EMDR – Superare i traumi psicologici. Intervista a Isabel Fernandez
A cura di Luca Mazzucchelli
Isabel Fernandez è una psicologa clinica che lavora a Milano e si è formata nella terapia cognitivo – comportamentale. Ha lavorato come consulente psicologo presso l’ospedale Niguarda, conducendo anche progetti di ricerca clinica.
E’ docente presso l’Università Cattolica di Milano e presso l’Università La Sapienza di Roma. Attualmente è direttore del Centro di Ricerca di Psicotraumatologia di Milano e ha pubblicato numerosi saggi, articoli e libri sul trauma e l’EMDR.
E’ presidente dell’Associazione Italiana di EMDR. Ha organizzato interventi con EMDR molto importanti in disastri collettivi come l’incidente aereo che ha coinvolto l’edificio Pirelli a Milano e il terremoto in Molise.
Indice intervista (e minutaggio)
00:20 Definizione di trauma e tipologie
02:52 Quando rivolgersi ad un esperto
04:25 L’importanza del dialogo e altre tecniche per agire in autonomia
07:04 EMDR: definizione e metodo di applicazione
10:55 Implicazioni neurobiologiche nell’ utilizzo dell’EMDR
13:15 Durata terapia
14:30 contesti di applicazione dell’EMDR
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Luca Mazzucchelli: Un saluto a tutti da Luca Mazzucchelli, oggi puntata di approfondimento sul tema del trauma. Vedremo insieme cosa è il trauma, alcune indicazioni pratiche per poterlo meglio affrontare e soprattutto entreremo nel vivo di una tecnica pionieristica qui in Italia molto avanzata che è l’EMDR. Per fare questo ho deciso di intervistare Isabel Fernandez che è la pioniera dell’EMDR qui in Italia. Grazie Isabel per aver accettato questa intervista.
Isabel Fernandez: Grazie a te.
LM: Isabel, cosa è un trauma e quali sono, se ci sono, le diverse tipologie di trauma?
IF: I traumi si dividono in traumi con la T maiuscola e traumi con la t minuscola, queste sono le due tipologie e sono legate a delle esperienze: il Trauma è legato ad esperienze da stress estremo, le esperienze dove la persona si è sentita in pericolo o minacciata in qualche modo come integrità fisica.
I traumi sono traumi relazionali, che non vuol dire che siano meno importanti dei Traumi. Sono traumi che hanno a che fare con alcune relazioni traumatiche, conflittuali come per esempio le persone che sono vittime di bullismo, di mobbing o dove ci sono stati magari dei conflitti importanti a livello di coppia o se pensiamo ad abbandoni piuttosto che divorzi molto conflittuali e tradimenti.
Questi sono i traumi, ma vuole dire che sono esperienze che hanno in qualche modo un impatto sulla persona.
Pensando un po’ alla parola trauma che deriva dal greco e vuol dire “ferita” a questo punto possiamo capire veramente che cosa è un trauma: è una ferita, come tutte le situazioni che comportano una ferita alla persona.
In genere hanno come caratteristiche che sono imprevedibili, assurdi e non riusciamo a collocarli cognitivamente, a dargli un senso ed è per questo che vanno a disorganizzare un po’ le difese che ha la persona fino a quel momento, perché non si riesce appunto a dare un senso, a collocare e a capire anche come affrontarlo e quindi disarma e fornisce un senso di vulnerabilità.
LM: E’ questo che succede dentro di noi quando subiamo un trauma: abbiamo un terremoto emotivo perché non riusciamo a dare un senso?
IF: Esattamente
LM: C’è un criterio per capire quando rivolgersi ad un esperto e quando invece il trauma nel proprio metabolismo individuale viene superato in autonomia?
IF: Si, in genere è legato molto al tempo. Si suppone che dopo qualche giorno, dopo qualche settimana, fino ad un mese ed eventualmente poi fino a tre mesi – questa è tutta la fase acuta di un trauma – la persona avrà tante reazioni: avrà difficoltà a dormire, avrà sempre davanti le immagini, non potrà concentrarsi piuttosto che avrà molte reazioni neurovegetative tipo sudorazione, irritabilità e situazioni di questo tipo.
