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Bigoressia

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Bigoressia

bigoressiaLa bigoressia

Tra gli ormai innumerevoli mali dell’ultimo secolo, in cui culto e percezione del corpo assumono importanza rilevante, oltre ad Anoressia Nervosa e Bulimia Nervosa, è il caso di aggiungerne altri, non meno importanti e preoccupanti. Tra questi la BIGORESSIA.

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Tale termine medico trova la sua origine etimologica nell’inglese “big” = grande e nel latino “orex” = appetito, ad indicare la “fame di grossezza”, ovvero il desiderio di possedere un corpo sempre più muscoloso e asciutto, il tutto accompagnato da cronica insoddisfazione per il proprio aspetto fisico e ossessivo timore di perdere il proprio stato di “perfetta” forma fisica, raggiunta in seguito ad anni di duro allenamento, diete e sacrifici.

A partire dall’osservazione delle modificazioni corporee assunte dal famigerato BIG JYM, fu Harrison Pope, a condurre le prime ricerche sull’argomento. Il primo “bambolotto”, del lontano 1964, era, infatti, morfologicamente simile ad un uomo di media corporatura, né troppo magro, né ipertrofico. Con l’avvento del Business Fitness, però, mentre Barbie dimagriva sempre di più fino ad assumere le sembianze attuali, con bacino di diametro quasi inferiore alla testa, il suo compagno cresceva in muscolatura, assomigliando progressivamente al classico body builder. Dati tali presupposti, Pope denominò inizialmente suddetta condizione “Anoressia Inversa”. Mentre chi soffre di Anoressia, infatti, percependosi grasso seppur pericolosamente sottopeso, rifiuta il cibo nella disperata ricerca di magrezza, il bigoressico, vedendosi sciupato o non in forma come vorrebbe, cerca in tutti i modi possibili (allenamento estremo, alimentazione iperproteica, abuso di farmaci e sostanze stimolanti, etc.) un volume muscolare sempre maggiore, vivendo nel terrore di perdere anche solo un etto di massa muscolare o vedere comparire un “filo” di pancia” che inficia l’agognato addominale.

Vi è, dunque, in entrambi i casi, alterazione dell’immagine corporea e dello schema cognitivo, con ideazione continua sulle proprie forme fisiche.

Insoddisfazione, ansia e perdita di autostima, derivati dalla convinzione di essere poco muscolosi spingono questi soggetti ad allenarsi in continuazione ed a lungo nell’intento di aumentare la massa muscolare ed abolire quella grassa, a seguire diete squilibrate (alimentazione iperproteica) come pure ad assumere ormoni androgeni, farmaci anabolizzanti e sostanze ergogeniche illecite. Questi comportamenti auto-punitivi, però, anziché addurre progressi, portano ad uno stato di sovra-allenamento, con tutte le conseguente psico-fisiche che ciò comporta, e di “auto isolamento sociale”. Il Bigoressico si trova, infatti, puntualmente a disagio nelle occasioni di convivialità, terrorizzato dal dover ordinare una pizza o una birra per mostrarsi “parte del gruppo” o non palesare la propria “asocialità”. Alcuni arrivano anche ad evitare qualsivoglia situazione di esposizione corporea; le attività sociali, ricreative, lavorative sono frequentemente sacrificate per dare priorità all’allenamento o non trasgredire prescrizioni dietetiche. Disturbi dell’umore e stati di angoscia sono, quindi, inevitabili e il circolo viziosa ricomincia.

In aggiunta, il disturbo in questione può condurre a quadri clinici severi, con danni a carico della funzionalità epatica e renale.

Capita spesso, in palestra, di osservare questi “omoni ipertrofici”, perfetti come bronzi di Riace, massacrarsi sotto bilancieri e volumi, nonché specchiarsi continuamente per controllare il volume dei bicipiti o il pompaggio dei pettorali, schiavi dello specchio e della propria immagine. Non sorprende, quindi, che tale patologia sia stata ribattezzata “Complesso di Adone”, personaggio della mitologia greca eletto rappresentante della perfezione maschile.

Sicuramente la perdita degli ideali ed il continuo stato di allarme tipico della nostra società ha contribuito alla creazione di tale condizione, portando all’abbandono di un tipo di educazione fondata su desiderio e speranza, e preparando, bensì, il soggetto ad affrontare il mondo, temendolo; l’idea è che solo chi si dimostra essere sufficientemente forte riesce ad uscire indenne dai pericoli quotidiani. Nell’epoca delle passioni tristi è il corpo, quindi, a divenire progressivamente terreno di scontro, a scapito dell’identità personale.

Come asseriva saggiamente Voltaire “L’eccesso è pernicioso in ogni campo”, e anche il body building, subendo continuamente modificazioni di significato, è divenuto un’arma a doppio taglio: da obiettivo ammirevole, devia progressivamente verso strade meno vantaggiose impiegando mezzi spesso dannosi e pericolosi.

Dott.ssa Giada Pietrabissa

 

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