Disturbo post traumatico da stress
Disturb post traumatico da stress: quando il passato ci tiene in trappola
“Il mondo ci spezza tutti quanti, ma solo alcuni diventano più forti laddove sono stati spezzati” Hemingway.
In questo articolo voglio parlare dei traumi che vivono le persone adulte, situazioni connotate negativamente e fortemente stressanti che possono portare a un cortocircuito logorante e pericoloso. Mi riferisco quindi ai traumi conosciuti all’individuo (in questo si differenziano dai così detti “traumi infantili”, di più complessa e controversa indagine) e pertanto da loro più facilmente rintracciabili.
La storia del trauma è antica quanto le guerre e la distruttività dell’uomo, e l’etimologia deriva dal greco e rimanda al concetto di ferita, significato rimasto inalterato in tutte le principali definizioni degli altri dizionari. Freud parlava del trauma alla stregua di una ferita non smaltita dal sistema neurologico, che veniva pertanto convertita in un sintomo psichico e fisico.
Come capire se ho subito un trauma?
Solitamente il trauma arriva quando ci si prepara a una giornata come tante altre e, improvvisamente, arriva un fulmine a ciel sereno per cui più niente è come prima.
Questa è la caratteristica principale del trauma: è uno spartiacque per cui dal momento in cui arriva c’è un prima e un dopo, ci si scopre vulnerabili, il mondo non è più sicuro, non ci sono più sicurezze e la realtà con cui dobbiamo fare i conti è diversa.
In questo tipo di disturbo c’è sempre un evento in particolare che più di altri ha dato origine alla sofferenza, ed è su questo che il lavoro con lo psicologo deve concentrarsi, perchè la persona traumatizzata vive le giornate seguenti il trauma come se ci fosse ancora dentro.
Inoltre, il trauma porta con sé spesso la sensazione di subitaneità e imprevedibilità dell’evento, per cui non sono state permesse manovre difensive alla persona, che vive in maniera inerme e impotente l’accaduto.
I sintomi principali del disturbo post traumatico da stress sono la presenza di flashback, incubi notturni, ottundimento e riduzione della reattività verso il mondo esterno, evitamento delle situazioni temute, aumento dello stato di allerta (l’arousal).
La sintomatologia della persona traumatizzata può presentarsi anche sotto forma “mista”, cioè con sintomi ansiosi e ossessivi, e occorre in questi casi concentrarsi allora su più versanti.
Alcuni esempi di traumi
“Ognuno sa che dovrà morire, ma non ci crede veramente…”
Abbiamo detto che i disturbi traumatici creano nella persona un momento di rottura molto importante, vissuto spesso come indelebile. Questa sensazione è tanto più forte quanto l’esperienza vissuta rappresenta una minaccia per la vita della persona, come anche la sua intensità aumenta se la minaccia è dettata da un altro essere umano (rapina, violenze, abusi sessuali, etc).
Questi eventi stressanti possono essere vissuti direttamente in prima persona (la fine di una relazione che provoca sconvolgimento molto forte), ma anche in qualità di testimoni (assistere alla morte di una persona). Inoltre capita anche che siano episodi riportati da altre persone (non necessariamente intime) i cui racconti però hanno su di noi un effetto dirompente, come il caso di un adolescente che, saputo della morte improvvisa di un lontano conoscente coetaneo, inizia a stare male.
Possono essere traumi che si sviluppano in pochi secondi (un incidente stradale) o eventi che si strutturano nell’arco di tempo (la scoperta di una malattia grave di un famigliare), ma in tutte le storie c’è sempre un momento di shock più forte sul quale occorre concentrarsi.
Come uscire dalla sofferenza
La situazione vissuta dai traumatizzati è caratterizzata dal fatto che il passato inquina e sconvolge il presente. Per questo motivo è necessario ritornare sul trauma per dargli una giusta collocazione.
Questo lavoro, benché spesso doloroso, non implica necessariamente un tempo di lavoro troppo prolungato.
Uno dei primi punti sui quali mi soffermo nel lavoro con i disturbi post traumatici da stress, è relativo alle tentate soluzioni messe in atto con le migliori intenzioni ma che spesso mantengono in vita il disagio e lo alimentano.
Quella più frequente è il tentativo di controllare i propri pensieri e cancellare l’esperienza traumatica, magari cercando di evitare di pensarci in continuazione. Ma si può cancellare l’incancellabile oppure è solo una perdita di energie logorante?
Altro punto frequente e poco utile è la continua richiesta di rassicurazioni a conoscenti e famigliari circa il fatto che “non succederà più il fatto temuto”, modalità che se tranquillizza a breve termine, in realtà non fa che alimentare il nostro vissuto di impotenza e catastrofe.
Dopo l’analisi delle specifiche tentate soluzioni messe in atto dalla persona, propongo una serie di esercizi sul trauma da svolgere individualmente, al fine di ricollocarlo nella dimensione corretta: il passato.
Luca Mazzucchelli