LM: E’ normale?
IF: Questo è normale e anche gli evitamenti lo sono. Se è possibile avere un aiuto, un supporto specifico anche dopo qualche giorno o qualche ora dall’evento si facilita molto il decorso di queste reazioni da stress.
L’importanza del dialogo e altre tecniche per agire in autonomia
LM: E’ un po’ come se si fermasse il tempo, passano i giorni ma uno resta fermo lì con la testa, a quell’evento. Quindi tu dici che un intervento anche precoce può essere utile per sciogliere meglio la situazione. Ci sono dei suggerimenti che possiamo dare alle persone affinché in autonomia possano un po’ facilitare lo scorrere del tempo e non invece irrigidirlo ulteriormente?
IF: Si, una buona indicazione è sempre quella di parlare con qualcuno. Noi siamo come specie molto abituati a questo, quando a qualcuno succede qualcosa di particolarmente negativo o grave il gruppo, gli amici, i vicini sono sicuramente di supporto.
Quindi la prima cosa è avere un supporto da altre persone, perché quando siamo in quello stato abbiamo bisogno di qualcuno dall’esterno che ci accompagni, che ci aiuti e che ci ascolti.
Una delle cose più importanti è parlare, ma parlare anche perché in quel caso si riesce a fare questo processo di mettere sensazioni, emozioni e pensieri in parole, fare la narrativa.
Quando noi parliamo di qualcosa che veramente ci sta disturbando e ci crea molto disagio stiamo facendo anche un processo fisiologico, non soltanto mentale ed emotivo, stiamo mettendo in parole, stiamo ordinando le emozioni e sensazioni. Questo del parlare è un processo ecologico.
Un’altra cosa utile è cercare di riprendere gli stessi ritmi e cercare di tornare alla normalità.
Un’altra indicazione importante è quella di non continuare a porsi domande del tipo “ se io..” o “ se io avessi fatto questo…” , “ se io avessi potuto prevedere…”. Queste cose ci ostacolano perché a questo punto è come se noi fossimo responsabili di quello che è successo.
Una cosa da tener presente è proprio questa: che ci sono cose che non dipendono da noi.
Un suggerimento importante è riuscire a collocare la portata delle cose che possiamo cambiare e delle cose che non possiamo cambiare.
EMDR: definizione e metodo di applicazione.
LM: Entrando più nel merito dell’intervento professionale, tu rappresenti in Italia e in Europa l’EMDR, che è questa tecnica specifica per depotenziare il trauma. Che cosa è l’EMDR e come funziona?
IF: L’EMDR è nato molto casualmente come osservazione ad un fenomeno naturale, che è la nostra possibilità di elaborare l’informazione: noi elaboriamo migliaia di informazioni durante la giornata e anche durante la notte mentre sogniamo, e cosi via.
Quando avviene un trauma questo sistema di elaborazione rimane bloccato e l’EMDR riattiva il nostro sistema innato di elaborazione, che con un impatto emotivo di un evento traumatico spesso si blocca anche per le secrezioni che ci sono in questo momento.
Quindi Francine Shapiro, che è l’autrice di questo metodo, ha intuito che facendo una stimolazione bilaterale ossia movimenti oculari destra e sinistra, simili a quelli che ci sono nel sonno REM, questo sistema di elaborazione si riattiva mentre la persona è concentrata sul ricordo dell’evento traumatico. Ci si concentra sul ricordo e su tutti gli elementi del ricordo.
LM: Quindi fondamentalmente una seduta di EMDR funziona in questo modo, il terapeuta chiede alla persona di rivivere il ricordo e contemporaneamente di muovere gli occhi a destra e sinistra?
IF: Sì, guida gli occhi in modo che mentre il paziente è concentrato sull’immagine traumatica, sull’emozione, sulle convinzioni a livello cognitivo, sulle sensazioni fisiche che ha mentre si concentra sul ricordo dell’evento traumatico, viene fatto questo tipo di stimolazione per pochi secondi e vengono effettuate più stimolazioni. Man mano che si procede con le stimolazioni si è visto che le immagini cominciano a perdere la vividità, le emozioni cominciano a defluire quindi tutta la carica emotiva di disagio che c’era, di rabbia, di tristezza e di angoscia comincia a desensibilizzarsi.
