Medici a rischio nei reparti di terapia intensiva
Medici a rischio nei reparti di terapia intensiva
Il mio parere: troppo stress e pressione sul campo lavorativo, se non monitorati, possono sfociare in un vero e proprio problema di salute.
Non è certo questa una scoperta epocale, ma credo sia bene dare visibilità a questo studio condotto su 117 medici operanti nei reparti di terapia intensiva di un ospedale spagnolo, perchè la società prima o poi dovrà decidere di risolvere il problema alla base del bornout.
E la mia soluzione è la medesima indicata dallo studio che invito a leggere: un tempestivo sostegno psicologico.
Avere intorno medici meno sofferenti, c’è da supporre, sarebbe vantaggioso anche per i pazienti.
Voto all’articolo 8/10
Tratto dall’articolo:
“Gli elementi indicati dai dottori come maggiormente stressanti sono il superlavoro e l’incapacità di sopperire a tutti i bisogni dei pazienti, frustrante per molti;
Dover prendere le decisioni rapidamente ed essere consapevoli del peso che tali scelte possono avere sulla vita dei loro assistiti è un pesante fardello di responsabilità, che comporta malessere e disagio emotivo.
A questo si aggiungono i tempi stretti di lavoro, le difficoltà correlate ai turni pesanti e la svalutazione del loro mestiere (spesso il medico di terapia intensiva nell’immaginario collettivo appare in effetti meno “glamour” rispetto al chirurgo o ad altri specialisti).
Sarebbe comunque opportuno fare qualcosa per aiutare questi professionisti a reagire e affrontare meglio le loro emozioni: un training psicologico, migliorare la coesione del gruppo di medici, creare opportunità e momenti in cui i medici possano sfogare le loro emozioni anche mentre si trovano in ospedale sono tutti interventi che probabilmente potrebbero aiutare chi lavora in terapia intensiva a sentirsi meno “in trincea”.”
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