Come essere un buon padre: 3 suggerimenti
Come essere un buon padre: 3 suggerimenti
Quando diventi padre commetti un sacco di errori con i tuoi figli.
In buona fede, si intende, ma sono un passaggio obbligato necessario a prendere dimestichezza con il nuovo ruolo.
Il punto, però, non sono tanto gli errori – che comunque non finiscono mai o quasi, perché ogni mese che passa ci sono nuove cose da imparare – quanto le lezioni che riesci a trarre dalle mosse false in cui inciampi.
Allora oggi che sono arrivato a 3 figli, mi sento titolato a condividere 3 riflessioni sul tema dell’educazione rispetto a cosa occorra fare assolutamente se ci spetta questo importante, difficile e delicato ruolo.
Non sono indicazioni pratiche tipo leggi loro dei libri, trascorri tempo, etc. – che pure sono molto valide – ma vogliono essere più dei punti di riferimento mentali, dei punti cardinali da avere in mente.
1. Guardami
Guardami. La parola che più frequentemente i bambini dicono ai genitori è “Guarda….”:
Mamma guarda il disegno? Guarda come mi tuffo? Guarda come salto? Guarda come spavento Orazio??
I bambini hanno bisogno di essere visti. L’amore passa anche attraverso l’attenzione e l’attenzione implica l’ascolto. Questo è vero forse più oggi che in passato, perché c’è in corso una accesissima guerra per l’attenzione: gli adulti sono strattonati da mille distrazioni, soprattutto per colpa delle nuove tecnologie. Pop up, messaggi, chat, audio, video, social…. Entri un attimo sullo smartphone e dopo 45 min sei ancora li e nemmeno ti ricordi cosa hai guardato.
Ecco che in questo contesto i nostri figli secondo me sentono che i cellulari sono a tutti gli effetti dei competitor capaci di rubare loro spazio e tempo prezioso dalla mente dei genitori. Triste ma reale. Ironia della sorte: chi progetta i cellulari e i nuovi dispositivi elettronici sa bene questa cosa, tanto che steve Jobs ad esempio era molto severo sull’utilizzo di tecnologia ai suoi figli. Un buon padre impara a guardare meno lo schermo e più i suoi figli.
2. Educa per sottrazione
Ho sentito dire che il papà di Bill Gates ha detto che il suo segreto per tirare fuori un figlio così sveglio, ambizioso e capace è stato quello di non dargli tutto. Se si tratta di amore, credo che non sia mai abbastanza. Però è vero che viviamo in una società dove i bambini non si abituano più ad aspettare, a fare a meno delle cose, e quindi a imparare a stare anche nella sofferenza, nell’attesa e nella frustrazione… Ovvero in tutte quelle situazioni che generano poi il desiderio.
E una generazione di ragazzi privata del desiderio è una generazione nei guai. Educare per sottrazione è questo, e credo sia importante per tutti i padri all’ascolto chiedersi come possiamo declinare concretamente questa idea nella nostra vita.
3. Sii giardiniere e non falegname
É la traduzione in italiano di un libro sull’educazione che trovo essere molto azzeccata quando parliamo di genitorialità.
Troppo spesso riversiamo sui figli aspettative nostre, che magari non c’entrano con le loro aspirazioni. Il falegname da una forma, scolpisce a colpi di accetta un pezzo di legno, creando il pezzo di legno finale a immagine e somiglianza di ciò che lui vuole, di quanto lui aveva in mente originariamente. Il risultato finale, insomma, è una proiezione dei suoi desideri e non quelli del bambino.
Il giardiniere deve cercare invece di fare fiorire la gemma che è già dentro alla pianta, farla sbocciare rispettando la natura del seme. Un seme di girasole non diventerà una rosa, e il giardiniere deve saperlo: potrà allora far sì che il fiore riceva la giusta quantità di sole, di acqua, che sia piantato in un terreno fertile e curato. Il compito del genitore, in assonanza con il ruolo del giardiniere, diventa assecondare l’indole e la natura del bambino, facendo in modo che realizzi al meglio delle sue possibilità il potenziale che ha al suo interno. Senza imporre direzioni che non gli appartengono.
Cari amici, le mie 3 riflessioni sul ruolo di padre sono queste.
Ci vediamo alla prossima 😉