Bullismo e anonimato, tutti contro Ask.fm il sito dei ragazzi che terrorizza i genitori
Bullismo e anonimato, tutti contro Ask.fm il sito dei ragazzi che terrorizza i genitori
Nelle strade poco illuminate si rischia di più. E Ask. Fm è un sito dove, volendo, si può picchiare al buio. Con le parole, che non fanno meno male.
(…) Perché la principale caratteristica del sito fondato in Lettonia nell’estate del 2010 è la possibilità di porre domande in forma anonima. O, come dice un’adolescente con il dono della sintesi, è «un sito per chi vuole farsi i fatti tuoi ma non ha il coraggio di farlo a viso scoperto».
(…) Moltiplicate per 80 milioni, il numero di utenti nel mondo, e comincerete a intuire il tenore della conversazione.
«Fai schifo», «ucciditi», «ammazzati» sono termini frequentissimi sulle pagine del servizio online.
Una contabilità approssimativa parla di nove adolescenti che avrebbero deciso di farla finita al termine di ripetuti pestaggi verbali su Ask. Fm solo nell’ultimo anno.
E sono in molti ormai a chiedere che il social venga chiuso.
(…) L’aggravante di Ask. Fm è che la modalità di default è l’interazione anonima. Ti arriva una mail che ti avverte che qualcuno ti ha fatto una domanda. Tu rispondi pubblicamente. E tutti poi potranno commentare, senza firmarsi. L’asimmetria è evidente.
Meno evidente è come difendersi. Nel senso che, ovviamente, si può non rispondere. Però,come spiega Sameer Hinduja, co-direttore del Cyberbulling Research Center e autore del recentissimo Words Wound, le parole feriscono, la tentazione è molto forte: «Gli adolescenti hanno un costante bisogno di conferme, vogliono sapere dagli altri se stanno facendo bene o no. E qualcuno che si ferma sul tuo profilo, ti fa una domanda o lascia un commento assolve a quella funzione». La predica o la censura, sostiene Hinduja, nonfunzionano. Piuttosto i genitori dovrebbero familiarizzare con queste tecnologie e parlarne apertamente.
Che è anche il punto di vista del sociologo Giovanni Boccia Artieri: «Si chiede sempre: “com’è andata a scuola” e mai “com’è andata su Facebook” anche se i ragazzi ci trascorrono una quantità di ore comparabile. Bisognerebbe rendere quei luoghi digitali argomento di discussione quotidiana, anche a scuola. A quel punto i ragazzi troverebbero normale avvisare di immagini o frasi che li hanno turbati». Insomma, decostruire i social network. Piuttosto che sacralizzarli, invocando leggi speciali.
(…) Lo psicoterapeuta Luigi Cancrini (…) dice: «È vero che si poteva aggredire verbalmente anche prima, magari scrivendo offese sui muri, ma se un poliziotto ti vedeva con uno spray in mano interveniva. Credo che dovrebbero farlo anche questi siti». Non è il suo mestiere suggerire «come», ma non ha dubbi sul «se».
«Perché l’età della ragazza che si è tolta la vita è di grandissima vulnerabilità. E non crediate che l’istinto al suicidio affondi radici in chissà quali disturbi. Io ho almeno due amici che tentarono, per poi condurre una vita perfettamente normale. C’è bisogno di speciale attenzione e affetto». (…)
Interessantissimo articolo che spero serva come rapido “aggiornamento” sull’evoluzione che stano avendo i social network, utile a tutti i genitori, educatori e operatori del benessere tra i ragazzi.
Mai sentito parlare di ASK.fm? e dell’effetto disinibizione che coglie alcune persone se messe a esprimersi da dietro a uno schermo?
Leggendolo vi farete un’idea più precisa di questi fenomeni, che sostanziano in maniera drammatica come il mondo virtuale possa influenzare (eccome!) quello reale.
Non ho ovviamente ricette che possano disinnescare subito questi rischi, ma alcune idee sì:
– media education (educazione all’utilizzo delle nuove tecnologie) in tutte le scuole (obbligatoria anche per i genitori)
– l’inserimento di uno psicologo in tutte le startup che si occupano di web e tecnologia, per prevenire la creazione di situazioni come queste, e favorire invece l’utilizzo delle tecnologie in una direzione di benessere…
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