Dipendenza da cellulare: la nomofobia – intervista a DeejayTV
16 Novembre 2013 2016-07-25 22:08Dipendenza da cellulare: la nomofobia – intervista a DeejayTV
Sono stato chiamato dagli amici di Occupy Deejay per parlare di uno degli effetti nefasti legato alle nuove tecnologie: la dipendenza che queste creano.
Il problema è di grande attualità, e legato ai sempre più diffusi problemi di relazione, di confronto, dello stringere rapporti e mettersi a nudo davanti ad altra persona. Una delle declinazioni in cui queste difficoltà posso sfociare è quello di rifugiarsi dietro ad alcuni schermi o nell’utilizzo compulsivo di alcuni strumenti tecnologici che permettono comunque di sottrarsi ad un concetto di relazione come possiamo intenderlo da un punto di vista standard.
Talvolta possono nascere delle vere e proprie dipendenze, parola solitamente utilizzata per descrivere il rapporto tra una persona e una sostanza che diventa a lei necessaria, ma che oggi si stanno spostando anche in contesti in cui le sostanze non ci sono più. Una di queste che sicuramente è in ampia diffusione è la nomofobia, ossia la paura di rimanere sconnessi dal contatto con la rete di telefonia mobile.
La tecnologia, e in questo caso la connessione online, è potenzialmente componente virtuosa (la parola virtuale stessa deriva da virtù), ma ovviamente occorre farne un buon uso. M questa regola è estendibile in realtà a tutto quello che ci circonda: penso a un bisturi nelle mani di un chirurgo o di un assassino e a come lo stesso oggetto in mani diverse possa fare raggiungere fini diametralmente opposti.
Chi dipende da smartphone?
Spesso sono persone con difficoltà a comunicare o a relazionarsi con gli altri, più in generale di rimanere da soli.
L’illusione che le nuove tecnologie ci forniscono è quella di potere avere maggiore controllo su ciò che ci circonda, ma in realtà poi spesso si finisce per riscoprirsi controllati proprio da questi strumenti. E’ il caso di dire che con le migliori intenzioni si rischia di raggiungere i peggiori risultati.
Come si capisce se si è dipendenti?
La fase critica è quando ci accorgiamo che le relazioni intorno a noi sono deteriorate. È allora che uno cerca di darsi un contegno e di cambiare ma si rende conto di avere difficoltà a chiamarsi fuori.
In generale comunque troviamo un umore facilmente irritabile, si dorme di meno, si perdono e deteriorano le relazioni importanti.
Attenzione quando cala l’interesse per le altre cose, quando il nostro pensiero è eccessivamente diretto a cosa succede sul cellulare, quando ci rendiamo conto di dedicare troppo tempo a questa attività.
A livello puramente sintomatico, inoltre, ci sono poi spesso tutte e tre le caratteristiche delle dipendenze da sostanza: assuefazione; astinenza e craving (l’irrefrenabile desiderio di avere una sostanza).
Sono molte le persone che chiedono aiuto per questo problema?
No, perché rispetto ad altre dipendenze qui è più difficile che venga riconosciuto dalla persona il problema effettivo. Sono invece più i parenti che sollevano il disagio.
Quando la situazione viene portata all’attenzione dello psicologo, comunque, o si cerca di fare un percorso individuale per rinforzare l’individuo in merito al suo bisogno di controllo o di timore della relazione, oppure anche i gruppi sono buoni strumenti terapeutici perché vanno proprio a lavorare sull’aspetto di carenza comunicativo e di relazione.
Alcuni suggerimenti per chi teme di essere dipendente per prevenire e contrastare
- Cerca di controllare tu invece che farti controllare da loro. Questo non vuol dire cambiare drasticamente le nostre abitudini e spegnere il cellulare del tutto, non credo nei cambiamenti troppo repentini delle nostre routine, ma iniziare a staccare gradualmente. Magari scegliere un particolare momento della giornata in cui volontariamente staccare il telefono, o selezionare delle stanze in cui non si utilizza ma si dedica spazio ad altre attività (giocare con i figli, leggere un libro, parlare con un amico etc.).
- Darsi alcune fasce orarie in cui lavorare su questo dispositivo, ed evitare di farlo all’infuori di esse;
- Vivere anche il mondo non virtuale di relazioni e abitudini che avevamo prima di avere lo smartphone
- Rivolgersi a uno psicologo in caso ci si renda conto che la cosa è più grande di noi.
Luca Mazzucchelli