Il vuoto paterno nei disturbi alimentari
Il vuoto paterno nei disturbi alimentari
la mancanza della funzione paterna
La collega Alessia Besana, dopo aver analizzato il ruolo che la funzione paterna svolge, si sofferma ora su cosa accade quando il padre (o chi per lui) non non adempie ai suoi compiti.
La mancanza della funzione paterna è strettamente legata al panorama sociale che è stato trattato negli ultimi articoli: la società odierna appare caratterizzata dalla mancanza del limite, funzione principale esercitata dal padre che appare come separatore e impositore di divieti. La mancanza di ciò si manifesta nelle dipendenze, ovvero nei “nuovi sintomi”: è quindi evidente il legame tra la clinica attuale e la società. Sono molte le conseguenze di una mancanza della funzione paterna; poniamo ora l’attenzione in particolare sui disturbi alimentari.
Buona lettura
Luca Mazzucchelli
“Nell’anoressia e bulimia […] c’è stata una carenza della funzione paterna nel senso che non ha operato sufficientemente sul desiderio materno”(Senin, 1997): infatti, “se manca il “Padre” […] per il bambino non sarà possibile separarsi dalla madre” (Senin, 1997).
L’anoressia è strettamente legata al rapporto di simbiosi instaurato con la madre: il sintomo rappresenta una strategia estrema per sganciarsi da questo legame soffocante che non ha permesso alla propria soggettività di farsi strada (Bonifati, 2006). La madre molto spesso appare come una figura dominante rispetto al padre, assente e sminuito dalla moglie: ella impedisce alla figlia di compiere il processo di separazione-individuazione (Selvini Palazzoli, 1989) così che “il conflitto con il corpo appare dunque come l’unico rimedio che l’io “debole” dell’anoressica può intraprendere per compiere un processo di autonomizzazione” (Bonifati, 2006). Non mangiare diventa perciò una manovra per separarsi dall’Altro tramite il rifiuto del cibo (Recalcati, 2002). Il “no” dell’anoressica rappresenta una modalità specifica di relazione con l’Altro che “punta a rovesciare la dipendenza originaria del soggetto dall’Altro (del bambino dalla potenza materna) in una dipendenza dell’Altro dalla potenza del soggetto”(Recalcati, 1999): l’anoressica, grazie al suo sintomo, riesce a far dipendere la madre da lei.
Le anoressiche esprimono molto spesso una profonda rabbia verso loro madre, accompagnata da un sentimento di astio anche nei confronti di un padre che non è stato in grado di limitare il desiderio materno (Longo, 1997). Nonostante il ruolo centrale che è stato sempre attribuito alla madre della paziente anoressica, bisogna ricordare che “dietro alla madre c’è quasi sempre un padre che è stato completamente mancante nella funzione di separatore tra madre e figlia, lasciando quest’ultima in balia della madre stessa” (Longo, 1997). Molti studi sottolineano infatti un padre “debole, sottomesso, assente (soprattutto nell’anoressia) ma anche intollerante, offensivo, ipercritico (soprattutto nella bulimia)” (Nucara, 1995). Nucara, in La ricerca del padre perduto nella terapia dell’anoressia e della bulimia, analizza due casi in cui emerge nettamente un’esperienza di vuoto legata alla figura del padre, “vuoto che si configura come assenza di un punto di riferimento, venir meno di un sostegno, di una funzione necessaria alla stabilità della mente”(Nucara, 1995). E’ dimostrato che gravi perdite della figura paterna incidono sullo sviluppo dell’anoressia e della bulimia, in quanto il Super-io assume caratteristiche sadiche: l’anoressica tenta di aderire alle richieste del Super-io, mentre la bulimia cerca di fuggirle tramite la trasgressione (Nucara, 1995). Con il termine “gravi perdite” non ci si riferisce solo a perdite fisiche come, ad esempio, i casi di morte, divorzio, ecc. ma anche a perdite di tipo simbolico: a volte il padre, pur essendo presente in casa, è assente sul piano affettivo oppure rappresenta un modello maschile-paterno del tutto inaccettabile che, ad esempio, si disinteressa della famiglia o instaura relazioni extraconiugali se non addirittura contatti incestuosi con la figlia (Nucara, 1995). Inoltre, nei due casi analizzati da Nucara, emerge anche l’assenza di una valida figura maschile all’interno della famiglia (nonno, zio) che possa sostituire il padre mancante. La perdita della figura paterna assume quindi le caratteristiche più generali di un problema della figura maschile-paterna: ovvero, “nel più ampio sistema familiare, tale perdita si associa ad una carenza di valide figure maschili-paterne sostitutive, spingendo la giovane paziente in una sorta di regno materno-matriarcale che trova l’espressione più evidente nella simbiosi madre-figlia” (Nucara, 1995).
