Internet e le sue insidie: cosa fare per salvaguardare i ragazzi?
I pericoli di internet
La tecnologia nasce con il compito fondamentale di aiutarci a gestire il mondo intorno a noi: fare previsioni accurate di come evolveranno determinate situazioni, velocizzare azioni altrimenti troppo dispendiose, potere controllare quanto accade anche in nostra assenza.
Vuole semplificarci la vita anche se non sempre ci riesce. Con internet e la sua esplosione, ad esempio, siamo spettatori di un paradosso quanto meno curioso: ci troviamo a dovere controllare lo strumento che doveva aumentare la nostra capacità di controllo.
Il ruolo dell’uomo, per disgrazia o per fortuna, rimane sempre centrale nell’interazione con il web e, benché si parli di comunicazioni e relazioni virtuali attraverso una chat o un social network, le ansie dei genitori e il pericolo in cui i ragazzi possono incorrere sono assolutamente reali.
Sono molti i consigli che si possono trovare su internet per limitare il rischio che proprio figlio venga adescato sulle chat da sconosciuti: alcuni sono di buon senso (impostare con cura i parametri di sicurezza del Browser), altri lasciano il tempo che trovano (convincerli ad entrare solo in chat pubbliche) altri ancora, invece, vanno in una direzione tesa ad aumentare ulteriormente l’idea di controllo (spiare la cronologia dei siti visitati). “Occorre stilare un elenco di regole e far si che vengano rispettate – ho sentito dire da un esperto – pena la credibilità del rapporto figlio-genitore”.
Ma le regole, si sa, sono fatte per essere trasgredite. Questo è vero non solo per gli adulti ma anche e soprattutto per chi si affaccia al mondo ed è curioso di esplorarlo. Non si può negare, tuttavia, la necessità di una chiarezza quantomeno formale su cosa sia permesso fare cosa no: è però il processo attraverso il quale si arriva a questa chiarificazione a fare la differenza.
Il principio guida che deve orientare le mosse del genitore deve essere quello di sostituire la cultura del controllo con quella del dialogo: le regole, ad esempio, vanno concordate insieme ai propri figli facendo nascere da loro obiezioni, consigli, idee e dubbi sull’argomento che si affronta.
Interpelliamoli come interlocutori alla pari su un argomento che per loro è pane quotidiano: “quali sono i rischi nel visitare alcuni siti secondo te? E’ un bene tenere certi atteggiamenti in questa chat? Perché? Come credi che si possa aumentare la sicurezza in questa situazione? Pensiamoci insieme! Sul giornale danno questo consiglio, cosa ne pensi?”. Se le regole sono imposte il terreno è fertile per poterle aggredire, se invece sono concordate insieme, nascono da loro intuizioni e in un rapporto in cui hanno pari diritto di parola, allora assumono maggiore valore ed efficacia.
Non è più il computer allora che deve essere controllato ma l’aspetto comunicativo ad essere monitorato, in modo che i ragazzi in maniera autonoma possano sapere che i loro dubbi possono essere rivolti in chat ma anche a mamma e papà.
La cultura del dialogo va coltivata fin da quando i figli sono piccoli, senza confonderla con lo “spiegare a tutti i costi” i pericoli del mondo circostante. I bambini capiscono se è loro permesso domandare e se ne hanno bisogno lo fanno.