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Intervento di Luca Mazzucchelli a Montecitorio – 16 settembre 2010

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Intervento di Luca Mazzucchelli a Montecitorio – 16 settembre 2010

Il 16 settembre 2010 a Roma, presso Sala delle Colonne Montecitorio di Palazzo Marini, si è tenuto il primo “Meeting dei Giovani Consiglieri dell’Ordine degli Psicologi” organizzato dall’Ordine della Campania.  Per l’occasione sono state invitate diverse personalità di spicco del panorama politico e professionale: il Ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna, il Ministro della Gioventù Giorgia Meloni, il prof. Adriano Ossicini, il Presidente del CNOP Giuseppe Luigi Palma, il Presidente ENPAP Angelo Arcicasa e tutti i parlamentari nati dopo il 1974.  

 

Questo il testo dell’intervento effettuato da Luca Mazzucchelli

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L’evento ripreso da La Repubblica
L’evento ripreso da Libero

Buongiorno a tutti,

Inizierò a parlare dei giovani psicologi della Lombardia partendo da alcuni numeri necessari per inquadrare al meglio la realtà Lombarda.

Il fenomeno giovani psicologi in numeri

In Lombardia abbiamo ad oggi più di 12mila psicologi, dei quali circa il 60% si è iscritto all’Ordine negli ultimi 10 anni. Pertanto quando parliamo di giovani psicologi in Lombardia, possiamo affermare che circa 6mila di essi si collocano in una età inferiore ai 40 anni.

È un numero in costante aumento, si pensi anche al fatto che ci sono 6 facoltà (di cui 3 solo a Milano) che ogni anno preparano nuove leve pronte per essere immesse nel mondo del lavoro.

Rispetto alla distribuzione sul territorio degli psicologi lombardi un altro dato interessante dice che il 50% (quindi contiamo sempre circa 6mila colleghi) risiede in Milano. Questa distribuzione, da una parte, porta un alto livello di concorrenza tra colleghi, rendendo più difficile il trovare lavoro, dall’altra apre diversi spunti di riflessione sui quali ci soffermeremo più tardi.

Da sinistra verso destra:                 Luca Mazzucchelli, Roberta Cacioppo e Riccardo Bettiga, i consiglieri                 dell'Ordine degli psicologi della Lombardia che sono intervenuti a Roma
Da sinistra verso destra: Luca Mazzucchelli, Roberta Cacioppo e Riccardo Bettiga, i consiglieri dell’Ordine degli psicologi della Lombardia che sono intervenuti a Roma

I giovani e la politica

Se vogliamo andare più nello specifico e parlare di giovani psicologi in Lombardia e del rapporto che hanno con la dimensione politica, è necessario prendere in considerazione i numeri relativi al voto delle ultime elezioni ordinistiche di gennaio 2010, per accompagnare con elementi di realtà le nostre osservazioni.

I dati, in questo senso, parlano chiaro: il quorum è stato raggiunto per una manciata di voti (2088 votanti, cioè il 17% della categoria, 88 voti più di quelli necessari).

E’ interessante, però, analizzare l’elaborazione dei dati svolta dal collega Paolo Campanini, che si sofferma su come i voti siano distribuiti all’interno della popolazione degli psicologi. Se dividiamo i votanti in tre gruppi a seconda dell’anno di iscrizione, possiamo osservare che hanno votato maggiormente gli iscritti all’ordine prima del 1999, e quelli dopo il 2005, che erano alla loro prima esperienza di voto. Quindi da una parte i senior, e dall’altra i giovanissimi.

Questi dati indicano uno scollamento maggiore dalla dimensione politica per quegli psicologi che sono nel mezzo della propria attività professionale. L’idea che i giovani siano distaccati dalla politica, quindi, è attuale perché in generale la colleganza sembra poco attaccata al voto, tuttavia, all’interno della popolazione degli psicologi lombardi, i giovani sembrano essere tra i più interessati alla struttura ordinistica.

L’affluenza così bassa alle urne, comunque, non può non farci sentire in dovere, anche come Ordine professionale, di guardare con un occhio di riguardo alla categoria dei giovani colleghi, ai quali appartiene il futuro della professione.

Il loro coinvolgimento nella gestione politica professionale è fondamentale, purchè si tenga a mente che in un’istituzione l’elemento di “rottura” portato da noi giovani, se messo in atto come semplice “pars destruens” e avulso dal contesto in cui nasce un’istituzione, rischia di essere limitante e pericoloso.

I giovani e le nuove idee devono essere in qualche modo anche in continuità con il lavoro iniziato da chi ci ha preceduto. Uno slogan che il gruppo di giovani psicologi qui presenti ha sostenuto prima all’esterno e in consiglio oggi, infatti, è “continuità e rinnovamento”, nato dall’idea che dai grandi maestri si possa imparare a fare grandi cose. Il valore aggiunto del giovane va a impreziosire quanto di buono già c’è, rivoluzionando invece quello che pare poco utile.

 

Cosa stiamo facendo e cosa è stato fatto

In linea con quanto detto rispetto alla politica per i giovani, oggi l’OPL ha in parte dato continuità a una serie di servizi già esistenti, e in parte ne sta istituendo di completamente nuovi.

Penso alle esperienze già collaudate di sostegno e consulenza ai giovani colleghi nello scrivere progetti per il terzo settore e nella ricerca di finanziamenti per la loro realizzazione; agli sportelli gratuiti per dialogare con esperti commercialisti oppure con professionisti che possono consigliare su questioni etiche e di tutela della professione; e ancora al supporto quotidiano per le problematiche legate all’organizzazione della propria vita lavorativa e professionale.

