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Memoria: 7 affascinanti stranezze che tutti dovrebbero conoscere

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Memoria: 7 affascinanti stranezze che tutti dovrebbero conoscere

Molte persone dicono di avere una cattiva memoria, ma la maggior parte si sbaglia. In numerosi casi il problema non è la memoria in sè, ma capire come questa funzioni e come usarla al meglio.

Ecco allora 7 stranezze sulla memoria che vi forniranno una migliore comprensione dei meccanismi attraverso i quali ricordiamo… e dimentichiamo.

 1. IL CONTESTO E’ FONDAMENTALE

Ciò che siamo in grado di ricordare dipende in parte dal contesto e dallo stato mentale in cui siamo in un determinato momento. Questo perché i nostri ricordi lavorano per associazione.

Il “contesto” può riferirsi ad ogni genere di cose: alcune cose sono più facili da ricordare in un certo luogo, altre quando sperimentiamo odori specifici, altre quando siamo in particolari stati emotivi.

Uno studio sorprendente che ha spiegato questo meccanismo ha chiesto ad un gruppo di sommozzatori di imparare liste di parole sott’acqua o sulla terra ferma (Godden & Baddeley, 1975). Per quanto riguarda le liste apprese sott’acqua, i soggetti ricordavano il 32% delle parole quando la rievocazione avveniva in acqua, mentre solo il 21% quando essa avveniva sulla spiaggia.

Naturalmente i nostri ricordi sono di gran lunga più complessi di liste di parole e molti di essi posseggono molti ‘ganci contestuali’, ma lo studio fa il punto sul fatto importante che, per la memoria, il contesto e’ fondamentale.

 2. GOOGLE RICORDA AL NOSTRO POSTO

Se vi siete mai allarmati per gli effetti che internet sta avendo sulla nostra mente, ciò che avviene alla memoria sembrerebbe sostenere queste preoccupazioni. L’ “Effetto Google” e’ quel fenomeno per cui tendiamo a dimenticare le cose se sappiamo che le possiamo guardare su internet.

In un lavoro di Sparrow del 2011, i partecipanti sono stati portati a pensare che avrebbero potuto recuperare le informazioni fornite tramite un computer o che il materiale era stato eliminato completamente. I risultati hanno mostrato che le persone ricordavano peggio le cose che pensavano di poter recuperare tramite un computer. Nonostante ciò, ricordavano meglio dove andare a recuperare le informazioni. (…)

Betsy Sparrow vede questo risultati non come un peggioramento ma come ‘riorganizzazione del nostro modo di ricordare le cose’: “(…) ricordiamo di meno le informazioni ma ricordiamo di più dove tali informazioni possono essere recuperate (…)”

 3. LE EMOZIONI NEGATIVE SVANISCONO VELOCEMENTE

Un semplice – e meraviglioso – capriccio della memoria è che in media le emozioni negative vengono dimenticate più velocemente di quelle positive.

Uno studio tipico in questo senso ha chiesto ad un gruppo di soggetti (non affetti da depressione) di riportare alcuni aventi accaduti in un certo periodo di tempo, per poi rievocarli a distanza di 5 anni. Nella maggior parte dei casi, le cose negative venivano dimenticate ad un tasso superiore rispetto a quelle positive.

Sembra che questo meccanismo sia parte del nostro naturale “sistema immunitario psicologico” che aiuterebbe a proteggerci contro gli urti inevitabili della vita.

 4. ELABORAZIONE PROFONDA

Nonostante si tratti di un meccanismo molto evidente ed intuitivo, continua ad essere ignorato da generazioni di studenti. Più profondamente un dato di memoria viene elaborato, maggiore sarà la probabilità che possa essere ricordato in un secondo momento.

