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Genitori elicottero: chi troppo protegge rende fragile?

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Genitori elicottero: chi troppo protegge rende fragile?

👨‍👩‍👦 Hai mai sentito parlare dei genitori elicottero?

Se anche tu ti senti parte di questa categoria, continua a leggere perché questo è l’articolo che fa per te 😉

Quello della genitorialità è un viaggio che ogni mamma e ogni papà intraprendono con un bagaglio di speranze, timori e sogni per il futuro dei propri figli.

L’amore incondizionato che provano verso di essi spinge molti genitori a erigere metaforicamente intorno ai loro bambini una sorta di scudo, con l’intento di preservarli da ogni possibile male, ogni delusione, ogni caduta.

Tuttavia, man mano che questi bambini crescono e diventano ansiosi di toccare, vedere e sperimentare, il ruolo dei genitori si trasforma. Da guardiani vigli si aspetta che diventino più simili a guide o coach, capaci di sostenere senza soffocare, di insegnare senza imporre, di proteggere senza isolare. Eppure, la paura di veder soffrire i propri figli può portare alcuni genitori a non staccare mai del tutto le redini, a volte fino al punto di voler pilotare ogni aspetto dell’esistenza dei loro bambini.

Mossi da un amore profondo e da un’ansia altrettanto grande, questi genitori rischiano però di impedire ai loro figli di imparare a volare con le proprie ali.

In un’epoca in cui i pericoli sembrano in agguato dietro ogni angolo, il desiderio di tenere i figli sotto una campana di vetro è comprensibile, ma è fondamentale riconoscere anche il momento in cui “proteggere diventa limitare”.

In questo articolo voglio allora portarti ad esplorare il mondo dei genitori elicottero, approfondendo quali sono le conseguenze negative sulla crescita dei figli e come possiamo trovare, proprio in quanto genitori, un maggior equilibrio tra protezione e libertà, così da favorire lo sviluppo individuale dei nostri bambini.

Iniziamo 🙂

Cosa troverai in questo post:
  1. Genitori elicottero: definizione e significato del termine
  2. I Genitori elicottero crescono figli ansiosi?
  3. La sfida dell’educazione: come affrontare l’ansia nei bambini
  4. Come prevenire la genitorialità elicottero
  5. Come favorire l’autonomia nei figli e perché fallire è necessario
  6. Come essere un genitore migliore
  7. Conclusioni: l’importanza del lavoro su se stessi
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1. Genitori elicottero: definizione e significato del termine

La metafora del “genitore elicottero” compare per la prima volta in un libro del 1969 intitolato “Between Parent & Teenager” del dottor Haim Ginott, dove l’adolescente protagonista del libro lamenta il comportamento soffocante e controllante della madre dicendo “La mamma si libra su di me come un elicottero…”.

Il termine è stato poi coniato nel 1990 nel libro “Parenting with Love and Logic” di Foster Cline e Jim Fay, e dai primi anni del 2000 molti amministratori dele università americane hanno iniziato a utilizzare il termine “genitore elicottero” per indicare quei genitori che continuano a cercare di sorvegliare i figli a distanza, anche dopo che questi sono partiti per l’università.

I genitori elicottero si distinguono per il loro comportamento iperprotettivo, dato da una preoccupazione eccessiva verso i figli, spesso derivante dal desiderio profondo di proteggerli da qualsiasi forma di fallimento o disagio. Il che porta i genitori elicottero a intervenire costantemente per risolvere i problemi dei figli, prendere decisioni al posto loro e monitorare ogni aspetto della loro vita. 

Tale approccio nasce dalla convinzione che i figli non siano capaci di affrontare autonomamente le sfide della vita; pertanto i genitori elicottero sentono di dover assumere un ruolo attivo in situazioni dove il bambino potrebbe, e spesso dovrebbe, imparare a cavarsela da solo.

Cosa nasconde il comportamento iperprotettivo del genitore?

L’“iperprotezione” dei genitori elicottero va oltre il normale desiderio di vedere i propri figli riuscire nella vita, e si trasforma in un’incapacità di lasciare che essi sperimentino la frustrazione o imparino dai propri errori. Inoltre, i genitori elicottero tendono a soddisfare ogni desiderio dei figli, cercando di eliminare qualsiasi fonte di stress o disagio, dal comprare l’ultimo gadget alla moda al risolvere litigi tra amici.

