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Il conflitto: prevenzione, intervento e soluzione

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Attualità

Il conflitto: prevenzione, intervento e soluzione

Conflitto4Ho avuto il piacere di partecipare a un convegno che abbiamo organizzato come Ordine Psicologi Lombardia in memoria del nostro collega Giuseppe Tessera prematuramente scomparso.

Il tema della gioranta è stato quello del conflitto, e riporto qui di seguito gli spunti che più mi hanno colpito della giornata, integrandoli con laune mie riflessioni.

Tra tutti, personalmente, ho trovato molto interessante l’intervento di Enrico Molinari.

 

Il conflitto e l’uomo

La storia dell’umanità, nel passato e nella contemporaneità, è trapuntata da conflitti.

Ci sono alcuni elmenti insiti nella nostra cultura, e che emergono da alcuni modi di dire, che lo testimoniano: pensiamo al proverbio “se vuoi la pace prepara la guerra“, o anche alle idee hegeliane del conflitto come necessario e inevitabile:

Come il movimento dei venti preserva il mare dalla putredine, nella quale sarebbe ridotto da una quiete durevole, così il conflitto preserva le genti dalla fossilizzazione alla quale li ridurrebbe una pace durevole o perpetua“.

Non solo la storia delle nazioni vive sui conflitti, ma anche quella degli individui: si inizia alla nascita con il travaglio – la fatica di venire al mondo – e si dispiegano nella vita fino all’ultimo conflitto, l’agonia, la cui etimologia rimanda all’agone, all agonismo, dove si combatte l’ultima battaglia tra vita e morte. E in mezzo ci sono i conflitti che accompagnano la vita di tutte le persone.

 

Molinari GrimoldiLa prevenzione del conflitto

Molti conflitti insorgono per la difficoltà che abbiamo nel riconoscere la diversità dell’altro: siamo tra uomini simili per molti aspetti, ma al contempo anche “diversamente simili”. 

C’è un legame forte tra riconoscimento e identità, perchè la seconda è plasmata e strettamente connessa al primo: il misconoscimento si può trasformare in dolorosa ferita capace di paralizzare e bloccare la crescita.

Per prevenire dobbiamo considare che ci deve essere un lavoro preparatorio volto a sviluppare in noi la capacita di riconoscere negli altri la loro unicità, tollerarla, apprezzarla, comprenderla (questo video-esercizio che indaga proprio questa direzione).

Noi esistiamo all’interno delle relazioni, e grazie a queste ci riconosciamo nelle somiglianze e nelle diversità.

La psicologia clinica ha un compito delicato e importante perchè aiuta a comprendere che ogni persona ha bisogno dell’altro per essere da lui riconosciuto, ma anche l’altro ha bisogno di noi per nascere e fiorire: siamo interconnessi e legati l’uno con l’altro per potere vivere il benessere: la realizzazione di se stessi necessita la possibilità di interagire con altre persone in un reciproco riconoscimento.

Lo sviluppo della capacità di riconoscimento dell’altro può essere una buona strada per la prevenzione dello sviluppo del conflitto.

 

L’intervento

Noi psicologi lavoriamo principalmente sui racconti che le persone ci portano in seduta, e curiamo attraverso la parola e la relazione all’interno della quale la parola viene espressa. Le persone possono raccontare storie tra loro molto differenti. Alcune producono una buona qualità della vita, altre generano sofferenza e psicopatologia, altre ancora sono talmente imbarazzanti che i pazienti nemmeno riescono a raccontarle all’interno ndlla relazione terapeutica: ecco l’importanza di creare lo spazio per l’ascolto, necessario prima a rendere raccontabili le storie, successivamente a comprendere come risignificarle.

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È questa un’impresa impegnativa ma possibile. Spesso le problematiche nascono dal fatto che ciò che chiamiamo conflitti, in realtà, per chi esprime questi disagi sono forme di adattamento al mondo.

Ciò che a noi sembra un problema per altri è una soluzione, anche se magari poco utile e fonte di sofferenze rappresenta quanto di meglio sono riusciti a produrre come modalità adattiva, magari impiegando anche tempi molto lunghi.

Per svolgere questo lavoro è necessaria una preparazione del professionista che non sia improvvisata: l’interlocutore richiede una qualificazione elevata da parte dell’operatore per autorizzarlo a entrare nel suo intimo, nella sua vita piu sacra.

conflitto-di-interssi

Questa funzione psicologica può essere ben spiegata attraverso un’immagine molto esplicativa, presa a prestito dall’Odissea e dal brano in cui Ulisse si trova alla corte dei feaci (qui si può leggere un’analisi più approfondita della storia).

In breve, Ulisse dopo un lungo e difficoltoso viaggio approda alla corte dei feaci e si presenta a una serata di festeggiamenti in incognito. Durante la festa, come da tradizione, un aedo canta le gesta degli eroi e, tra questi, racconta anche le vicende dell’eroico Ulisse.

E’ in questa occasione che Ulisse, improvvisamente, si rivela agli astanti togliendosi il mantello nel quale si nascondeva e scoppiando a piangere: ascoltando il racconto della sua storia essa assume ai di lui occhi un nuovo significato.

La morale di questa storia può essere che il superamento dei conflitti passa attraverso un racconto congiunto e condiviso di una storia che trova nuovi significati e approdi. Non possiamo raccontarcela da soli. Sono importanti le teorie e le tecniche che il professionista utilizza, ma anche il coinvolgimento delle emozioni.

Quando noi psicologi sperimentiamo questa esperienza di cura con successo, abbiamo una grande ricompensa personale, che possiamo declinare in 3 differenti ambiti: estetico, etico e politico.

  • Estetico perchè un buon intervento unifica ciò che era separato, portando unità dove c’era frammentazione. 
  • Etico perchè nel nostro mestiere cerchiamo di essere accanto a persone che soffrono, condividendo con loro degli interrogativi sul significato di ciò che la vita offre. 
  • Politico perchè l’ascolto e comprensione del conflitto, come il percorso di cambiamento verso maggior benessere, va ad agire sì sulla persona ma, essendo tutti gli individui in rete, agisce anche sulla polis.

 

La possibile soluzione del conflitto

E’ ormai pacifica la convinzione che i conflitti superati portino alla crescita della persona. Recentemente la psicologia si è focalizzata su una nuova strada – forse meno ovvia – per risolvere i conflitti e che passa attraverso il perdono. E’ questo un discorso complesso e di facile fraintendimento, dato che sono parole che appartenevano in passato più al campo della religione che a quello psicologico. Tuttavia le ricerche empiriche di questi anni mostrano che la capacità di perdonare, senza nulla togliere alla giustizia e ai ricordi, comporta un lavoro interiore liberatorio: il perdono non in senso buonista ma più nell’ottica Eriksoniana di saggezza e integrità dell’io. 

 

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