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Conversazioni più efficaci: un esercizio pratico

Conversazioni più efficaci con la "regola dei 3"
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Conversazioni più efficaci: un esercizio pratico

Conversazioni più efficaci con la “regola dei 3”

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Il segreto per fare intrattenere buone conversazioni, per essere una di quelle persone con cui è piacevole parlare e che dunque viene apprezzata e ricercata, è molto semplice: è il fatto di parlare CON gli altri, non agli altri o per gli altri.

William James, un pioniere nello sviluppo della psicologia, ha affermato “Il desiderio più profondo in ogni essere umano è il desiderio di essere apprezzato”. Tuttavia molte persone sono troppo occupate ad apprezzare sé stesse per notare o apprezzare gli altri durante una conversazione.

Eppure, che ci piaccia o no, le altre persone non reagiscono solo alle “mere” parole che diciamo, ma sono sensibili a certe sottili caratteristiche delle nostre affermazioni e al grado di rispetto, di apprezzamento, e di generosità che trasmettiamo nel nostro modo di parlare.

Le persone abituate a scagliare opinioni dogmatiche, come “piccole bombe a mano verbali”, di solito non riconoscono le sottili reazioni di evitamento da parte degli altri, i quali avvertono un vago senso di “bombardamento” o “bullismo”.

L’esperienza di avere a che fare con questi conversatori poco abili può essere riassunta in queste brevi testimonianze:

  • “Parla sempre di sé stesso, di quello che sta facendo, di quello che gli interessa, di quelle che sono le sue idee”
  • “Mi dà costantemente delle lezioni. Non chiede mai quello che penso”
  • “Non è possibile non essere d’accordo con lui. Lo lascio semplicemente esporre e poi cerco solo di cambiare argomento.”
  • “Ha un’opinione su tutto e ve la darà, sia che voi la chiediate o meno.”

Detto ciò, quali sono le regole per comunicare e conversare efficacemente? Come fare ad attirare le persone verso di voi e verso le vostre idee senza alienarle?

Iniziate a modificare la proporzione tra tre tipologie di espressioni che utilizzate nella vostra conversazione:

1. Espressioni dichiarative

Sono le dichiarazioni relative ai fatti, o almeno a qualcosa che sostenete essere un dato di fatto; ad esempio “Il Nebraska è l’unico stato degli Stati Uniti che ha un corpo legislativo unicamerale”. Un’affermazione veramente dichiarativa può essere verificata da una certa evidenza.

Purtroppo però, troppe espressioni apparentemente dichiarative sono in realtà opinioni mascherate, come ad esempio “Un piano sanitario nazionalizzato non potrà mai funzionare in questo paese”.

Una conversazione con il 100% di dichiarazioni (la maggior parte delle quali sono in realtà opinioni) non è certo un buon biglietto da visita per chi sia interessato a diventare un efficace conversatore.

2. Domande

Sono i modi in cui autorizziamo gli altri a contribuire rispetto a ciò che sanno e credono. Le domande personalizzano la conversazione e permettono agli altri di sentire che vi stanno partecipando, piuttosto che subirla: “Quali sono i tuoi posti preferiti da visitare?”, “Cosa ne pensi dei candidati?”, “Qual è stata la tua esperienza in merito?”

Porre un discreto numero di domande durante una conversazione dimostra che siete disposti a condividere il palco con altre persone. Badate di porre le vostre domande in modo curioso ma delicato, senza scivolare nell’interrogatorio, cercando di rispettare il livello di apertura che il vostro interlocutore è disposto a concedervi.

3. Condizionali

Sono chiamati anche “qualificativi” e sono quei modi gentili di esprimere i nostri punti di vista, le nostre opinioni e le nostre prospettive riconoscendo però che gli altri hanno il diritto di vedere le cose in modo diverso. Ad esempio: “Non posso parlare per gli altri, ma non mi sembra che l’assunzione di integratori di melatonina mi aiuti a dormire..”. Provate a comparare questa affermazione con l’alternativa dogmatica: “La melatonina non va bene per l’insonnia”.

