Psicologia di Peppa Pig – bambini, televisione e cartoni animati
Come orientarsi nel complesso rapporto tra bambini e TV
Sono stato chiamato alla trasmissione di Rai1 UnoMattina, in rappresentanza dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia, per parlare 10 minuti di cartoni animati – da un punto di vista psicologico – e vorrei in questa sede riassumere alcuni dei concetti che ho appena toccato in televisione e meglio svilupparne altri che – dato il contesto – ho potuto solo sfiorare durante la diretta (per vedere il mio intervento rimando a questo link del sito RAI occorre visualizzare dal minuto 53 circa).
Come avrai intuito dal video, erano molte di più le cose che avrei voluto dire, ma questo anche perché per chi come me è genitore di bimbi “under 5” l’argomento è all’ordine del giorno, se non altro per il fatto che i figli ne richiedano la presenza con una certa insistenza (e la impongono – o almeno ci provano – ai genitori, che magari vorrebbero invece vedere il telegiornale serale…).
Ecco allora alcune riflessioni in ordine sparso sulle implicazioni psicologiche dei cartoni animati, un breve focus su Peppa Pig e alcune indicazioni (poche, anche perché troppi suggerimenti poi non li segue nessuno) che gli educatori e i genitori possano tenere a mente nello svolgere il loro delicato e importante ruolo.
Cosa c’entra la psicologia con tutto questo?
Innanzi tutto c’è da dire che i cartoni animati, che ci piaccia o meno, rivestono un ruolo pedagogico ormai molto importante nella crescita dei bambini, o almeno del 90% di loro che sono consumatori abituali di TV.
I programmi fatti apposta per queste età riescono a comunicare con loro attraverso un linguaggio diretto, chiaro e semplice, immediatamente fruibile: offrono dei modelli con i quali identificarsi, veicolando valori e modalità di rapportarsi a storie di vita quotidiana.
Per questi motivi la psicologia deve (o comunque dovrebbe, in un mondo ideale) avere un ruolo di prim’ordine nella programmazione e strutturazione delle storie, nella loro comunicazione, nello studio della caratterizzazione dei vari personaggi, e così via.
Attraverso i cartoni (così come attraverso i videogiochi io credo) si possono educare in maniera diversa i bambini e i ragazzi di oggi, perché questi media utilizzano lo stesso linguaggio dei piccoli telespettatori… Questa è una sfida cruciale che gli psicologi dovrebbero raccogliere al volo perché il ruolo dei video e dei giochi sarà sempre più importante nella giornata di bimbi, ragazzi e adolescenti: stare fuori da questi contesti sarebbe un auto goal clamoroso per la mia professione.
Perché Peppa Pig è così amata dai bambini?
Parto con un esempio di un programma tra i più in voga – forse il più in voga in assoluto – Peppa Pig, un caso di successo veramente clamoroso e che porta molti a interrogarsi sui motivi di questa passione incredibile.
Ho fatto alcune ricerche sul web e di seguito cerco di riassumere i punti che maggiormente mi hanno convinto e che si rifanno a motiazioni di psicologia generale, e che magari possono dirci qualcosa su cosa fa funzionare un cartone animato.
- Episodi brevi, circa 5 minuti, rispettano il tempo di concentrazione dei bambini, compatibilmente con il loro sviluppo cognitivo;
- I disegni stilizzati (forme semplici ed essenziali), colorati e divertenti tipici del disegno infantile… Masha e Orso – per gli esperti del genere, per intenderci – utilizza un linguaggio differente (e non a caso i miei figli preferiscono Peppa Pig…);
- I dialoghi poco complessi, la struttura della trama lineare, costruita attorno ad un’ unica tematica che riguarda elementi del quotidiano (giochi all’aperto, l’asilo, la nuova casa, il pancione, il temporale, il dentista, il riciclaggio, la tosse, etc…);
- La ripetitività. La sigla è semplice e ridondante, la voce fuori campo supporta i dialoghi e spiega con chiarezza ciò che succede, i luoghi sono famigliari (casa, scuola, piscina, parco) e i personaggi sempre ripetuti. Certo rappresenta una realtà semplificata, tuttavia aiuta a fare ordine tra le cose e spiegarle, offrendo conforto e rassicurazione. I bambini, infatti, sono rassicurati dalle cose che si ripetono (motivo per cui la notte continuano a chiedere di leggere e rileggere sempre la stessa storia…);
I 4 “punti forti” della Peppa
1. Il tema principale è la famiglia. Non è una cosa così scontata… mamma e papà Pig trascorrono molto tempo in compagnia dei loro figli, partecipano ai loro giochi e li coinvolgono in diverse attività . Mamma e Papà Pig in questo sono un modello che anche i genitori “reali” dovrebbero seguire (da questo punto di vista guardare Peppa Pig può essere di aiuto anche ai grandi :-)).
Ogni tanto, è vero, ci sono litigi, incomprensioni e disubbidienze: tutte cose che capitano anche nella vita “vera”. Alcuni hanno criticato il fatto che il padre fosse ritratto come una figura inetta (tipo quando demolisce una parete cercando di piantare un chiodo), che i genitori fossero troppo lassi nel dare regole e che i maialini facessero delle cose per le quali i genitori spesso storcono il naso (ad esempio ruttare a piacimento, saltare nelle pozzanghere di fango, etc.).