L’helicopter parenting, che nel contesto anglosassone è generalmente ritenuto eccessivo e perciò oggetto di lunghe discussioni e analisi, in Italia e nel mondo latino appare piuttosto naturale e diffuso. 

Tuttavia…

…la costante presenza e l’intervento dei genitori elicottero – anche detti genitori iperprotettivi – possono avere effetti negativi sullo sviluppo dell’autonomia e della resilienza nei bambini. Privati dell’opportunità di fare scelte autonome, di affrontare e superare le sfide, questi bambini possono crescere con una bassa autostima, difficoltà nelle relazioni sociali, e una minore capacità di gestire lo stress, l’ansia e le delusioni della vita.

Ed è in particolare sul tema dell’ansia che vorrei soffermarmi per mostrarti cosa dicono gli studi in merito. 

ansia generata dai genitori elicottero

2. I Genitori elicottero crescono figli ansiosi?

Un gruppo di studiosi del Centro di Salute Emotiva dell’Università Macquarie a Sydney, in Australia, ha eseguito un’indagine su 200 bambini. Osservati inizialmente in età prescolare, i bambini sono stati successivamente analizzati cinque anni dopo (con ulteriori valutazioni previste dopo tre anni). 

Durante lo studio, ai bambini veniva chiesto di completare alcuni compiti con le madri vicine, le quali dovevano intervenire solo se necessario, monitorando il proprio comportamento e quello dei figli, e rispondendo a quesiti come “Vesto mio figlio anche se è in grado di farlo da solo?”. 

I risultati mostrano che i figli delle madri troppo “assistenziali”, intervenendo anche quando non richiesto, tendono ad essere più ansiosi e inibiti, meno inclini ad aprirsi e a esplorare nuove situazioni. E, come conseguenza naturale, i bambini con genitori più ansiosi tendono ad essere a loro volta più ansiosi. 

L’eccessiva preoccupazione materna e l’ansia, secondo gli studiosi, anticipano significativamente la diagnosi clinica di ansia in età successiva.

3. La sfida dell’educazione: come affrontare l’ansia nei bambini

Determinati comportamenti iperprotettivi dei genitori elicottero possono scaturire quando il bambino si mostra socialmente inibito o ansioso. Tuttavia, questo non giustifica un atteggiamento eccessivamente protettivo da parte dei genitori. Come sottolinea la professoressa Jennifer L. Hudson, parte del team di ricerca sullo studio condotto alla Macquarie University, “Un genitore può guidare la risposta del bambino a una situazione modellando un comportamento coraggioso”. 

Per aiutare i bambini a superare l’ansia, gli adulti dovrebbero, quindi, incoraggiarli a confrontarsi con situazioni che possono sembrare spaventose (ad esempio immergersi gradualmente nell’acqua il primo giorno del corso di nuoto) permettendo così loro di vivere l’esperienza e superarla positivamente. 

Se, al contrario, il genitore teme l’acqua o impedisce al bambino di vivere quell’esperienza per eccessivo protezionismo, non fornirà al piccolo gli strumenti necessari per gestire in modo ottimale la situazione ansiogena. Il risultato sarà un bambino insicuro e ansioso di fronte a sfide future. 

Ecco che allora, piuttosto che preoccuparsi di bere accidentalmente dell’acqua, il rischio maggiore diventa quello di trovarsi intrappolati in un circolo vizioso di paura che porterà probabilmente il bambino verso comportamenti di evitamento nei confronti di quei contesti.

Ecco perché è importante esporre gradualmente bambini ansiosi a situazioni ansiogene, stimolandoli a rispondere con coraggio.

genitori elicottero e bambini ansiosi

4. Come prevenire la genitorialità elicottero

Per prevenire la genitorialità elicottero, è essenziale mantenere sempre a mente l’obiettivo a lungo termine anziché concentrarsi solo sul momento presente. Chiediti: cosa desidero che mio figlio raggiunga nella sua vita e come posso favorirlo con il mio intervento?

Ad esempio, se un bambino è bloccato sui compiti, anziché fornirgli direttamente la soluzione al problema, è meglio incoraggiarlo a trovare la risposta in modo autonomo, magari suggerendo modi nuovi e diversi di pensare a quel problema.

