Dislessia: la difficoltà di lettura
Dislessia: la difficoltà di lettura
Perché mio figlio non riesce a leggere? La dislessia.
Una mamma si reca assieme a suo figlio dal neuropsichiatra infantile perché c’è qualcosa che non va, qualcosa di strano. Lo specialista, dopo un’attenta anamnesi, formula la diagnosi di dislessia. Leggiamo il colloquio tra la mamma e l’esperto che, a titolo di esempio, ci aiuterà ad approfondire nel modo più semplice ed immediato il significato di questa patologia e il suo impatto in famiglia e a scuola.
Prima, però, ricolleghiamoci un istante all’articolo precedente nel quale abbiamo parlato della cecità, argomento sul quale ritorneremo più avanti.
Sappiamo che i cechi totali non vedono nulla, sappiamo che gli ipovedenti vedono poco ed è per questo motivo che, a occhio nudo, non riescono a leggere fluidamente un libro e quindi a capirlo. Nella dislessia non ci sono deficit visivi, ma in questa patologia è impossibile tradurre il testo in qualcosa che abbia un senso a livello cognitivo, cioè un significato.
Dottore, mi aiuti a capire meglio: cos’è questa dislessia?
Sì. In effetti, mio figlio riesce bene in tutto, semplicemente legge lentamente e non capisce ciò che ha letto. Come si valuta questa patologia?
Quando si valutano bambini con problemi di lettura, ci sono test standardizzati da somministrare, come quelli che abbiamo fatto a suo figlio; in base all’esito, i pazienti vengono presi in carico da figure professionali specifiche che, grazie a determinati criteri di valutazione, formulano una diagnosi e un opportuno trattamento.
Mi spiega come funziona normalmente la lettura e cosa si inceppa nei dislessici?
Il processo di lettura inizia ad automatizzarsi in modo progressivo dalle elementari fino all’università. Tra la prima e la terza elementare il bambino compie un lungo cammino che inizia prima col riconoscimento delle singole lettere scritte o grafemi, poi con l’associazione di questi grafemi al loro specifico suono, fonemi, e infine all’unione di tanti grafemi-fonemi a formare prima una parola, poi una frase, poi un insieme di frasi, e infine un intero brano. A questo punto il bambino normale ha automatizzato la lettura ed è in grado di sfruttare l’attenzione per capire il significato di ciò che sta leggendo.
Il bambino dislessico fa fatica a passare dal fonema al grafema, in pratica la sua lettura non sarà mai automatica. E’ per questo che deve dedicare molta attenzione a leggere e non glie ne resta per capire ciò che sta leggendo.
Non sa che calvario abbiamo passato prima di venire da lei. A scuola, nonostante il massimo impegno, mio figlio non è mai riuscito a raggiungere gli stessi risultati degli altri bambini e finora ha sempre creduto di essere diverso, stupido. E anche noi non lo abbiamo ascoltato per nulla! Lo rimproveravamo che non si impegnava abbastanza, lo aiutavamo a fare i compiti. Le abbiamo provate tutte! Avremmo dovuto metterci in ascolto e aiutarlo parlando prima con gli insegnanti per vedere se il disagio manifestato a casa si presentava allo stesso modo anche a scuola.
Signora, è tutto normale. Si ricordi però che suo figlio non è diverso o meno bravo degli altri. Una volta capito qual è il problema, alle famiglie e ai bambini serve un gruppo di persone che li aiuti e in questo compie un ottimo lavoro l’associazione italiana dislessia formata da genitori, tecnici e insegnanti. Mi creda, il sostegno, la conoscenza e lo scambio tra genitori sono importantissimi. Avendo attorno una rete di questo tipo genitori e figli si sentono molto più rassicurati. Se vuole visitare il loro sito, il link è www.aiditalia.org
La contatterò sicuramente. Mi racconta qualcosa di più sugli incontri dell’associazione?
Certamente! I genitori dei dislessici che partecipano alle serate spesso scoprono la loro dislessia in quella dei figli e parlano di un’esistenza difficile e di percorsi scolastici terrificanti. Il bambino si rende conto che la lettura e la scrittura vanno di pari passo, vorrebbe arrivare a fare come gli altri ma non ci riesce, quindi si arrabbia. Pensa che sia un problema suo, si colpevolizza, continua a provare senza riuscirci e le uniche cose che si sente dire sono che è distratto e non si impegna abbastanza. A questo punto si scoraggia, lascia perdere, è stanchissimo e a casa non fa i compiti. I genitori devono far fronte alla difficoltà inattesa: è bravo in tutto tranne a scuola.
Esatto, era proprio quello che le dicevo prima, mi ci ritrovo appieno. Per fortuna gli insegnanti hanno iniziato ad insospettirsi e mi hanno mandata da lei.
L’hanno mandata da me perché sono stati bravi nel valutare in fretta quelli che hanno ritenuto dei campanelli d’allarme e non hanno espresso giudizi affrettati o inesatti. E’ importante che gli insegnanti si documentino su questo tipo di problematiche in modo da vedere la patologia nei figli e avvertire tempestivamente le famiglie.
Così come il bambino che vede poco a scuola è avvicinato alla lavagna, allo stesso modo un bambino che fa fatica a leggere a diritto che gli insegnanti gli propongano una diversa modalità di apprendimento. L’associazione italiana dislessia chiede che a scuola ci siano dei compensi e non delle facilitazioni che mettano i bambini allo stesso livello dei normodotati. E così, come i disabili visivi, hanno a disposizione ausili specifici come, ad esempio, i computer dotati di sintesi vocale che legga per loro.
Grazie di tutto dottore, è stato veramente molto gentile e disponibile. Da oggi in poi per noi sarà tutto diverso, per certi aspetti più facile perché abbiamo compreso cosa non va, ma per altri più difficile perché dovremo imparare a convivere con questa situazione e procurarci tutti gli ausili necessari per far sì che nostro figlio riesca a studiare nel miglior modo possibile.
Vedrà signora, ce la farete come ce l’hanno fatta tutti quanti.
Questo voleva essere solo un accenno a una problematica che meriterebbe molto più spazio. In ogni caso, qualcuno di voi ha esperienze in merito di cui vuole raccontare? Sono davvero utili i gruppi di sostegno o le cosiddette “associazioni di categoria?”. Aspettiamo i vostri commenti!
Al prossimo articolo.
Chiara Schiroli