Uno studio classico in questo senso ha chiesto ad un gruppo di soggetti di memorizzare una lista di parole (Craik & Tulving, 1975). Ad alcuni soggetti e’ stato chiesto di concentrarsi su dettagli superficiali, come il suono delle parole o il modo in cui erano scritte. Un altro gruppo ha dovuto invece elaborarne il significato. I risultati mostrano che chi elaborava il significato riportava performance migliori in un test successivo di rievocazione.

Nonostante ciò, gli studenti continuano a studiare a memoria o a concentrarsi su dettagli superficiali di ciò che devono memorizzare. Elaborare in profondità i significati è invece il modo migliore per ancorare fortemente i ricordi nella memoria.

 5. L’EFFETTO ZEIGARNIK

L’effetto Zeigarnik prende il nome da uno psicologo russo, Bluma Zeigarnik, che notò un fenomeno particolare mentre era seduto in un ristorante di Vienna.

I camerieri sembravano ricordare solamente gli ordini che erano in procinto di essere serviti e, una volta completati, questi sembravano evaporare dalla memoria. Zeigarnik tornò al laboratorio con l’idea di testare il fenomeno: chiese ad alcuni soggetti di fare una ventina di compiti poco impegnativi, come risolvere puzzle o infilare perline (Zeigarnik, 1927); in alcune occasioni i soggetti furono interrotti a metà del compito. Successivamente chiese loro quali attività si ricordavano di aver svolto e scoprì che la probabilità di ricordare i compiti durante i quali erano stati interrotti era doppia rispetto alla probabilità di ricordare quelli che erano stati completati.

L’effetto Zeigarnik, dunque, consiste nel fatto che compiti incompleti vengono ricordati meglio di quelli completati.

 6. AMNESIA INFANTILE

La maggior parte degli adulti non riesce a ricordare molto di quanto accaduto durante i primi tre anni di vita. E’ ciò che Sigmund Freud per primo ha chiamato ‘amnesia infantile’.

Un nuovo studio sulla memoria nell’infanzia ha rivelato che l’amnesia infantile avverrebbe attorno ai 7 anni (Bauer & Larkina, 2013). I risultati mostrano che tra i 5 e i 7 anni d’ età, i bambini potrebbero rievocare tra il 63% e il 72% degli eventi impressi nella memoria prima dei 3 anni. Tuttavia, all’età di 8 o 9 anni, i bambini ricordano solo il 35% di tali eventi.

Quando i bambini sono piccoli, l’ippocampo, un’area del cervello fondamentale per la memoria, è ancora in fase di neurogenesi: vengono costantemente prodotti nuovi neuroni. Fino a quando questo processo non è stato completato, vi sono difficoltà a stabilire ricordi autobiografici a lungo termine.

 7. IL BIAS DI COERENZA

Le nuove esperienze che facciamo non si scrivono nella nostra mente come su un foglio bianco. Non ci limitiamo a registrare ciò che vediamo attorno a noi, ma tutto ciò che facciamo e abbiamo fatto, ogni pensiero o esperienza, è influenzato da ciò che abbiamo pensato in passato o ci è già accaduto.

Una forte spinta psicologica degli esseri umani è di essere coerenti. Ciò può condurre ad una consistente distorsione: abbiamo la tendenza a ricostruire il passato rendendolo più coerente con la nostra attuale visione delle cose. Ad esempio, più le persone invecchiano, più tendono in media a diventare conservatori. Tuttavia quello che poi le persone ricordano è di aver sempre avuto all’incirca le stesse idee politiche (Markus, 1986).

Vai alla fonte in lingua originale

Luca Mazzucchelli – www.psicologo-milano.it‘s insight:

Perché ricordiamo? E perché dimentichiamo?

La funzione del contesto, l’effetto Google, l’elaborazione profonda, l’origine dell’amnesia infantile… Nell’articolo, questi ed altri interessanti spunti che chiariscono il funzionamento della memoria e ci insegnano alcuni piccoli trucchi per poterla usare al pieno delle sue potenzialità.

 

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