Anche nella storia personale di Fabiola De Clercq è evidente l’assenza di una figura valida di zio che potesse sostituire quella paterna (la madre aveva instaurato una relazione extraconiugale proprio con lo zio) (De Clercq, 1990): in questo caso i riferimenti di stabilità familiari vengono meno. Infatti, “l’anoressia si configura come una manovra di trattamento del godimento dell’Altro, laddove questo godimento appare come fuori Legge simbolica, in eccesso, non regolato” (Recalcati, 2002): mancando la funzione paterna, il bisogno non viene mediato a livello simbolico per cui è la soddisfazione diretta a prevalere (Bonifati, 2006). L’anoressica, tramite il sintomo, può confrontarsi con il godimento dell’Altro, ma negando la “perdita che sempre l’incontro con l’altro trascina con sé” (Maiocchi, 1999). Il sintomo anoressico denota pertanto un desiderio debole, associato a una funzione paterna debole che non è stata in grado di creare uno spazio per far sorgere il desiderio soggettivo (Bonifati, 2006). Il padre è fondamentale per il figlio in quanto gli insegna che siamo segnati da una mancanza affinché egli possa entrare nella comunità: nelle nuove forme di sintomo, prevale invece la dimensione del “tutto”. Così come “nella psicosi maniacodepressiva tutto è fatto per eliminare qualunque elemento di mancanza: “posso comprare tutto il negozio/sono tutto il male del mondo”(Maiocchi, 2009) nell’anoressia e nella bulimia si alternano gli imperativi “non devo mangiare niente” e “devo mangiare tutto”.
Si parla quindi di un “padre assente” che è assente su molti livelli e che non è presente fisicamente nemmeno nello spazio del colloquio clinico. Ciò che è certo è che “di qualunque “assenza” si tratti, certamente quest’assenza ha degli effetti significativi sul piano simbolico delle relazioni interne al nucleo familiare” (Barbuto, 1997). Ciò che conta, pertanto, nell’ambito clinico è aiutare il paziente a compiere una “ricerca del padre perduto” (Nucara, 1995): elaborare l’assenza paterna è un passo necessario per recuperarne l’immagine e, soprattutto, per determinare dei miglioramenti clinici (Nucara, 1995). Occorre “aprire un varco nel discorso materno” (Barbuto, 1997) creando così uno spazio per il padre: è fondamentale che quest’ultimo “fisicamente o meno, “entri” prima o poi nel campo psicoterapeutico per riempire il vuoto che la sua scomparsa (fisica e/o affettiva e/o relazionale) aveva lasciato nel campo mentale della figlia” (Nucara, 1995). Se questo non avviene, si corre il rischio che la paziente resti proiettata nel passato e non elabori la mancanza paterna così come spiega la De Clercq narrando la sua esperienza: “sono proiettata nel passato, alla ricerca di qualcosa di perduto e mai sostituito che ha bloccato la mia crescita. Di sicuro non sono mai riuscita a elaborare la perdita di mio padre ma, prima ancora, il distacco da mia madre”(De Clercq, 1990).
Alessia Besana
BIBLIOGRAFIA
Barbuto M., Padri assenti?, in “ABA news-trimestrale dell’associazione per lo studio e la ricerca sull’anoressia, la bulimia e i disordini alimentari”, anno V, N°18, 1997
Il trattamento con fluticasone furoato e quindi più che cercare di citare il più simile e en la mayoría de los casos o rurale, non fa differenza. Per tutti i motivi sopra menzionati, nella nostra farmacia online puoi acquistare il Cialis Originale al miglior prezzo.
Bonifati L.S., L’anoressia nei modelli psicoanalitici contemporanei, in Cosenza D.,Recalcati M., Villa A.(a cura di), Civiltà e disagio: forme contemporanee della psicopatologia, Mondadori, Milano, 2006
De Clercq F., Tutto il pane del mondo, Sansoni, Firenze, 1990
Longo T., Il padre: separnate mancato o creatore di illusioni?, in “ABA news-trimestrale dell’associazione per lo studio e la ricerca sull’anoressia, la bulimia e i disordini alimentari”, annoV, N°18, 1997
Maiocchi M.T.(a cura di), Il lavoro di apertura. Per una strategia preliminare, FrancoAngeli, Milano, 1999
Maiocchi M.T., lezione tenuta presso l’Università del Sacro Cuore, Milano, 26-03-09
Nucara G., La ricerca del padre perduto nella terapia dell’anoressia e della bulimia, in “Archivio di psicologia, neurologia e psichiatria”, LVI, 1995
Selvini Palazzoli M., L’anoressia mentale. Dalla terapia individuale alla terapia familiare, Feltrinelli, Milano, 1989
Senin F., La funzione paterna in “ABA news-trimestrale dell’associazione per lo studio e la ricerca sull’anoressia, la bulimia e i disordini alimentari”, annoV, N°18, 1997
Recalcati M., Clinica del vuoto: anoressie, dipendenze, psicosi, FrancoAngeli, Milano, 2002
Recalcati M., Anoressia-bulimia: il trattamento della domanda, in Maiocchi M.T. (a cura di), Il lavoro di apertura: per una strategia dei preliminari, FrancoAngeli, Milano, 1999
Recalcati M., L’ultima cena: anoressia e bulimia, Mondadori, Milano, 1997