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Studio e matematica: istruzioni per l’uso

Disturbi apprendimento

Studio e matematica: istruzioni per l’uso

matematicaLa matematica è difficile?

Qualche indicazione su come affrontare le difficoltà in matematica.

Gli alunni italiani e la matematica, notoriamente, non vanno d’accordo. Tale difficoltà è “certificata” da studi internazionali, che collocano il sapere matematico degli studenti italiani al di sotto dei colleghi rumeni, russi e slovacchi (American Institutes for Research; fonte: Corriere della Sera, Novembre 2007).

Bisogna però ricordare, che alcuni studenti fanno ancor più fatica di altri perché hanno un disturbo specifico nell’apprendimento delle abilità matematiche. Questo si manifesta in quegli studenti che, pur essendo normalmente intelligenti, attenti, motivati e impegnati nello studio, si trovano ad avere grosse difficoltà nell’acquisire i primi rudimenti del calcolo, la conoscenza dei numeri, la memorizzazione delle tabelline.

Questi studenti non ce la fanno non perché poco allenati o svogliati, ma perché qualcosa nella loro struttura e architettura neuronale impedisce loro di acquisire facilmente queste semplici nozioni. Se quindi non è “colpa loro”, e quindi non ha alcun senso spronarli a stare più attenti, cose si può concretamente fare?

Che cosa posso fare?

Questa è la classica domanda che tutti i genitori, prima o poi, al clinico che ha conosciuto e valutato il bambino: “Ma io che cosa posso fare?”.

In genere, la prima cosa che rispondo è “Capire e stare vicino”. Accompagnare il bambino a comprendere che, se non ha buoni risultati in matematica, ciò non dipende dal fatto che sia stupido oppure “un lazzarone”, è il compito fondamentale e più difficile che il genitore deve affrontare. Più importante che aiutarlo a svolgere correttamente gli esercizi assegnati. Dalla comprensione di ciò dipende, in buona parte, una buona autostima del bambino, che l’accompagnerà, come fattore di protezione, per tutta la vita.

Per fare questo è necessario che il genitore abbia, per primo, compreso la natura delle difficoltà del bambino. Ciò lo porterà ad essere più calmo e sereno nell’accompagnarlo nello svolgere le attività didattiche, più pronto nel promuovere l’autonomia, ma soprattutto più capace nel tradurre le ansie e fallimenti che il bambino affronterà, in informazioni corrette, veritiere e positive sul Sè.

Ovviamente, i consigli non si esauriscono qui.

Da un punto di vista pratico, è importante, prima di tutto, osservare quali sono le competenze e le difficoltà del bambino. La Letteratura, infatti, ci dice che le competenze di numero e calcolo sono svolte da sistemi neuronali relativamente indipendenti. Ciò significa che le difficoltà che il bambino incontra non riguardano tutto l’ambito matematico, ma solo specifici aspetti. Possiamo quindi trovare quali sono le cadute, ma soprattutto quali sono i suoi punti di forza, e da essi partire per aiutarlo a compensare le strutture in deficit.

 

Se il problema sono i fatti

(intesi come fatti aritmetici: tabelline, operazioni entro il 10…)

Giulia è una bambina di nove anni, diagnosticata alla fine della III elementare come discalculica.

Giulia non sbaglia l’operazione perché non sa mettere in colonna, o non conosce il significato di un + o un :, ma perché sbaglia nel trovare il risultato della tabellina o della semplice operazione. La sua difficoltà specifica è nel recupero dei fatti aritmetici, cioè nel trarre dalla memoria le informazioni sui risultati di quelle operazioni semplici (tabelline, operazioni entro il 10) che rendono rapido il calcolo scritto a mente.

In questo caso, insistere perché Giulia impari a memoria i risultati di queste semplici operazioni è una perdita di tempo e di energia, oltre che una grande frustrazione.

È più efficace aiutare la bambina ad associare i numeri a rappresentazioni visive ( ad esempio, la linea dei numeri, la tavola pitagorica, le rappresentazioni analogiche fatte con puntini o materiali concreti). Questa strategia l’aiuterà a recuperare i risultati più velocemente. Nel caso di Giulia, è stata creata una tavola pitagorica ridotta, in cui erano presenti solo le tabelline per lei “difficili”. Ciò ha aiutato a ridurre i fatti da memorizzare, e con l’aiuto dei colori, ha consentito a Giulia di trovare velocemente i risultati che non ricordava a memoria.

Un altro metodo efficace è incentivare il recupero indiretto del resultato, rendendo evidente la natura scomponibile del numero. Se eseguire a mente 8+5 risulta lungo e faticoso, molto meglio aiutare il bambino a scomporre il numero 8 in 3 e 5, rendendo in questo modo l’operazione più semplice, poiché sono utilizzati i modi per comporre 10 (8+5 diventa 3+5+5). Sono gli stessi “trucchetti” che, a volte, utilizziamo anche noi adulti.

 

Quando invece è difficile calcolare

In alcuni casi, la difficoltà sta nei primi rudimenti del calcolo, ovvero nel comprendere il significato delle quattro operazioni.

Molto spesso la scuola proibisce agli alunni l’uso delle dita per il calcolo.

Ma voi riuscireste a parlare senza muovere lingua e labbra? È impossibile! Questo perché c’è una contiguità fra i luoghi cerebrali che processano il linguaggio e quelli che sono deputati al movimento della lingua e della bocca. Allo stesso modo, c’è contiguità fra i luoghi cerebrali che processano i numeri e quelli interessati nel movimento delle dita. E’ dunque impossibile calcolare senza muovere le dita.

In un caso di discalculia evolutiva, diventa importante mantenere allenata questa strategia di calcolo, se la nostra osservazione iniziale ci dimostra che questa è funzionale. Questa strategia permette al bambino di arrivare ad un risultato in un modo controllato.

In alcuni casi, anche l’accesso all’uso delle dita non è immediato. Può essere quindi importante usare la creatività, e proporre strumenti di calcolo concreti, come matite, stecchini. Con questi materiali il bambino non solo può operare, e giungere ad un risultato, ma afferra più chiaramente il concetto di quantità e il significato delle operazioni. Esistono in commercio materiali analogici, come linee dei numeri mobili, con cui è possibile allenare il bambino ad eseguire i calcoli entro 100 e 1000.

 

E alla scuola media?

Alle medie è richiesto all’alunno di acquisire concetti matematici sempre più complessi. Ciò è alquanto difficile se tutte le energie cognitive sono concentrate sui calcoli semplici.

È quindi importante incentivare l’uso della calcolatrice, per permettere all’alunno di svincolare delle risorse dal calcolo per utilizzare nell’acquisizione dei concetti. È importante in questa fase privilegiare le acquisizioni strategiche e concettuali.

L’alunno ha bisogno, per far questo, anche di più tempo per svolgere gli esercizi, in quanto il richiamo dalla memoria delle acquisizioni non avviene in maniera automatica.

 

Essere creativi, utilizzare metodi che privilegino il canale visivo e l’uso di materiali concreti, limitare le informazioni in memoria, fornire i mezzi per svincolare le risorse cognitive. In sunto, ecco la ricetta per aiutare chi è in difficoltà con la matematica.

 

Dott.ssa Elisa Spada

Psicologa

Albo degli Psicologi della Lombardia n°11303 

 

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