Il lutto impossibile
Il lutto impossibile
Il lutto impossibile
Tra le diverse categorie particolari di lutto possibile, una particolare è rappresentata da quei lutti che non sono necessariamente patologici, ma si connotano come impossibili da elaborare: si tratta di perdite che intaccano in modo totale il sé delle persone rimaste. Sono morti impossibili da integrare nella propria storia: si pensi ad esempio all’aborto spontaneo, alla morte di un coniuge in età avanzatissima dopo una vita passata fianco a fianco, oppure la morte di un figlio, come accaduto a Genevieve Jurgensen
[1], giornalista francese che ha visto morire le sue due figlie, di 4 e 7 anni, in un incidente stradale. A tal proposito, Genevieve scrive una frase che è emblematica per il lutto impossibile: “…che loro non impediscano a me di vivere, che io non impedisca a loro di morire”.
A differenza di chi vive un lutto patologico, in questo caso non serve una terapia, ma casomai hanno senso l’ascolto e il sostegno.
Credo sia importante dire brevemente due parole su quello che riteniamo dovrebbe esser il compito dello psicologo di fronte ad una richiesta di terapia o di sostegno per questioni inerenti al lutto: non si tratta di dover ridurre il tempo della durata del lutto, né ridurne la sua dolorosità. Quello in cui si può esser utili, a nostro avviso, è nel rimuovere gli ostacoli che impediscono alla persona di completare l’elaborazione del lutto, di cicatrizzare la ferita. Occorre far sì che la persona riesca a ri-significare la propria esperienza, passando da ciò che avrebbe potuto essere ma non sarà, a ciò che potrà esserci, alle emozioni, ai progetti, ai piccoli gesti attorno a cui si costruisce la nostra quotidianità.
Dott. Emanuele Zanaboni
BONANNO G.A., WORTMAN C.B., NESSE R.M, Prospective Patterns of Resilience and Maladjustment During Widowhood, Psychology and Aging, 19 (2), pp. 260-271, 2004.