“PSICOLOGIA DEL LAVORO: STRATEGIE AMERICANE PER SPIAZZARE I CANDIDATI
“PSICOLOGIA DEL LAVORO: STRATEGIE AMERICANE PER SPIAZZARE I CANDIDATI
IL MIO PARERE: anche in Italia si guarda al modello Usa per selezionare i professionisti, sebbene le diverse tecniche nostrane adottate per capire la capacità del candidato di stare in situazioni di stress, o per valutare la reazione del candidato stesso a situazioni di stress, sembrino più “soft”, meno spiazzanti di quelle d’oltreoceano.
“Negli Stati Uniti durante i colloqui di lavoro può capitare di ricevere domande come: “Un pinguino entra dalla porta del tuo ufficio con in testa un sombrero. Che cosa dice?” Oppure: «Quale canzone riassume meglio la tua etica?» (Dell, produttrice di personal computer). «A cosa pensi quando sei da solo in auto?» (società di sondaggi Gallup). «Come si fa un panino al tonno?» (Astron, consulenza aziendale). «Quante mucche ci sono in Canada?» (Google). «Che voto mi daresti da 1 a 10 come intervistatore?» .
Sono alcune tra le 25 domande più strane rivolte nel 2012 negli Stati Uniti ai candidati in cerca di un impiego dai selezionatori per la ricerca del personale.
Che cosa accade in Italia?
La nostra cultura in linea generale è però meno propensa rispetto a quella americana a domande cosiddette “astruse” o “eccessivamente spiazzanti”.
Tuttavia, ecco alcuni esempi di domande strane e bizzarre fatte per testare le reazioni dei candidati in situazioni di stress:
«Quanti sciatori ci sono in Italia?
Quante palline da golf servono per riempire una stanza?
Quanto vale il mercato degli spazzolini da denti?
Si presenti con analogia ad un animale
Che cosa porteresti sull’isola deserta?
La finalità è quella di verificare la modalità di ragionamento del candidato, testarne i valori e la determinazione. Spesso insomma non c’è una risposta giusta alla domanda.
Le tecniche di stress interview: ad esempio utilizzare un tono incalzante o aggressivo, non mettere a proprio agio l’interlocutore, distrarsi appositamente fingendo di essere poco interessati, fare lunghe pause di silenzio per testare la capacità dell’interlocutore di gestire l’imbarazzo».
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