Inoltre sono stati recentemente attivati una serie di nuovi servizi creando sportelli e strumenti per facilitare l’inserimento nel mondo lavorativo;

       sono iniziate attività di collaborazione fra l’Ordine e le realtà associative legate alla Psicologia del Lavoro per ideare e realizzare forme di supporto e sostegno agli psicologi che operano in questo campo;

       si sta lavorando alla realizzazione di servizi decentrati rispetto al capoluogo così da avvicinare l’Ordine professionale agli iscritti residenti nelle province periferiche;

       è stata messa gratuitamente a disposizione la sede OPL per gli iscritti e associazioni che necessitano di uno spazio per riunirsi tra loro;

       è in realizzazione un portale internet che vuole rivoluzionare il reperimento di informazioni utili ai colleghi, mettendoli con maggiore facilità in rete l’uno con l’altro e attivando una forma di “democrazia diretta” e comunicazione immediata tra Ordine e iscritti.

Continua sempre con grande sforzo l’azione di tutela della professione, tema molto caro ai giovani colleghi che si vedono sempre più schiacciati dalle nuove professionalità che nascono ogni giorno e occupano porzioni di mercato proprie della nostra figura professionale.

 

Cosa occorre fare a livello ordinistico

Oltre alla tutela del nostro lavoro, l’Ordine deve essere capace anche di aprire nuove strade lavorative che non siano necessariamente legate agli ambiti ormai classici cui siamo già abituati. Perché se è vero che il numero degli psicologi in Lombardia è sempre in aumento, è anche vero che i bisogni dei cittadini sono sempre maggiori. Pertanto si dovrebbe porre ulteriore attenzione agli ambiti in cui possono trovare accoglienza le recenti istanze dei cittadini, adattando a esse i nostri strumenti e conoscenze. Ci riferiamo ad esempio ai fenomeni quali

       il mobbing,

       lo stress lavoro correlato,

       la psicologia delle emergenze,

       le porte che le nuove tecnologie possono aprire sugli interventi online,

       il ruolo che gli psicologi possono ritagliarsi all’interno degli asili nido e delle nuove strutture di servizio pubblico,

       l’integrazione con il lavoro dei medici di base,

solo per citarne alcuni.

 

L’ordine degli psicologi e le altre istituzioni

C’è poi tutta una parte di attività molto importante che OPL  dovrà ulteriormente incrementare relativa al dialogo con le altre istituzioni, senza l’aiuto delle quali è difficile migliorare la condizione dei giovani psicologi. Il fatto di essere qui oggi a Montecitorio, nei palazzi della politica che conta, ci spinge a porre attenzione su uno dei problemi che i giovani vivono con maggiore tensione.

La mia esperienza è quella di molti altri giovani psicologi: a 30 anni, dopo 5 anni di università, un anno di tirocinio post lauream, l’esame di stato, 4 anni di scuola di specializzazione non retribuita (ma anzi pagando ogni anno dai 4 ai 5 mila euro per frequentarla), e un secondo tirocinio di altri 4 anni obbligatorio, ancora fatico a lavorare in un ambito squisitamente psicologico.

Il nostro è un iter formativo impegnativo: consideriamo che i tirocinanti psicologi in molti casi sono indispensabili per la sopravvivenza di parecchi servizi pubblici, ma non vengono in alcun modo riconosciuti economicamente, trovandosi quindi a dovere svolgere parallelamente altre mansioni che spesso esulano dallo specifico psicologico.

A ciò si aggiunga il fatto che, dopo tanti anni di lavoro, i contributi versati alla nostra cassa previdenziale derivano solo da impegni individuali presi al di fuori dei tirocini, come se il nostro non fosse un lavoro degno di essere riconosciuto e valorizzato.

Le istituzioni dovrebbero aiutare gli ordini professionali a trovare una soluzione a questo problema. Gli specializzandi medici non pagano la specialità e, inoltre, percepiscono (giustamente) uno stipendio per il tempo che passano in reparto. Non crediamo che dall’oggi al domani si possa aspirare al raggiungimento del loro status, ma quantomeno occorrerebbe un movimento in questa direzione, trovando soluzioni idonee per conteggiare gli anni di tirocinio ai fini contributivi.

 

L’associazionismo come supporto e aiuto concreto

Sono queste alcune delle problematiche che un giovane psicologo deve affrontare, e per farvi fronte è necessario che i colleghi si organizzino per fare sentire la propria voce a chi può concretamente cercare di cambiare le cose, per fare conoscere le problematiche vissute quotidianamente e proporre soluzioni possibili.

Questo è il consiglio che ci sentiamo di dare ai giovani colleghi: partecipare alla vita associativa come primo step per entrare in una rete che possa creare aggregazione, far nascere nuove idee e unire le forze per iniziare a cambiare la professione, ottenendo inoltre un maggiore coinvolgimento dei colleghi nella vita ordinistica. Io ho vissuto questa esperienza insieme ai colleghi dell’Associazione Giovani Psicologi della Lombardia (dei quali tra l’altro sono qui con me oggi Roberta Cacioppo e Riccardo Bettiga) Associazione nata nel 2006 proprio con gli obiettivi appena citati. Crediamo che fare parte di un movimento propositivo e dinamico come questo, sia capace di offrire un valore aggiunto a come viviamo la nostra professione.

In questo modo, se le problematiche condivise sono le stesse, a cambiare è la modalità di affrontarle, meno passiva e quindi più partecipata, creativa e concreta, facendo la differenza tra uno psicologo insoddisfatto e uno psicologo che può affrontare anche le difficoltà della propria professione con entusiasmo.
 

 

 

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