Il mio parere: non si fa altro che parlare di psicologo di base in questi giorni, e ora arriva l’intervista a Nicolussi, presidente dell’Ordine degli Psicologi del Veneto, il quale si dice ottimista circa l’affermarsi di questo ruolo.
La mia speranza è che non resti questa figura un miraggio ma che gradualmente riesca a imporsi grazie al peso del suo valore aggiunto.
Ai posteri l’ardua sentenza…
Voto articolo: 8/10
Tratto dall’articolo:
“Nella pratica attuale della medicina l’invio delle persone allo psicologo è frutto di un meccanismo di esclusione, si fa solo, come ultima spiaggia, quando sono state eliminate tutte le cause organiche di un sintomo.
D’altra parte, oltre cinquant’anni fa la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la salute non tanto come l’assenza di malattia ma come uno stato di benessere della persona.
(…) Non nego l’efficacia dei farmaci, una terapia per soli farmaci risolve l’emergenza ma difficilmente basta a recuperare gli equilibri sconvolti, occorre anche i lavoro paziente dello psicoterapeuta.
C’è un libro fortemente intrigante di Irving Kirsch. Si intitola The Emperor’s New Drugs, è un confronto analitico tra gli effetti degli antidepressivi e quelli ottenuti con la somministrazione di placebo come lo zucchero. Le differenze sono statisticamente ininfluenti.
Quali conseguenze dall’introduzione diffusa dello psicologo all’interno dell’ambulatorio del medico di famiglia?
See on mattinopadova.gelocal.it