Nel caso di una lite con un amico, anziché dire al bambino cosa dire, è più costruttivo offrire un ascolto attento mentre è lui stesso a esplorare le possibili soluzioni. Questo favorisce la flessibilità del pensiero e l’abilità nel trovare potenziali soluzioni.

È fondamentale riflettere su ciò che stiamo implicitamente comunicando ai nostri figli. Il loro cervello cresce attraverso il fare, quindi è importante lasciarli sperimentare e non risolvere ogni problema al loro posto. Questo li aiuta a sviluppare autonomia e responsabilità.

Cosa stai comunicando?

Occorre quindi prestare attenzione al tipo di comunicazione implicita che adottiamo con i nostri figli.

Facciamo qualche esempio.

  • Se continui a controllare il lavoro di tuo figlio ogni volta che fa i compiti, gli stai implicitamente dicendo: “Bene, devi fare affidamento sugli altri per fare un buon lavoro, perché da solo potresti non farlo abbastanza bene“.
  • Se, uscendo dal dentista o da casa di amici, osservi che tuo figlio ha lasciato il maglione sul divano e lo raccogli tu al posto suo, gli stai implicitamente insegnando che nella vita troverà sempre delle persone disposte a “fare il lavoro per lui”.
  • Se ogni volta che tuo figlio inizia a discutere con un compagno tu intervieni con l’intenzione di placare il litigio sul nascere, gli stai implicitamente comunicando: “Non sei in grado di gestire certe situazioni. Ti serve un adulto che ti difenda.” alimentando in lui il ruolo della vittima o di quello che, alla fine, deve sempre avere ragione.
Di chi è il problema?

Nelle situazioni in cui senti il forte impulso a intervenire per sostituirti al tuo bambino risolvendo i problemi al posto suo, impara a fare una pausa e a domandarti: “Di chi è il problema?” 

Se il problema è del bambino, il nostro compito di genitori non è risolverlo, ma aiutare nostro figlio a sviluppare le capacità per farlo autonomamente. 

L’obiettivo è far sì che i bambini passino in modalità di gestione del problema anziché aspettare che arrivi un adulto a risolverlo per loro. Questo li aiuta a sviluppare maggiore resilienza e ad affrontare lo stress in modo efficace.

In definitiva, il nostro ruolo come genitori è quello di preparare i nostri figli a diventare autonomi e sicuri di sé nell’affrontare le sfide della vita, rendendo il nostro intervento il più possibile superfluo.

comportamento dei genitori iperprotettivi

5. Come favorire l’autonomia nei figli e perché fallire è necessario

Il messaggio fondamentale da comprendere è riassumibile in due frasi. Analizziamole di seguito.

  • Lascia che tuo figlio cada…

Già mi sembra di sentire le obiezioni dei genitori che stanno leggendo questo articolo: “Luca, non puoi chiedermi di rimanere a guardare mentre mio figlio cade”. 

Lo so, questo approccio può sembrare inizialmente controintuitivo e persino pericoloso, poiché l’istinto dei genitori è spesso quello di proteggere i propri figli da ogni possibile danno o difficoltà. Ma se tuo figlio sta affrontando sfide alla sua portata, fidati: lascialo cadere. È essenziale farlo. Ti spiego il perché con una metafora.

Immagina tuo figlio come un funambolo intento ad attraversare una corda tesa, simboleggiante la vita. Il suo obiettivo è camminare lungo la corda mantenendo l’equilibrio, mostrando determinazione e coraggio, e cercando di fare il minor numero di cadute possibili.

Ora, se tu, genitore, cerchi di sorreggere tuo figlio mentre cammina sulla corda, cosa accade? Potrà sembrare che stia procedendo, ma non imparerà veramente a mantenere l’equilibrio in modo autonomo. Senza creare i necessari percorsi neurali per restare in equilibrio, il suo sviluppo sarà limitato e, il giorno che non sarai al suo fianco mentre attraversa la corda, la caduta potrebbe essere inevitabile e potenzialmente più grave.

Se invece impari a farti da parte e ad osservarlo affrontare le sue sfide, gli dai l’opportunità di cadere e rialzarsi da solo, sviluppando le competenze, la resilienza e la fiducia in se stesso necessarie per navigare autonomamente nella vita. 