In più ci sono varie associazioni con altri ricordi, vediamo come il sistema innato di elaborazione va recuperando anche varie strategie riparative per elaborare questo ricordo, fino a quando il ricordo rimane desensibilizzato.
Non l’esperienza, ma il ricordo: la parte più traumatica dell’esperienza rimane desensibilizzata e ricollocata ad un livello cognitivo che ha un senso e la persona a questo punto rimane rafforzata su quello che è lui come persona.
Implicazioni neurobiologiche nell’utilizzo dell’EMDR e durata della terapia
LM: E’ un po’ come andare a disinnescare una bomba mi pare di capire, sembra quasi una cosa magica per come la dici, però so che in realtà ci sono degli studi che vanno a vedere proprio come questa tecnica interagisca con la nostra struttura neurobiologica, ho capito bene?
IF: Si, ci sono state moltissime ricerche dall’inizio dell’ EMDR poiché si ottenevano risultati molto velocemente,
l’EMDR è considerato una terapia evidence based per il trauma, quindi c’è moltissima ricerca alla base e tutte queste ricerche negli ultimi 25 anni sull’EMDR hanno cercato di capire i meccanismi di azione di questa tecnica.
C’è un gruppo di ricercatori del CNR di Roma che si sta focalizzando sull’EMDR. Loro hanno visto per esempio che ci sono aree cerebrali che si attivano all’inizio quando la persona non ha ancora elaborato l’evento traumatico, si attivano varie aree fra cui la limbica, l’amigdala, la corteccia prefrontale e così via.
Dopo la seduta di EMDR queste aree non si attivano più quindi vuol dire che la persona è serena nei confronti del ricordo e si attiva di più un’area cognitiva e visiva che corrisponde a quello che il paziente magari in quel momento soggettivamente ci sta dicendo, per esempio ci dice “ mah, adesso vedo il ricordo lontano, distante, non mi disturba più…”.
E’ stata un’esperienza dolorosa, ma ora la vede in modo più costruttivo soprattutto per sé stesso. Quindi la ricerca ha dato una prospettiva importantissima per un metodo che è psicoterapeutico, però vediamo come cambia anche il cervello: il volume dell’ippocampo aumenta dopo un trattamento con EMDR, in molte persone traumatizzate è più ridotto.
LM: Quando dici interventi brevi, che in poche sedute si possono avere risultati tangibili, quanto brevi intendi?
IF: Per quanto riguarda i traumi singoli, che sono traumi per esempio che avvengono in persone adulte che hanno già una personalità formata, che sono funzionanti, che sono sani e che non avevano difficoltà prima dell’evento traumatico, l’EMDR in 3-6 sedute riesce a far elaborare l’evento traumatico.
Noi l’abbiamo utilizzato molto con le vittime del terremoto, che ovviamente fino a quel momento di disastri collettivi non ne avevano vissuti, erano persone normali che si sono ritrovate a vivere una situazione devastante. Con queste persone in pochissime sedute si riesce ad elaborare il trauma. E’ chiaro che se c’è una storia di traumi complessi sarà più difficile, più lunga e più complessa.
Contesti di applicazione dell’EMDR
LM: Dicevi del lavoro sulle emergenze. Un professionista che ha questa competenza, in quali contesti può poi spenderli?
IF: Può lavorare con il paziente singolo ma può lavorare anche con le famiglie, con i gruppi anche a livello di disastri collettivi. Si può utilizzare in ambito pubblico, viene usato molto negli ospedali, in vari reparti e anche nell’unità di psicologia di vari ospedali italiani ci sono dei terapeuti che sono esperti in EMDR.
Si lavora anche a livello scolastico, abbiamo fatto molti interventi con scuole dove c’era stato un evento forte, come la morte di un bambino o un’incidente grave e quindi si lavora con tutto il gruppo classe. Si lavora molto con le forze dell’ordine, con tutto il personale che lavora in emergenza, anche tutto il personale sanitario.
LM: Isabel, grazie per questo interessante primo approfondimento sull’argomento . Grazie a voi per averci seguito fin qua e ci vediamo alla prossima.