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Com’è difficile fare i compiti!

Disturbi apprendimento

Com’è difficile fare i compiti!

Compiti bambimo DSALe difficoltà oggettive di un bambino con DSA 

Tutti i bambini vivono con un certo fastidio il momento dei compiti a casa. Eppure, per alcune categorie di bambini e ragazzi, questo momento è colto con maggior fatica e maggior disagio. Si tratta di quei bambini e ragazzi che presentano un Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA), o una difficoltà di apprendimento, nell’area di lettura, scrittura o calcolo.

Per questi bambini il momento dei compiti presenta difficoltà su più livelli.

In una recente ricerca, che ho condotto assieme al Dott. G. Lo Presti e all’Associazione Genitori Insegnanti e Amici della Dislessia, è stato chiesto alle madri e padri di bambini con certificazione di Disturbo Specifico dell’Apprendimento cosa pensassero e avessero osservato circa la difficoltà di apprendimento dei propri figli. Dalle risposte dei genitori è emerso che per il 17% degli intervistati il disagio emotivo, presentato dal bambino al momento di richieste prestazionali, ha rappresentato uno dei segnali più importanti di difficoltà di apprendimento.

Cosa segnalano i genitori intervistati?

  • Rabbia, opposizione, rifiuto. Il bambino protesta attivamente davanti al compito e ingaggia il genitore in una lotta continua.
  • Pianto, smarrimento. Il bambino utilizza il pianto per segnalare la sua difficoltà.
  • Evitamento. Il bambino rimanda il momento dei compiti, deve essere costantemente richiamato.
  • Scarsa motivazione, scarso interesse. Il bambino non sembra interessarsi per i compiti, non si attiva nella loro esecuzione.
  • Dipendenza. Il bambino non inizia a fare i compiti senza la vicinanza di un adulto.

Quando fare i compiti diventa difficile…

Il bambino con Disturbo Specifico dell’Apprendimento si trova ad avere difficoltà oggettive nello svolgere i compiti scolastici. Nella ricerca sopra citata, il 55% dei genitori intervistati segnala lentezza, affaticabilità ed errori come caratteristiche principali del Disturbo Specifico.

La fatica e la lentezza che i bambini e i genitori riferiscono poggiano su deficit in abilità specifiche, basilari per l’apprendimento scolastico, quali lettura, scrittura, calcolo, ma anche attenzione selettiva visiva (ovvero la capacità di selezionare delle informazioni visive poste in una pagina), memoria di lavoro (ovvero il magazzino di memoria che utilizziamo per mantenere delle informazioni per il periodo necessario allo svolgimento di un compito), funzioni di linguaggio, aspetti visuospaziali o visuopercettivi (ovvero che riguardano l’organizzazione e la percezione degli elementi nello spazio).
In particolare, il Disturbo Specifico dell’Apprendimento riguarda la difficoltà a rendere automatiche delle funzioni che in genere si automatizzano in poco tempo, grazie alla ripetizione dell’esperienza.

Un bambino, per esempio, mediamente, concentra le sue energie nell’apprendimento della lettura nel corso del primo anno e mezzo di scuola. Al termine di questo periodo, possiede una discreta abilità di lettura; inoltre leggere gli richiede meno sforzo. Ciò gli consente di utilizzare le energie che prima impegnava nell’apprendere le letterine, in altri compiti più difficili.

Per i bambini con Disturbo Specifico dell’Apprendimento questo meccanismo non è possibile, e impegneranno sempre molte energie nel compiere le attività di base, riducendo quindi la possibilità di dedicarsi con velocità a compiti più difficili. Pensate alla differenza fra fare 1 Km percorso in bicicletta in pianura e lo stesso tragitto fatto in alta montagna. Quali dei due percorsi fareste più volentieri? Per un bambino con Disturbo Specifico dell’Apprendimento fare i compiti richiede la stessa fatica.

 

Gli strumenti compensativi: un valido strumento per i compiti a casa.

Molto spesso il primo suggerimento che gli operatori propongono è di adottare strumenti compensativi e dispensativi sia a casa sia a scuola. Per strumenti compensativi si intendono quelle strumentazioni tecnologiche (videoscrittura, sintesi vocale, audiolibro, calcolatrice, tabelle) che consentono al bambino di ridurre l’utilizzo della funzione deficitaria, accedendo così ai contenuti di apprendimento. Le misure dispensative (non leggere ad alta voce, dispensa dal dettato, dalla lingua straniera scritta) riguardano, invece, la necessità di non sottoporre il bambino a sforzi inutili e controproducenti, obbligandolo ad utilizzare una funzione che è deficitaria e non migliora con l’esercizio.

Il suggerimento dato dagli operatori va nella direzione di incrementare l’autonomia del bambino nello svolgimento dei compiti a casa. L’utilizzo degli strumenti compensativo consente infatti:

  • Di compensare la funzione deficitaria. Il bambino apprende con un diverso canale, riuscendo così ad avere accesso ai contenuti complessi
  • Di ridurre in parte la maggior fatica che un ragazzo con DSA prova nello svolgere i compiti. Questo non significa non faticare nell’apprendere; semplicemente la strada torna ad essere “in pianura”

Quando il computer non è ben accetto

Spesso i genitori si trovano ad adottare degli accorgimenti che vanno nella direzione inversa da quanto suggerito dagli operatori. L’intervista effettuata ha messo in luce come il 26% degli intervistati legga abitualmente al posto del bambino, il 20% legga assieme al bambino e solo il 10% fornisca al bambino degli strumenti compensativi che lo aiutino a fare i compiti da solo.
La scelta dei genitori non è solo dettata dalla reperibilità degli strumenti proposti. Molto spesso è il bambino stesso a richiedere la presenza dell’adulto nel momento dei compiti. Altre volte è lui a rifiutare lo strumento compensativo. La scelta di un maggiore ingaggio del genitore diventa spesso obbligata.
Il suggerimento che gli operatori danno in questi casi è di scindere la relazione madre-bambino dalla situazione didattica, ove naturalmente ciò sia possibile. Il rischio, infatti, è che il momento compiti comporti elementi di conflittualità o di eccessiva dipendenza, che possano pesare sulla relazione che il bambino instaura con il genitore.
Occorre però anche considerare la questione da un punto di vista opposto. Il momento dei compiti assume di per sé un significato relazionale. In tale momento, come in altri, il bambino porta con sé ed esprime il suo modo abituale di mettersi in relazione con l’altro. In particolare, egli esprime le sue aspettative circa l’essere accolto e sentito nei suoi bisogni di vicinanza e protezione, le aspettative circa il proprio valore, e che l’altro sia disponibile. Tali elementi, se considerati e raccolti dagli operatori sotto forma di storia familiare, aiutano ad illuminare le difficoltà mostrate nel momento dei compiti e a dare loro significato.

Dott.ssa Elisa Spada
Psicologa
BIBLIOGRAFIA:
G.Lo Presti, E. Spada, S.Servino, C.Milazzo “Punti di vista sulla dislessia da parte di genitori di figli con dislessia: cosa ne pensano, cosa consigliano” Poster presentato al XX Congresso Nazionale AIRIPA “I Disturbi dell’Apprendimento”, Prato 2011

 

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