Il mio parere: un articolo divertente che si concentra su uno dei temi sempre più di moda ultimamente, e che hanno a che fare con i luoghi comuni cui la categoria psicologo è sempre più bersagliata.
Voto all’articolo 8/10
Tratto dall’articolo:
“Quando una persona scopre che sei uno psicologo o che stai studiando psicologia, la frase che ti senti rivolgere con maggiore frequenza è:
«Oddio, devo stare attenta a quello che dico, sennò poi mi (psico)analizzi!».
Dopo i primi anni, il 99% degli psicologi rinuncia a spiegare le differenze tra psicologo e psicoanalista. e si rassegna a rispondere con un laconico «Ma no, tranquilla».
Tuttavia, nonostante il “potere” quasi magico che si attribuisce allo psicologo di comprendere le motivazioni più profonde, di mettere a nudo le intenzioni, i desideri e le paure, in pratica, circa 7 psicologi su 10 fanno tutto tranne che gli psicologi.
In Italia, infatti, nonostante il 97% degli psicologi segua una formazione post-lauream, la percentuale di quelli che riescono a lavorare nel proprio ambito professionale non arriva al 30%.
Gli psicologi invece sono costretti a praticare la professione come un hobby (educatori, baby-sitter…).
I motivi per cui lo psicologo da una parte viene visto come un “santone” («non è che mi stai psicoanalizzando?») e dall’altra come un “venditore di fumo” («lo sanno fare tutti») sono molti e la conclusione è che di questa situazione se ne approfittano counsellor, life coach, reflector, erboristi olistici, sociologi clinici, pedagogisti terapeutici, grafologi… Tutta gente che lavora su questo assunto:
«Dato che “siamo tutti un po’ psicologi”, perché non dovrei svolgere il mestiere di psicoterapeuta e di psicologo? Perché non posso fare diagnosi? In fondo, che ci vuole a “psicoanalizzare” qualcuno?»
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