Come fare a difendersi dalle critiche?
Difendersi dalle critiche usando l’assertività
L’asserività è un concetto che ha incontrato numerose definizioni. Albert e Emmons (1974) parlano di “comportamento che mette in grado le persone d’agire al meglio per il proprio interesse, d’essere autosufficienti senza inutile ansia, di esprimere i propri sentimenti e diritti senza ledere quelli degli altri”, Hersen e Bellack (1977) la descrivono come “l’abilità di esprimere sentimenti positivi e negativi in un contesto interpersonale, senza avere come conseguenza la perdita di rinforzo sociale (…) e che comprende l’emissione coordinata di risposte verbali e non verbali appropriate (…) la sintonizzazione con le caratterisiche reali delle situazioni e la consapevolezza di quali azioni saranno rinforzate”. In poche parole si tratta di una tipologia di comportamenti che si situano a metà strada lungo il continuum agressività – passività e che permettono a chi ne fa uso di esprimere sentimenti positivi e negativi, richieste, critiche e diritti senza né aggredire l’interlocutore, né subirne passivamente l’influenza.
Per molti, tali parole possono risultare sottointese ma per altri la gerarchia, il rapporto con i colleghi e le relazioni familiari o amicali possono rappresentare momenti di ansia, la quale porta gli interessati a comportamenti caratterizzati da aggressività o passività per i quali ci si può poi pentire e che possono portare anche a conseguenze di una certa gravità.
Quando ci viene rivolta una critica spesso non si sa come comportarsi; questo perchè la maggior parte delle critiche sono generiche e decontestualizzate: “Sei sempre il solito pigrone!”, “non fai mai quello che ti chiedo!”, “in ufficio arrivi sempre in ritardo!”, ecc…
In tali casi, può essere di aiuto utilizzare una tecnica denominata inchiesta negativa, che consiste nel chiedere maggiori ragguagli sulla critica: nel caso di una critica costruttiva si potranno ottenere informazioni su come rendere più funzionale il proprio comportamento; se ci viene rivolta una critica manipolativa, invece, si costringerà l’interlocutore a seguire il percorso che gli verrà segnato per esprimere la sua ostilità tramite un susseguirsi di domande che tenderanno a focalizzare la critica solo su determinati comportamenti.
Per esempio, di fronte alla critica “non fai mai quello che ti chiedo!”, si potrebbe rispondere “In che occasione non ho fatto ciò che chiedevi? Cosa, precisamente, avresti voluto che io facessi? In quali altre occasioni non ho fatto ciò che tu mi hai chiesto?”
Quando ci troviamo di fronte una critica più specifica e veritiera si potrebbe invece utilizzare la tecnica dell’ asserzione negativa che consiste nell’ammettere l’errore. Tale soluzione risulta sempre elegante e spesso liberatoria, poiché evita di nascondersi dietro giustificazioni che possono aumentare il proprio disagio e restituisce un’immagine di sé non rigida, tale da non venire messa in discussione da un solo errore, il che può anche diminuire, dopo qualche sperimentazione di tale tecnica, l’ansia percepita (spesso, infatti, si tende a credere che la propria immagine possa venir messa in discussione anche da un solo errore). Oltretutto, una buona asserzione negativa, spesso disarma l’ostilità dell’interlocutore.
Alternativamente, a seguito dell’inchiesta negativa, si può decidere di accettare, in termini generali o di probabilità, una parte della critica dell’interlocutore, senza però cambiare il proprio punto di vista, come insegna la tecnica dell’ annebbiamento: “Comprendo che, in questa situazione, tu creda che non abbia voluto seguire le tue indicazioni ma io credo fermamente che……”. Tale tecnica, da un lato toglie l’aggressività dell’interlocutore poiché gli evita l’impressione di un preconcetto nei suoi riguardi, dall’altro lo costringe ad ascoltare le nostre ragioni.
Un’altra tecnica, utilizzata soprattutto in ambito pubblico e denominata discriminazione selettiva, consiste nel cogliere all’interno di una critica, solo la parte sulla quale si è disposti a discutere, “dimenticandosi” di rispondere alle altre parti del messaggio. Questa, come le altre tecniche, a prima vista sembra ovvia e semplice da utilizzare, ma sperimentandola ci si accorgerà presto quanto sia necessario un serio esercizio affinché si ottengano i risultati desiderati.
Non si vuole in questa sede descrivere in maniera esauriente l’universo di tecniche (peraltro molte altre) che la psicologia ha studiato nel settore della comunicazione al fine di poterla gestire nella maniera più funzionale ai propri scopi, ma semplicemente dimostrare che esistono svariati modi di reagire ad una critica evitando di posizionarsi nelle polarità più estreme della passività e dell’aggressività.
In conclusione, dopo aver accennato a modalità di difesa rispetto alle critiche, desidero sottolineare che il miglior modo per saper fronteggiare una critica consiste nel riconoscere una critica costruttiva da una critica distruttiva o manipolatoria.
Una critica costruttiva è costituita da tre ingredienti principali: una descrizione precisa e contestualizzata dell’evento scatenante la critica, l’espressione dei sentimenti negativi percepiti da chi critica ed una proposta di cambiamento.
Per esempio: “ieri ti avevo chiesto di accompagnare la tua sorellina a nuoto e non l’hai fatto, come venerdì scorso. Capisco che venerdì avevi un impegno dal dentista, ma sono rimasta molto male, dispiaciuta, perché non sento di potermi fidare di te quando ho bisogno di una mano. Mi piacerebbe che tu…”
Dott. Antonio Fresco
Bibliografia:
D.Bonenti, A.Meneghelli, “Assertività e training assertivo. Guida per l’apprendimento in ambito professionale”, FrancoAngeli, 1992.