E’ vero che non c’è lavoro per gli psicologi?
Ogni tanto un articolo controcorrente non fa male: è vero o falso che gli psicologi non trovano lavoro? Questa domanda non ha una risposta così scontata come si potrebbe pensare. E’ uscita, infatti, da pochi giorni l’indagine AlmaLaurea relativa alla condizione occupazionale dei laureati italiani, che contiene dati molto interessanti e sui quali alcune riflessioni sono d’obbligo.
In particolare se ci soffermiamo sui risultati raccolti sui laureati da 5 anni (quelli esposti nella tabella iniziale), scopriamo che ben 4 laureati su 5 in psicologia hanno un’occupazione.
Alcuni dati sulla popolazione italiana degli psicologi
Ma andiamo con ordine e partiamo con alcuni dati già da tempo in nostro possesso, quelli della ricerca del 2009 che il CNOP (il nostro ordine professionale nazionale) ha commissionato a Bosio e Lozza, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Questa ricerca (molto interessante e consultabile gratuitamente qui) già aveva a suo tempo evidenziato che la gran parte degli psicologi non solo lavora, ma lavora come psicologo (non come educatore o altro insomma). In particolare stando ai dati raccolti emergerebbe che il 78% del campione dichiara di lavorare come psicologo, l’8% dichiara di lavorare come “altro”, l’11% degli iscritti all’albo invece stanno cercando lavoro (o magari studiano e terminano il loro percorso formativo post lauream) e infine un 3% di colleghi sarebbe invece pensionato.
E se qualcuno si chiedesse “vabbeh ma che tipo di lavoro svolgeranno mai tutti questi psicologi…” la ricerca di Bosio e Lozza entra nei dettagli anche di questo dubbio: il 55% sono liberi professionisti, il 35% dipendenti a tempo indeterminato (pubblici), i restanti sono atipici o collaboratori.
Sui guadagni ovviamente non mi dilungo perchè questo tema l’ho già ampiamente sviscerato in due articoli, il primo dei quali è consultabile qui e fa riferimento al reddito dichiarato dagli psicologi nell’anno 2012.
Focus sui colleghi “a 5 anni dalla laurea”
Ma torniamo nuovamanete ai dati AlmaLaurea, recenti e rappresentativi, sui quali credo interessante soffermarci a parlare di quelli relativi agli psicologi a 5 anni dalla laurea. Un conto infatti è dire “non c’è lavoro” perchè questa è la nostra impressione, altro invece basarsi su dati raccolti in maniera strutturata.
Ben l”81% degli psicologi che si sono laureati da 5 anni lavorano: non si può dire che sia un numero basso. Certo si può dire che potrebbero lavorare di più, ma la media nazionale dei “pari livello” sulle altre lauree non è così poi differente: 86%. Guidano la classifica i medici, che sono al 97% di occupazione a 5 anni dalla laurea, ma noi psicologi abbiamo da consolarci visto che siamo davanti alle lauree in agraria o a molte scientifiche, alle lauree letterarie, chimiche, farmaceutiche… Non sembrerebbe andare insomma poi così male.
E che lavori svolgerebbero questi giovani colleghi? Nel 30% dei casi sono autonomi effettivi (solo l’area giuridica e gli architetti ne hanno di più, mentre i dipendenti da struttura sono 19% (qui la fanno da padroni i medici, considerando che il 92% dei loro laureati da 5 anni è già dipendente da una struttura). La percentuale restante sarebbero invece colleghi in condizioni non meglio definite.
Per approfondire i dati che ho esposto, oltre al rapporto prima citato, credo sia molto utile questo video di Felice Perussia che commenta dettagliatamente quanto io ho solo accennato, fornendo numerosi altri spunti di riflessione a tal proposito, dai quali in parte ho attinto per stendere questo articolo.
