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Come esprimere la rabbia

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Come esprimere la rabbia

Quando siamo preda di forte rabbia, tendiamo ad avere reazioni estreme: ferire (fisicamente o non), incolpare gli altri, picchiare e addirittura uccidere. Queste sono tutte delle espressioni parziali di quello che accade dentro di noi.

Se riuscissimo ad esprimere in maniera più completa quello che avviene al nostro interno, recupereremmo una componente molto preziosa e capace di costruire invece che abbattere.

Vediamo assieme i passaggi per arrivare a questa completezza seguendo i consigli del dott. Marshall Rosenberg, ben spiegati nel suo libro “Le parole sono finestre”.

 

1. Distinguere lo stimolo dalla causa.

Il primo passaggio da fare è imparare a distinguere lo stimolo dalla causa. L’idea che dobbiamo apprendere è che non ci arrabbiamo mai a causa di qualcosa che qualcun altro ha detto o fatto.

Il comportamento altrui può certo essere uno stimolo ai nostri sentimenti, ma non può esserne la causa.

Ipotizza di chiedere al tuo capo una promozione, e lui ti risponde no. Solitamente abbiamo la tendenza ad arrabbiarci “perché il capo ha detto di no”. In realtà quella non è la causa della nostra rabbia, ma lo stimolo che elicita una nostra emozione connessa a un nostro bisogno.

Le altre persone non possono MAI farci sentire in un determinato modo perché noi siamo i responsabili dei nostri sentimenti, non gli altri. Ma questo è molto difficile da mettere a fuoco per tutti noi.

Perché? Vediamolo con il secondo punto.

 

2. La cultura del senso di colpa.

Siamo in una società che ci induce a pensare attraverso il senso di colpa, fin da quando siamo piccoli.

Quanti genitori dicono frasi tipo: “Fai stare male la mamma e il papà perché prendi brutti voti!” Quello che succede è che per motivare attraverso il senso di colpa, mischiamo le carte e confondiamo lo stimolo con la causa, raccontando ai figli una bugia che poi anche per loro diventa realtà.

Ma allora, Luca, se il nostro umore, la nostra rabbia o le nostre emozioni non dipendono da quello che gli altri fanno… da cosa dipenderanno mai?

 

3. Impariamo ad ascoltare i nostri bisogni.

La causa della rabbia va localizzata non fuori di noi, ma al nostro interno: nel nostro modo di pensare.

Non è il comportamento dell’altra persona che causa il nostro sentimento, bensì il nostro bisogno. E se riusciamo a connetterci ai nostri bisogni, e magari ad esprimere questi invece che una rabbia cieca, allora le cose possono cambiare.

Potremo avere sì dei sentimenti forti, ma non saremo arrabbiati.

Metti che i tuoi figli stanno urlando e tu ti arrabbi. Se invece che metterli a tacere urlando più forte di loro ti connetti ai tuoi bisogni, puoi capire che non sei arrabbiato perché loro urlano, ma perché le loro urla intralciano il tuo bisogno di essere concentrato. Consapevole del tuo bisogno, puoi agire in modo diverso: escogitare altri modi per comunicare loro la tua frustrazione, o cercare di preservare la tua concentrazione in altra via, magari cambiando tu stanza.

 

4. La rabbia come campanello di allarme.

In generale dobbiamo imparare a leggere l’essenza della rabbia come un bisogno che non viene soddisfatto, ed è su questo che dobbiamo portare la nostra attenzione.

Prova a fare questo esercizio: elenca su un foglio di carta i giudizi che ti passano più spesso per la testa, usando questo spunto: “non mi piacciono le persone che sono….”

Poi per ognuno di questi giudizi chiediti: quando do quel giudizio, di cosa ho bisogno io che non sto ricevendo?

Mi arrabbio perché il capo non mi promuove o perché sento il bisogno di essere gratificato in quello che faccio? Ci arrabbiamo perché gli altri ci insultano o perché sentiamo il bisogno di essere trattati con uguaglianza?

Spostando l’accento dal comportamento altrui al nostro bisogno cambierà la modalità comunicativa che adottiamo e quindi i risultati del confronto.

 

5. Operativamente….

Ultimo punto un breve riassunto operativo di come iniziare ad allenarci per esprimere la rabbia compiutamente:

1)Inizialmente fermiamoci e respiriamo, evitiamo di incolpare o punire, meglio stare zitti.

2) Poi dobbiamo individuare i pensieri che ci fanno arrabbiare e quindi

3) Connetterli ai nostri bisogni.

4) Solo adesso, per esprimerci pienamente, possiamo aprire la bocca e mettere la rabbia in parole.

Una rabbia che però è stata ormai trasformata in bisogni e in sentimenti collegati a quei bisogni.

 

Per chi fosse interessato ad apprendere tecniche di comunicazione non violenta suggerisco il libro di Rosenberg “Le parole sono finestre (oppure muri)”, dove potrete approfondire anche ragionamenti simili a questo sulla rabbia.

https://www.youtube.com/watch?v=MNLmIhzch2E

 

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