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Come aiutare i nostri figli a superare i periodi di crisi

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Psicopedagogia

Come aiutare i nostri figli a superare i periodi di crisi

crisi bambiniCome possiamo aiutare i bambini ad affrontare e a superare i periodi di crisi?

Inventare un luogo, offrire un tempo. Un luogo per l’ascolto e un tempo per raccontarsi.Di fronte ad un bambino arrabbiato, spaventato, triste, aggressivo, quando l’ansia spinge a dire migliaia e migliaia di parole o a pensare e sperimentare innumerevoli strategie e soluzioni al problema, potremmo provare a muoverci in questa direzione.

https://www.youtube.com/watch?v=vhER-XOb1psSpesso invece nella nostra relazione quotidiana con i bambini sottovalutiamo la dimensione emotiva, soprattutto quella della cosiddette emozioni “negative” (rabbia, paura, tristezza, …), dimenticando che ogni esperienza è ricca di emozioni e che quello che “si muove nella pancia” è a volte più determinante di quello che “passa per la testa”.Valorizzare questa dimensione e risvegliare capacità come l’ascolto di sé stesso e dell’altro o il racconto (attraverso tutti i linguaggi verbali e non di cui i bambini sono portatori) di sé e delle proprie esperienze sono obiettivi fondamentali in ogni progetto educativo.

Come imparare allora a gestire la propria emotività e come consentire ai bambini di esprimere queste emozioni “forti” senza farsi male? Spesso infatti questa sfera emozionale è un problema per i bambini ed altrettanto spesso lo è per i genitori.

Perché? Perché sono emozioni che “fanno paura”: sono meno controllabili, meno prevedibili, più istintive e primordiali. Ma sono emozioni “universali”: prendendone atto si può vivere serenamente ed in armonia con sé stessi e gli altri.

Un bimbo è una persona: ha i suoi pensieri, le sue emozioni e le sue immagini mentali. Spesso i genitori si sentono inadeguati di fronte all’intensità dei suoi affetti: basta un niente (agli occhi degli adulti) perché il viso di un bambino si contragga ed egli scoppi in lacrime. La più lieve frustrazione può scatenare una collera immensa. I bambini non sono in grado di dominare le loro emozioni perché il loro cervello è ancora in fase di maturazione. Essendo piccoli, non sanno ancora fare ipotesi, prendere le distanze o proiettarsi nel futuro. Il bambino non ragiona secondo la logica degli adulti, ma ha una sua logica egocentrica e magica. Il bambino piccolo è prigioniero dell’immediatezza delle sue risposte emotive, non sa utilizzare il pensiero per guardare le cose in maniera distaccata o valutare la situazione oggettiva. E’ facilmente travolto dai suoi affetti e dunque ha bisogno del nostro aiuto per trovare la via d’uscita, cerca in modo del tutto naturale di dare un senso a ciò che vive e lo fa con i mezzi che ha a disposizione. Interpreta ciò che accade a modo suo, sulla base delle informazioni incomplete e talvolta deformate di cui dispone; di qui l’incomprensibilità degli adulti di molte reazioni infantili. Non possiamo valutare ciò che avviene nella mente di un bambino, guardiamoci però dal minimizzare ciò che prova, un dettaglio che ci sfugge può rivestire la massima importanza ai suoi occhi.

Come ascoltarlo e aiutarlo a sciogliere le emozioni che ha dentro di sè?

  • Bisogna sempre lasciarlo esprimere

  • Bisogna stargli accanto senza tentare di calmarlo mentre si sfoga, piange, grida e trema, questo è il suo modo di manifestare la sofferenza, liberandosi dalle tensioni per potersi poi riprendere.

  • Bisogna fidarsi di lui, perché sa ciò che lo fa sentire bene. Se voi genitori sapete essere presenti, ascoltare e stargli vicino mentre piange, alle lacrime seguirà il rilassamento.

  • Quando è un po’ più grande e capace di parlare, la prima cosa da fare è ascoltare le sue emozioni e prenderlo sul serio. Non chiedetegli perchè piange, cercherebbe di fornire una spiegazione lontana dalla sua vera difficoltà. Stategli accanto, cercando di capire cosa prova e chiedendogli: “Che cosa succede?”, oppure: “Che cosa ti rende triste? o “Di che cosa hai paura?”. E’ importante sempre chiedersi “qual è il suo vissuto?”

 

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