Le forme autoreferenziali, come ad esempio “Mi sembra che …”; “Per quanto ne so…”; “Secondo la mia esperienza..”, “Non ne sono del tutto certo, ma credo che …” comunicano sottilmente il vostro rispetto per il diritto dell’altra persona ad avere un punto di vista diverso, e segnalano che tratterete le sue idee con rispetto, anche se non siete d’accordo.

Non tutti comprendono questo concetto immediatamente. Le persone che hanno trascorso la maggior parte della propria vita lottando per affermare le proprie opinioni possono rifiutare questa strategia di conversazione, ritenendola debole o una perdita di tempo. Queste persone, a volte, provano una sensazione di disagio quando devono identificare la propria opinione come un parere, dato che in questo modo vanno a segnalare che l’altra persona potrebbe averne una visione diversa.

La regola dei 3 per conversazioni efficaci: esercizio pratico

Per valutare l’efficacia della “regola del tre”, provate a fare il seguente esercizio nei prossimi giorni.

1) Quando siete impegnati in una conversazione di qualsiasi tipo, che sia informale o di business, monitorate la percentuale di espressioni dichiarative, interrogative e condizionali di cui fate uso.

Cercate di capire il vostro stile abituale:

  • Vi limitate a esprimere dichiarazioni? Si tratta di espressioni realmente dichiarative (dunque dati di fatto verificabili che avere precedentemente appreso) oppure sono “opinioni” travestite da dichiarazioni?
  • Ponete un sufficiente numero di domande, affinchè anche il vostro interlocutore possa esprimersi? In caso affermativo, il vostro modo di porre domande denota una rispettosa curiosità oppure ha più le caratteristiche di un interrogatorio?
  • Utilizzate il condizionale nel vostro modo di esprimervi oppure siete solito utilizzare espressione dogmatiche che non lasciano spazio a pareri discordanti?

Globalmente, una buona conversazione dovrebbe prevedere tutte e tre le tipologie di comunicazione, che si intrecciano alternativamente con le espressioni dei vostri interlocutori.

2) Quindi, dopo qualche frase dichiarativa, provate a far girare la conversazione ponendo una domanda, in modo che anche l’altra persona potrà iniziare a farla propria. Quando rispondete, provare a usare una risposta condizionale per esprimere con rispetto quella forte opinione che altrimenti potreste “scagliare” sull’altro.

3) Mentre riorganizzate consapevolmente la vostra conversazione, provate a rilevare le sottili reazioni mostrate dagli altri, e provate a capire se la “regola dei tre” vi consente di creare maggiore empatia e avere conversazioni più gratificanti.

4) Mentre state conversando, tenete anche traccia della proporzione tra i tre tipi di espressioni nelle conversazioni degli altri. Cercate di capire quale influenza la prevalenza di ciascuna delle tre modalità di espressione ha sulle loro modalità di comunicare e su di voi.

Fatemi sapere come è andata!

 

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Il nostro modo di conversare con gli altri ha un forte impatto su come le persone si sentiranno emotivamente all’interno della relazione, dunque sulla loro propensione a continuare ad avere a che fare con noi, sia in contesti informali sia lavorativi.

Secondo il Dr. Karl Albrecht, esperto di comunicazione e leadership, il segreto per essere dei buoni conversatori consiste nel monitorare ed equilibrare tre elementi della comunicazione: espressioni dichiarative, domande e condizionali.

Ecco quindi un esercizio pratico, ispirato alla sua “regola dei tre”, per implementare le vostre abilità comunicative e aumentare significativamente il grado di empatia che riuscirete ad instaurare con i vostri interlocutori.

Personalmente, aggiungerei un quarto elemento: il silenzio. Saper ascoltare l’altro in modo attento e partecipe, senza interromperlo prematuramente, permette all’interlocutore di esprimersi e di sentirsi ascoltato, e a noi di comprenderlo meglio fornendo successivamente anche risposte più opportune.

L’ascolto è una strategia comunicativa fondamentale anche all’interno della relazione di coppia, come racconto in questo mio videotutorial, parte di una web series interamente dedicata al benessere di coppia.

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