Perchè i bambini pluridisabili non dovrebbero poter leggere come gli altri?
1 Novembre 2013 2022-04-02 22:17Perchè i bambini pluridisabili non dovrebbero poter leggere come gli altri?
Continuiamo ad approfondire l’argomento della lettura da parte dei bambini pluridisabili che, come già dicevo precedentemente, mi ha colpito molto. Andiamo più a fondo degli aspetti che stanno dietro alla loro creazione e dei processi che facilitano.
Il testo va semplificato ad un livello adeguato al lettore restando ricco, divertente e mantenendo alti il contenuto emotivo e il significato veicolato: se la semplificazione toglie al testo parte del suo contenuto, che diventa quindi meno piacevole, significa che non è funzionale.
Ecco un esempio di testo modificato. L’originale è questo, uno stralcio di Cappuccetto Rosso.
“Fra gli alberi, in uno spiazzo erboso, i frutti rossi spiccavano invitanti e la bambina correva di qua e di là con la bocca piena del delizioso sapore delle fragole. Improvvisamente si ricordò della mamma, delle promesse, della nonna e del cestino e corse indietro, affannata, in cerca del sentiero”.
Ecco la versione modificata:
“Cappuccetto Rosso corre nel bosco e vede tante fragole. La bambina pensa: “Ora mangio tutte le fragole, che buone! Nel bosco c’è il lupo cattivo, che paura! Corro veloce dalla nonna”.”
In alcuni casi il testo viene solo modificato, in altri completamente riscritto, senza alterare la struttura e il senso della fiaba originaria.
E’ meglio utilizzare fin da subito una scrittura in simboli piena, cioè una traduzione completa del testo, perchè è più facile sia per il bambino, che per gli adulti. Alcune parole per questi bambini corrispondono a quello che è per noi il cirillico, cioè non hanno alcun significato. E’ molto importante che i bambini capiscano tutte le componenti del testo e i significati in esse contenuti. Se la paura è di introdurre troppi simboli perchè non sono ancora conosciuti, si rischia di creare, al contrario, ancora più confusione. La scrittura in simboli li aiuta perchè, tramite il modeling, l’adulto legge e, con l’andare del tempo, quel simbolo assumerà il significato corretto.
Perchè si chiamano inbook?
Non sono su misura per un singolo bambino, sono IN simboli, che si leggono IN entrata, sono INiziali per avvicinarsi ai libri, sono INteressanti, INsoliti, INtuitivi, INterculturali, INattesi; servono per stare INsieme, INcuriosire, per l’INcontro, l’INtegrazione e l’INclusione.
Gli inbooks sono libri tradotti in simboli che possono essere condivisi da tutti, che hanno una scrittura piena in simboli che sostituisce le parole. Le parti del discorso, come detto, vanno rappresentate tutte, ma non da subito, in analogia a chi impara una lingua che all’inizio si sofferma solo sui nuclei di senso e non presta attenzione alle sfumature legate alle varie parti del discorso. L’introduzione di tutti gli elementi morfosintattici, come l’indicatore dell’articolo, del plurale, del possessivo ecc., sostengono la comprensione linguistica del bambino, esponendolo ad un linguaggio simbolico corretto. Se ciò non avvenisse, i bambini parlerebbero sempre dicendo, ad esempio, “Io andare casa” perchè non sarebbero esposti ad altri elementi linguistici.
Simbolo e parola sono un’unica cosa e questo è ben chiarito dalla riquadratura: in essa vengono uniti insieme, appunto, la rappresentazione visiva del simbolo stesso e la parola che lo connota.
Così, tramite gli spazi, diventano ben distinguibili una parola dall’altra, una riga dall’altra e via dicendo. L’esposizione a questo tipo di libri fa sì che i bimbi arrivino alle elementari avendo bene in mente che si scrive da sinistra a destra, che quando si finisce la riga si deve andare a capo e via dicendo.
Si potrebbe pensare che, essendo fatti da disegni, questi testi vadano stampati a colori per richiamare le tinte originali di ogni cosa, ma come leggereste voi un libro normale in cui ogni parola sia scritta del suo specifico colore? Avremmo erba scritta in verde, sole in giallo e così via, si creerebbe per lo meno un po’ di confusione! La stessa cosa vale in questo tipo di libri. In più, dato che alcuni bambini hanno problemi visivi, farebbero ancora più fatica a discriminare le immagini se fossero colorate.
