Aspettare i mezzi pubblici: tecnologia e psicologia dell’attesa
Aspettare i mezzi pubblici: tecnologia e psicologia dell’attesa
La posta in gioco con la psicologia dell’attesa è particolarmente importante per chi studia l’efficienza dei trasporti pubblici, proprio perché deve far fronte a un’alternativa. E quale sarebbe l’alternativa? Prendere l’auto, perché nell’immediato non richiede alcuna attesa.
(…) Kari Watkins, della Georgia Tech, ha studiato come la gente aspetta l’autobus. ”Con la tua automobile, parcheggiata proprio lì, sai dove si trova in ogni momento, se hai bisogno di usarla subito e andare da qualche parte, la prendi e vai.Ma quando scegli di essere un passeggero dei mezzi pubblici, dai la maggior parte del controllo ad altri”.
La psicologia di come viviamo il tempo dell’attesa in queste situazioni è affascinante. La ricerca psicologica effettuata in vari contesti, dall’ambulatorio del dottore al negozio di alimentari o alle poste, suggerisce che le persone abitualmente pensano di aver aspettato il doppio del tempo rispetto all’attesa reale.
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Ma c’è qualcuno che ha cercato di risolvere il problema dell’attesa (o della percezione dell’attesa) in molti contesti. Questo è il motivo per cui i dentisti posizionano acquari nei loro studi, e perché gli ascensori hanno gli specchi (ci piace pavoneggiarci), e perché i ristoratori intenzionalmente sovrastimano la vostra attesa per un tavolo (sei contento quando scopri che hai dovuto aspettare meno).
(…) Watkins stava lavorando sulla sua tesi di laurea presso l’Università di Washington, lei e molti altri ricercatori hanno osservato le persone aspettare i mezzi pubblici. Hanno cronometrato quanto tempo trascorrevano i passeggeri in diverse fermate di autobus, quindi venivano avvicinati per chiedere loro le proprie stime. Molti utenti sostenevano di avere aspettato circa il 50 per cento in più di quello che realmente avevano atteso.
(…) Watkins e Brian Ferris svilupparono la app OneBusAway, che fornisce informazioni di arrivo in tempo reale per autobus e treni a Seattle, New York, Atlanta e Tampa. I suoi primi utenti furono nella zona di Seattle, e Watkins e Ferris appurarono che le persone che si affidavano alla App erano molto più precise nel valutare quanto tempo dovevano aspettare i mezzi pubblici. Per loro, il tempo percepito e il tempo effettivo erano diventati identici.
(…) L’impatto di tali strumenti mobili, hanno permesso agli utilizzatori-passeggeri non solo di percepire le loro attese più brevi, in realtà aspettavano meno tempo, ma anche di pianificare meglio il loro viaggio. D’altronde perché sporgersi ogni secondo per vedere se arriva l’autobus, se l’app ci dice che non arriverà per altri 7 minuti?
Un esempio concreto di come la psicologia del traffico possa aiutare le persone a percepire emozioni meno sgradevoli di quello che sarebbero senza il suo intervento.
In particolare le numerose ricerche citate in questo articolo mostrano come in aiuto della psicologia – a prescindere dal contesto specifico in cui applicata – possano venire le nuove tecnologie.
Chissà cosa ci riserverà il futuro 🙂
In questa intervista alcune importanti implicazioni che potrà avere il connubio psicologia e nuove tecnologie, raccontate nell’intervista che mi ha rilasciato Beppe Riva, Docente di psicologia della comunicazione presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
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