Mi piace qui riportare però alcune delle sue riflessioni, particolarmente interessanti:
A 5 anni dal conseguimento della laurea in Psicologia:
- Almeno 4 laureati-laureate su 5 sono occupati. Più esattamente, tra i laureati in Psicologia: lavorano 9 su 10 tra quelli di primo livello; e 4 su 5 tra quelli di secondo livello.
- Troviamo dunque, una volta di più, la conferma del fatto che la laurea in Psicologia, specie se confrontata con le altre lauree che si conseguono in Italia, si correla piuttosto positivamente con l’opportunità di lavorare.
- Per cui: non è affatto vero (come qualcuno continua invece a lamentare) che laurearsi in psicologia significa essere disoccupati.
- O meglio: purtroppo la disoccupazione giovanile in Italia esiste ed è drammatica. La laurea in Ingegneria o quella in Medicina (ad esempio) prospettano maggiori opportunità di occupazione rispetto alla laurea in Psicologia. Ma una laurea in Psicologia offre la possibilità di trovare uno sbocco professionale in una misura che è chiaramente maggiore rispetto (ad esempio) a Giurisprudenza, a Lettere e Filosofia oppure a Farmacia.
E da quando uno si laurea ai famosi 5 anni, che fa?
Beh, da tutta questa disamina sembrerebbe che gli unici “scontenti” restino quindi i neolaureati, coloro i quali escono dall’Università e si trovano a dovere fare i conti con il duro ingresso nel mondo del lavoro. Non credo comunque che questa sia un’eccezione della categoria professionale degli psicologi.
Personalmente devo dire che la mia carrierea è andata proprio nella direzione che i dati qui raccontati indicano: fino a 4-5 anni dalla laurea per me ingranare con il lavoro è stato più complesso, dopo ho trovato la mia dimensione. La gavetta è dura, ma è anche un momento strategico per imparare ad esempio a come promuoversi, per formarsi in un determianto approccio o su una qualche tecnica specifica, per provare a mettersi nei panni di altre professioni limitrofe e svolgere per un breve periodo di tempo la loro professione (vedi chi fa l’educatore), per stringere relazioni con altri colleghi o futuri datori di lavoro, per iniziare a farsi consocere per la propria propositività, e così via.
Io ho imparato tantissimo nella mia gavetta, che credo sia stata lunga il giusto, mentre vedo colleghi entrati precocemente nel mondo del lavoro che se ora dovessero perderlo (nei periodi di crisi capita anche questo) si sentirebbero del tutto disorientati e poco capaci di rimettersi insieme per ricominciare una nuova ricerca lavorativa.
Mi rendo conto che sto dicendo una cosa apparentemente paradossale, ma una buona gavetta per certi versi consente di sviluppare basi solide dalle quali poi lanciarsi nel mondo professionale “adulto”.
Studia!
Per lavorare bene e tanto è necessario ormai apprendere competenze trasversali, non solo cliniche e strettamente psicologiche.
Per chi volesse capirne di più e cercasse un vero e proprio corso strutturato con strumenti pratici e concreti per attrarre il lavoro e quindi aumentare i guadagni, consiglio di dare un occhio a questi prodotti (clicca sull’immagine sottostante). Sono una serie di corsi che ho creato alla luce della mia esperienza pluriennale in questo ambito, e su tutti c’è la garanzia “soddisfatto o rimborsato”.
E voi?
Che ne pensate dei dati che ho qui esposto? li trovate molto in contraddizione con la vostra esperienza di psicologi?
Se li trovate in linea, invece, come mai secondo voi sempre più persone sostengono che psicologia sia la scelta dei disoccupati? C’è qualcuno che ha interesse a fare credere che non ci sia lavoro per psicologi? Oppure è effettivamente così, e la nostra categoria non riesce più a riposizionarsi sul mercato?
Do il via alle polemiche, che potete scrivere nello spazio sottostante dedicato ai commenti. Chiedo però la cortesia di specificare anche da quanti anni siete laureati.
Luca Mazzucchelli