Passiamo ora alla seconda frase. 

  • …ma sii la sua rete di sicurezza 

La soluzione non è quella di lasciare tuo figlio completamente senza supporto, ma piuttosto di essere come una “rete” per lui. 

Se agisci come una rete di sicurezza piuttosto che come un sostegno fisico diretto, tuo figlio affronterà la sfida con maggiore ansia iniziale, ma anche con la consapevolezza che avrà un supporto in caso di caduta. Questa consapevolezza lo incoraggerà a provare, a cadere e a rialzarsi, sviluppando gradualmente l’autostima e la convinzione di poter superare le sfide. Con il tempo, la paura e l’ansia diminuiranno, permettendogli di procedere con maggiore sicurezza e fiducia.

Alla fine, tuo figlio imparerà a camminare da solo, sapendo che ha le capacità per affrontare i problemi che incontrerà lungo il cammino della vita. E tu, come genitore, avrai la certezza che può farcela, indipendentemente dalla tua presenza; il che rappresenta un traguardo importante verso il quale vale la pena lavorare. 

6. Come essere un genitore migliore 

Il concetto di essere la rete, anziché la mano che sorregge, stabilizza il delicato equilibrio tra supporto e indipendenza che ogni genitore cerca di navigare. È la realizzazione che, sebbene possa essere terrificante lasciare che i nostri figli affrontino le sfide da soli, è essenziale per il loro sviluppo. 

In questo viaggio, il nostro ruolo come genitori non consiste nell’essere “guardiani onnipresenti”, ma piuttosto “allenatori emotivi“, pronti ad offrire consigli e supporto quando richiesto, e soprattutto fidandoci delle capacità dei nostri figli di trovare la loro strada. Questo non significa che non ci saranno momenti in cui interverremo – ci saranno situazioni in cui il pericolo o le conseguenze potrebbero essere troppo grandi per permettere una lezione di apprendimento indipendente. Tuttavia, questi momenti dovrebbero essere l’eccezione, non la regola.

La sfida sta nel capire quando è il momento di allentare le redini e quando è necessario tirarle un po’. A tale scopo dobbiamo imparare ad osservare e conoscere paure, sogni, capacità e limiti dei nostri figli. Significa anche coltivare in noi stessi una certa tolleranza per il rischio, accettando che il fallimento non solo è un’opzione, ma un passaggio obbligato verso la crescita.

genitori iperprotettivi vs. genitorialità efficace

7. Conclusioni: l’importanza del lavoro su se stessi

Concludo questo articolo dicendo che il nostro obiettivo come genitori è fare sì che i nostri figli non solo camminino da soli, ma che danzino lungo quella fune, godendosi ogni passo, fiduciosi rispetto alla loro capacità di affrontare qualsiasi cosa la vita presenti loro. E mentre guardiamo da sotto, pronti a sorreggerli se necessario, ma sempre sperando di rimanere in disparte, ci rendiamo conto che questo è forse il dono più grande che possiamo offrire ai nostri figli: la fiducia in se stessi, la resilienza e la gioia di vivere pienamente la propria vita.

Lasciarli cadere non è allora un atto di negligenza, ma un gesto di amore. È credere nelle capacità dei nostri figli tanto quanto crediamo in noi stessi. È permetter loro di vivere, imparare, cadere, rialzarsi e tentare nuovamente, sapendo che la rete che abbiamo tessuto per loro con amore, saggezza e fiducia sarà sempre lì, pronta a catturare le loro cadute e a lasciarli rimbalzare verso altezze sempre maggiori.

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Se ti sei ritrovato nella descrizione del genitore elicottero o ti rendi conto di avere un atteggiamento apprensivo nei confronti dei tuoi figli, non esitare a chiedere aiuto a Mindcenter.

Per aiutare i nostri figli a diventare individui indipendenti, dobbiamo anche lavorare su noi stessi, sulle nostre ansie, le nostre insicurezze, paure e bisogni. È un processo che richiede tempo, pazienza e accettazione. Ma se lo desideri, potrà essere un viaggio che faremo insieme.

Scrivici, troverò il professionista più adatto ad accompagnarti verso un percorso di crescita al fine di aumentare il tuo benessere e favorire un miglior rapporto genitore-figlio.

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