i livelli di ansia correlassero con il rischio di demenza, i ricercatori hanno confrontato sui punteggi di demenza coloro che avevano riportato alti livelli d’ansia con coloro che ne avevano descritti di bassi. “Coloro che facevano parte del gruppo “alti livelli d’ansia” avevano una maggior probabilità di sviluppare demenza rispetto ai poco ansiosi, in un rapporto 1,5 : 1” ha concluso Petkus.
Una possibile spiegazione
il dottor Petkus ha spiegato che chi ha alti livelli di ansia tende ad avere anche livelli elevati di ormoni dello stress, tra cui il cortisolo. Vi è evidenza che livelli cronicamente alti di cortisolo possano danneggiare diverse aree del cervello come l’ippocampo, che archivia le memorie, e la corteccia frontale, responsabile di abilità cognitive di alto livello.
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Secondo un nuovo studio pubblicato a fine 2015 sulla rivista Alzheimer’s & Dementia, un alto livello d’ansia durante la vita aumenterebbe significativamente il rischio di sviluppare demenza in età avanzata.
In particolare, i soggetti che erano più a rischio di incorrere in declino cognitivo erano quelli che avevano dichiarato di funzionare quotidianamente “con alti livelli d’ansia”. Si tratta di soggetti sempre preoccupati, irrequieti, frenetici, in cui l’ansia rappresenta un tratto quotidiano di vita.
I risultati di questo lavoro a mio avviso mettono in luce la necessità, in questi casi, di ricorrere ad un trattamento psicologico che oltre a migliorare la qualità di vita (aiutando nella gestione dell’ansia), può avere ricadute significative sulla salute psicofisica futura.
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