Nei normali libri illustrati, troviamo il testo a sinistra e le immagini a destra perchè l’immagine è la prima cosa che i bambini devono vedere non essendo ancora in grado di leggere. Nei libri in simboli, le immagini sono a sinistra e il testo in simboli sulla destra perchè è molto importante che la loro attenzione non resti concentrata solo sull’immagine, ma che gradualmente si sposti anche sul testo in simboli. Normalmente, quantomeno all’inizio, riescono ad agganciarsi solo sull’immagine, quindi prima si guarda l’immagine e solo in seguito ci si sposta sul testo in simboli. Addirittura, non è detto che si aggancino all’intero testo, magari catturano solo una parola, una frase, una pagina. E’ importante guardare insieme l’immagine, leggerla un pochino e poi, se ci si riesce, spostarsi sul testo in simboli. Questa scansione dev’essere mantenuta con una certa stabilità.
I libri su misura sono uno strumento per l’intervento precoce molto efficace sia per il bambino che per il suo ambiente di vita. L’uso dei libri è qualcosa di semplice e naturale, come lo è per i normodotati, quindi diventa semplice imparare ad usare prima i libri su misura e poi quelli in simboli. I testi vengono costruiti grazie ad un percorso di formazione che diventa un lavoro di condivisione tra la famiglia, la scuola, gli esperti e gli operatori per arrivare ad un’idea comune su quello specifico bambino. Non c’è una persona più esperta dell’altra, per arrivare al risultato voluto ci si mette in una relazione alla pari. Tutte queste cose insieme preparano il bambino e il suo ambiente ad un intervento di comunicazione aumentativa che può seguire.
Viene esposto ai simboli molto prima che gli si chieda di usarli in uscita, analogamente a come non si può chiedere ad un neonato di parlare.
Gli inbook sono modificati in maniera fedele al testo e ormai hanno iniziato a circolare spontaneamente nelle scuole materne, nelle biblioteche e in molti altri contesti. Possono anche essere usati da bambini normodotati. Ci sono varie sezioni di libri in simboli in giro per l’Italia in modo da permettere a chiunque, indipendentemente dalle sue difficoltà, di trovare il libro adatto nella stessa biblioteca dove vanno tutti: sarebbe molto diverso doverlo prendere in neuropsichiatria! Non sono più lo strumento riabilitativo di quel bambino, ma diventano solo libri che possono essere letti in autonomia. In classe c’è una biblioteca coi libri in simboli assieme ai libri in parole, senza alcuna differenza. Diventano una componente culturale importante della vita di tutta la classe, sono per tutti e sono adatti a tutti perchè vengono scelti su misura tra i tanti e diversi a disposizione.
Non tutti i bambini sono esposti ad un linguaggio in entrata ricco ed adeguato, quindi la possibilità dell’ascolto narrativo è un importante fattore protettivo e preventivo in molte situazioni di rischio per lo sviluppo e il testo in simboli ha il vantaggio di appaiare gli elementi linguistici con quelli visivi: rappresenta le parole che si ascoltano, quindi permette di capire quel che si sta leggendo. Il simbolo si va ad aggiungere alla prosodia, alle chiavi di contesto, alle immagini e a tutti gli altri elementi che permettono di accedere a quella storia. Gli inbooks ormai si usano per tutte le situazioni a rischio linguistico per lo sviluppo. Sono facilitatori delle relazioni tra pari e sono un fattore di inclusione per tutte le diversità, facilitano attenzione, concentrazione, sono intuitivi, economici. I simboli sono una lingua a tutti gli effetti, quindi usarli permette di rendere i contenuti stabili e riproducibili: un simbolo è sempre lo stesso, non cambia.
Ci sono ancora molte cose che andrebbero fatte: sarebbe bella una condivisione dei libri in maniera virtuale, sarebbe fantastico ottenere delle liberatorie del copyright, bisognerebbe progettare nuovi libri e l’apertura di altre sedi.
E cos’è il modeling?
E’ il modo col quale si utilizzano questi libri. Mentre legge, l’adulto mette il dito nella parte inferiore di ogni simbolo per lasciare liberi e ben evidenti sia i simboli che le parole scritte, senza interferire con la vivacità del racconto. Leggendo in modo veloce ed espressivo si riesce a tenere alta l’attenzione, ma non si riescono ad indicare i simboli uno per uno in modo preciso: non è importanza, è meglio privilegiare la lettura espressiva! Non è necessario che il bambino guardi il singolo simbolo, ma che ascolti la storia.
E’ bello scoprire, come per magia, che esistono possibilità per tutti, anche per chi, secondo il parere di molti, potrebbe non averne. Ed è questo il bello del conoscere, rendersi conto che ogni orizzonte può espandersi secondo strade e sentieri a noi inimmaginabili!
Chiara Schiroli
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