Crisi psicologi e psicoterapeuti:di terapia si vive? Sì, si vive eccome
Crisi psicologi e psicoterapeuti:di terapia si vive? Sì, si vive eccome
Il mito che di terapia non si viva ostacola il percorso di molti brillanti psicologi, che finiscono per deragliare in carriere frustranti o, addirittura, per cambiare ambito dopo qualche tentativo di inserimento lavorativo nella convinzione errata che fare “soltanto” gli psicoterapeuti li condannerebbe a un destino insicuro e insoddisfacente.
Questo pregiudizio circa questa professione trova una spiegazione forse nel fatto che gran parte della formazione universitaria è per lo più appannaggio di psicologi accademici -che, com’è comprensibile, per lavoro insegnano – e che i tirocini pratici post-lauream e di specializzazione avvengano soprattutto presso strutture pubbliche, dove operano professionisti assunti previo concorso; dunque i modelli di psicologo disponibili agli studenti in formazione sono lavoratori dipendenti, non certo liberi professionisti.
Ciò contribuisce a rendere invisibile ai più le enormi potenzialità dello psicologo-psicoterapeuta in ambito privato e a stigmatizzarle.
Si mormora, insomma, che non ci sia lavoro per gli psicoterapeuti in Italia…. Ecco dal mio punto di vista un bell’esempio di percezione distorta della realtà!
Sulla base della mia esperienza, ovvero di chi gestisce la comunicazione, il marketing, le risorse umane di un Istituto di ricerca, formazione, attività clinica, sostengo esattamente il contrario: la domanda sociale di professionisti delle terapie della mente è alle stelle, ma non viene intercettata da un’offerta “sufficientemente credibile”.
Lo sa bene chi cerca uno psicoterapeuta e trova solo elenchi anonimi di specialisti accompagnate da diciture per lo più astruse: terapia della gestalt, terapia transazionale, terapia sistemica, terapia strategica, ecc.
Tutte espressioni note agli addetti ai lavori, ma che non dicono niente a chi voglia un aiuto concreto e sono destinate a scoraggiare il più sofferente dei pazienti.
Riporto con piacere questo intervento di Cristina Nardone, sorella di Giorgio, che centra un punto sul quale da parecchio tempo insisto: la necessità di imparare a parlare con il grande pubblico, presentarsi con una propria identità professionale efficace e credibile.
Molto calzante l’esempio che Cristina fa sui titoli che accompagnano i biglietti da visita… per la cronaca, sul mio c’è scritto semplicemente:
Luca Mazzucchelli – Psicologo.
Ma del resto: c’è veramente bisogno di scrivere molto altro?
RIcordo a tutti gli interessati sul tema “psicologia e lavoro” la playlist da me curata su youtube dedicata all’argomento e qui consultabile.
See on a4i4b.s21.it