L’importanza (e bellezza) della crisi
La crisi come primo passo per la rinascita
Se non credo sia necessariamente inappropriato usare così frequentemente la parola crisi, reputo però che l’accezione con la quale venga inteso questo termine sia spesso limitato.
Come già ho avuto modo di puntualizzare in un articolo sulla crisi di coppia il vocabolo “crisi” rimanda etimologicamente al concetto di scelta, al momento che separa una maniera di essere diversa da altra precedente.
In cinese la parola crisi è composta da due ideogrammi: il primo “wei” significa problema, mentre il secondo “ji” significa opportunità. Anche nella nostra lingua l’etimologia della parola crisi suggerisce un significato positivo: essa infatti contiene un aspetto vitale che è quello della separazione, ed un aspetto di crescita, ossia quello della scelta. La parola crisi non rimanda pertanto a un evento totalmente negativo, bensì un momento di transizione che può essere anche opportunità di crescita: indica un’evoluzione, un cambiamento che poi siamo noi spesso a connotare negativamente.

La crisi impone un cambiamento, ci forza a trovare delle soluzioni più adattive ad alcune necessità che non possiamo continuare a ignorare, permettendoci spesso di riattribuire il corretto valore delle cose.
Così sono nate le compagnie aeree low cost, tanto per fare un esempio, ma anche i gruppi di acquisto come groupon e groupalia. Si è dato maggiore spazio alle potenzialità che la tecnologia ha messo a disposizione per potere risparmiare tempo e denaro, ottimizzando pertanto ciò che avevamo già a nostra disposizione.
Alcuni esperti finanziari sostengono che la crisi economica possa ristabilire le corrette gerarchie di potere tra le varie parti sociali, come a dire che un reset del sistema talvolta è l’unico modo (o il migliore) per ricominciare una nuova fase di crescita.
Credo che questa regola possa essere vera anche nella psicologia: nessuno cambia volentieri e lo stare male talvolta ci mette con le spalle al muro, come a richiederci in maniera disperata di fare cose differenti, di prendere decisioni difficili, di vedere lati di noi stessi o di persone a noi vicine che da troppo tempo cerchiamo di ignorare.
La crisi, insomma, è talvolta una necessità da accogliere. Anche perchè – a ben vedere – non abbiamo spesso altre possibilità se non quella di cercare di trasformare il vincolo in risorsa, aumentando il numero di porte aperte da esplorare, piuttosto che chiuderci in uno stato d’animo rinunciatiario che non aiuta a guardare oltre l’ostacolo.
Come già ho avuto modo di dire, il modo più veloce per cambiare le cose intorno a noi, è cambiare se stessi.
E voi cosa ne pensate? vi è mai capitato di finire dentro a un periodo di crisi e di uscirne più forti e maturi?
Luca Mazzucchelli
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