Professioni, chi chiude e chi resiste cosa cambia con la grande crisi
Professioni, chi chiude e chi resiste cosa cambia con la grande crisi
Notai, atti dimezzati. Commercialisti e avvocati: si salvano (e guadagnano) i team che intrecciano competenze e specialità
(…) «È un mondo in profonda trasformazione» conferma Tania Toffanin, docente di Sociologia delle professioni all’università di Padova. «In futuro conteranno sempre meno gli schemi familiari, tipo l’ereditarietà di studi e clienti tra due o tre generazioni, e sempre di più le leggi della concorrenza».
Tradotto, vince il migliore, chi è in grado di offrire qualcosa di nuovo, di andare incontro a un mercato sempre più esigente. Magari con un vantaggioso rapporto qualità-prezzo.
«Esattamente. Le professioni dovranno ispirarsi alla gestione delle imprese» assicura Paolo Gubitta, professore di Organizzazione aziendale all’ateneo patavino nonché direttore dell’area imprenditorialità del Cuoa di Vicenza.
«In particolare, la strada non può che essere quella della specializzazione, della crescita dimensionale, dell’intreccio di competenze, del fare rete. Per capirci, un conto è essere commercialisti, un altro essere esperti di mercati esteri, di cessioni e acquisizioni di società, di ristrutturazione del debito e così via».
Credo sia utile per i colleghi psicologi interrogarsi su quali le tendenze del nuovo mondo del lavoro libero professionale.
Come già ho avuto modo di dire in alcuni miei video, questa crisi è la nuova condizione di normalità e chi prima lo comprende, a mio avviso, meglio lavorerà….