Il mio parere: già in diverse occasioni ho ovviamente caldeggiato il proseguire della ricerca su questo versante e sono contento di notare come i primi risultati indichino un’utilità importante della collaborazione stretta tra medici e psicologi.
Occorrerà capire se i vantaggi – importanti – cui la società può andare incontro accogliendo in maneira sempre più diffusa questa nuove partnership, verranno ascoltati o messi in secondo piano rispetto ali interessi delle lobby farmaceutiche.
Il calo osservato del 17% di prescrizioni di farmaci, se calcolato su scala nazionale, porterebbe un risparmio veramente enorme di denaro, che potrebbe essere reinvestito per alimentare il circolo virtuoso della prevenzione e salute mentale.
Voto articolo: 9/10
Tratto dall’articolo:
“L’idea nasce dalla consapevolezza che almeno il 50% delle richieste che pervengono ai medici di base esprimono disagi di tipo relazionale/esistenziale. In molti casi il medico, non essendo in grado di soddisfare la domanda complessa del paziente, tenta di fornire una risposta ricorrendo all’effettuazione di analisi e alla somministrazione di farmaci di cui per primo riconosce la dubbia utilità.
L’esperienza finora ha coinvolto 14 studi medici, di Roma, Orvieto, Rieti, Marino e Monterondo per un periodo di 3 anni ciascuno. E’ stata garantita la presenza accanto al medico di Medicina generale, in un turno fisso della settimana, di uno psicologo specializzando.
In sala di attesa è stato affisso un cartello allo scopo di comunicare l’iniziativa ai pazienti, di indicare il giorno di presenza dello psicologo, e di chiarire la possibilità, ove lo si desiderasse, di essere ricevuti solo dal proprio medico.
L’attività dello psicologo si è svolta nelle seguenti modalità:
L’iniziativa ha riscosso il gradimento della grande maggioranza dei pazienti, ha comportato un numero esiguo di invii ad operatori della salute mentale: dimostrando così di non innescare un incremento di richieste ai servizi specialistici.”
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