I fattori che facilitano una coppia a essere “sana”
Vorrei in questo articolo parlare della coppia sana, intendendo questo termine non nell’accezione medica ma in quella di coppia che funziona e sta bene.
Prima di tutto è importante chiarire cosa sia una coppia. Personalmente credo che siano almeno 3 le caratteristiche minime necessarie a far sì che questo nome venga utilizzato in maniera propria e, in particolare, mi riferisco alla presenza di un legame, alla condivisione di un progetto e alla vicinanza fisica trai due soggetti. Certo sono queste delle indicazioni in linea di massima, non assiomi, e una coppia che non possegga questi minimi comuni denominatori ma si ritiene comunque tale, può spesso comunque farlo a ragione: si pensi, ad esempio, a due amanti che non si vedono da 5 anni ma coltivano il sogno di sposarsi.
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Per essere definita “sana” la coppia deve possedere 4 caratteristiche, utili per facilitarla nel vivere serenamente quanto accade intorno a lei e al proprio interno.
1. Distribuzione equilibrata del potere
La prima caratteristica è la percezione di una distribuzione equilibrata del potere tra i due membri. Non si intende con questo che è necessario l’accordo assoluto sul chi comanda e quando, ma che vi sia un pensiero condiviso circa la presenza di un equilibrio soddisfacente sulla gestione del potere.
É importante che i membri della coppia abbiano questa percezione e che riescano almeno un po’ a metterla in pratica.
2. Verità come relativa
Altro fattore che può aiutare la coppia a stare meglio è la presenza dell’idea che la verità sia relativa. Non parliamo della “verità della vita”, ma del fatto che “chi ha ragione e chi ha torto” sia un concetto relativo e non assoluto.
Ammettere che esistano “le mie ragioni e le tue ragioni” è un pensiero che fa bene alla coppia, soprattutto se si applica concretamente alle discussioni: “anche le tue ragioni hanno una certa credibilità”, “anche le mie ragioni sono umane, vuoi capirlo?”.
3. Potrei anche vivere senza di te
Il terzo punto è, in realtà, un’idea paradossale: una coppia sta meglio se ciascuno dei partner riesce a dire “potrei anche vivere senza di te”. É questa un’idea costitutiva della relazione che però la difende e tutela, perché le dà il valore relativo che tutto ha nella vita. Se penso che “se tu non ci fossi io morirei” non aiuto la coppia, mentre se penso che riuscirei a sopravvivere, la coppia ne trae vantaggio.
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Questa è un’idea paradossale difficilmente comprensibile dalle coppie che si sono conosciute da poche settimane (si consideri che per definire una coppia “stabile” si ritiene debbano passare 2 anni) perché capita, soprattutto in un primo momento, che la passione travolga alcuni dati di realtà. Tuttavia, se si pensa al “non essere insieme” come una condizione di intenso dolore, ma diverso dalla fine di tutto, la coppia relativizza l’assoluto e fa un passo verso la serenità. É questo un atteggiamento che permette la costruzione di un retroterra mentale che prepara a gestire le difficoltà che possono presentarsi nella vita. Se poi il partner tradisce, lascia o muore, è scontato che ci sarà la disperazione, ma con questa idea in testa la coppia ha una flessibilità tale che, paradossalmente, può fruire meglio lo stare assieme.
4. Preservare l’autonomia personale
Infine, per vivere in maniera “sana” la coppia, c’è la questione, forse più scontata, del preservare ampi gradi di autonomia personale. Ovviamente i partner sono dipendenti l’uno dall’altro ma, se i gradi di autonomia personale sono elevati, visibili e buoni, la coppia sta meglio, poiché i partner non sono eccessivamente attaccati su loro stessi.
Secondo Bever, nel libro “il matrimonio riuscito”, se queste caratteristiche sono presenti la coppia ha meno bisogno di una terapia e riesce a risolvere i problemi per conto proprio, perché dotata di una buona fisiologia propria.
A questi 4 fattori mi sento di aggiungerne due che, a mio avviso, vanno tenuti in uguale considerazione.
Il primo è il pensare che la frase “in un matrimonio bisogna sopportare tutto” sia falsa: non bisogna stare male per forza e i compromessi sono giustificati se all’interno di una relazione soddisfacente. Sarebbe meglio pensare, piuttosto, che la coppia “non è un paradiso, ma nemmeno un inferno”.
Il secondo fattore è la presenza di un’idea per la quale il disagio della coppia è co-costruito: tutti e due i protagonisti hanno un po’ di potere e di autonomia, pertanto quando stanno male ognuno avrà la propria parte di responsabilità. Frasi che mi capita di sentire quali “per favore dottore mi cambi mia moglie” risuonano ben diversamente da altre quali “che casino che abbiamo combinato” e possono essere un interessante indice prognostico qualora si intraprenda un percorso terapeutico.
Il fattore del sesso, per quanto importantissimo nella vita di una coppia, non è invece indice della possibilità di chiamare due persone “coppia” oppure no.
Ci sono coppie che vanno in terapia perché da diverso tempo non hanno rapporti sessuali, si può forse dire loro “non siete una coppia”?
Si pensi ad Abelardo ed Eloisa, coppia amorosa che fa parte dell’immaginario collettivo europeo al pari di Tristano e Isotta, Paolo e Francesca, Romeo e Giulietta: Abelardo era una persona logica, il maestro dei maestri che, quando discuteva, nessuno sapeva tenergli testa. Si innamora di Eloisa, ma lo zio di lei era contrario alla relazione e decide di pagare una persona per evirarlo. Abelardo sopravvive e con lui anche il rapporto di amore con Eloisa: non potranno avere rapporti sessuali ma si scriveranno tanto da produrre un epistolario che parla dell’amore romantico. Una coppia di certo lo sono stati anche loro: pur non avendo mai fatto sesso, la parte romantica della loro relazione è riuscita a compensarne le mancanze.
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Leggi anche: Perchè una coppia va in crisi
Luca Mazzucchelli
Bibliografia
Andolfi, M. (1999). La crisi della coppia. Una prospettiva sistemico relazionale. Milano: Cortina
Beavers, W. R. (1996). Il matrimonio riuscito. Un approccio sistemico alla terapia della coppia. Roma: Astrolabio
Cigoli, V. (1997). Intrecci familiari. Milano: Cortina
Elkahim, M. (1986). Se mi ami, non amarmi. Torino: Bollati Boringhieri.
Monguzzi, F. (2006). La coppia come paziente. Milano: Franco Angeli.
Norsa, D., Zavattini, G. C. (1997) Intimità e collusione. Milano: Cortina
Puget, J. (1996). Psicoterapia psicoanalitica della coppia. In: Puget, J., Bernard, M.,
Games Chaves, G., Romano, E. Il gruppo e le sue configurazioni. Roma: Borla