Tuttavia è anche vero che:
- Mamma e papà Pig danno ai figli delle regole ma permettono loro anche di sperimentare direttamente sulla loro pelle le conseguenze del non rispetto di tali norme;
- Quando papà Pig combina pasticci mostra che anche i genitori sbagliano (tuttavia devo dire che – parere personale e se dovessi trovare un difetto a Peppa – la figura maschile è quella che ne esce complessivamente più schiacciata rispetto alle altre…);
- Peppa e le sue amiche talvolta sono sfacciate, ma come lo è qualsiasi bambino di 5 anni (e se non avete figli basta che andiate un sabato pomeriggio al parchetto e ve ne renderete subito conto…);
- A volte i genitori si mostrano imperfetti e combinano pasticci, ma riescono a trovare un risvolto positivo in tutto, tanto che ogni episodio termina con un lieto fine e sonore risate a rivoltarsi nel fango.
2. Contenuti educativi. Il cartone affronta argomenti quotidiani ma di grande rilevanza sia nella vita dei bambini sia in generale: l’arrivo del fratellino, la necessità di andare dal dentista o mettere gli occhiali, la raccolta differenziata… tutti argomenti che possono essere utili pretesti conversazionali all’interno della vita famigliare, purché il genitore, ovviamente, ne colga al volo la possibilità e non la lasci cadere (già: significa che il genitore dovrebbe – almeno in linea teorica – stare vicino ai bambini mentre guardano la Peppa… ma di questo ne parlo più avanti).
3. Multiculturalità e stereotipi di genere. Peppa è un cartone dove ogni tanto è la mamma a lavorare e il papà resta a casa a cucinare, dove i ruoli maschili e femminili non sono poi così statici come in altri cartoni: Mummy Sheep è madre senza avere un maschio al suo fianco, la maestra di Peppa suona anche in un gruppo Rock, la signora coniglio si cimenta in lavori prettamente maschili e guida il treno…
Inoltre l’elemento della multiculturalità. Non è così scontato, ma gli amici di Peppa sono animali di razze diverse, che però giocano insieme senza problemi: un bel messaggio da trasmettere ai più piccoli, dato che l’integrazione è ormai uno dei temi più importanti all’ordine del giorno delle varie istituzioni nel mondo.
4. L’insegnamento dell’inglese. Alcune puntate vengono trasmesse in lingua italiana una prima volta, immediatamente dopo una seconda volta con alcune parti in italiano e altre in inglese, infine una terza interamente in inglese. Questo secondo me, che alle medie e al liceo ho studiato francese e so quanto sia difficile imparare una seconda lingua più si avanza con l’età, è un punto molto forte per i bambini.
Conoscere la lingua inglese, come sappiamo, è qualcosa di fondamentale e ormai sono moltissimi i risultati delle ricerche che sostengono che più si anticipa l’apprendimento di una seconda lingua e con più facilità il nostro cervello la farà propria senza fatica, ma anche più in generale i benefici psicologici del sapere padroneggiare lingue diverse (in termini di memoria, concentrazione, attenzione e altre funzioni psichiche).
Rivedere lo stesso episodio più volte e in inglese è dunque molto utile, perché permette ai bambini di familiarizzare con ritmo, cadenza e sonorità della lingua straniera in una finestra temporale molto fertile dal punto di vista cerebrale per quanto riguarda l’apprendimento.
Il delicato tema dell’emulazione
In Rai come domanda me l’hanno posta, ma – diciamocelo – me l’aspettavo: “ma se uno in un cartone animato fa un’azione, poi anche il bambino è probabile che la ripeta?”.
Dal mio punto di vista tutti noi abbiamo dei modelli, dai quali prendiamo ispirazione per dare una direzione alla nostra crescita.
Gli adolescenti hanno calciatori e personaggi televisivi, gli adulti scrittori o opinion leader (nel migliore dei casi…) e i bambini?
Sicuramente i genitori sono i primi modelli dei bambini, e questo rende il mestiere di mamma e papà in assoluto il più delicato al mondo: quello che vedono, fanno.
D’altra parte l’apprendimento passa sempre in un primo momento per l’imitazione. Hai mai pensato a come hai fatto a imparare a scrivere? Ricopiavi la U di “Uva” appesa alle pareti della prima elementare e facevi del tuo meglio per scrivere la parola e le lettere nel migliore dei modi. Poco alla volta – a furia di imitare – hai imparato a scriverla, e una volta imparata hai potuto sviluppare il tuo stile di scrittura personale e unico.
I cartoni animati, con i loro protagonisti, rappresentano in questa direzione degli interlocutori credibili agli occhi dei bambini: che ci piaccia o no. Ma per fortuna i genitori hanno sempre la possibilità di intervenire in questo processo enfatizzando gli elementi secondo loro più utili.
E se il cartone animato mostra Peppa Pig felice di curare l’orto del nonno, è probabile quindi che se mio figlio veda questo episodio allora la emuli?
Non credo che si possa dire che questa cosa sia “probabile”, ma sicuramente è “possibile”.
Diventa comunque tanto più probabile, quanto più il messaggio viene ripetuto dalla tv e tanto più i genitori aiutano il bambino a coglierlo: “hai visto la Peppa cosa sta facendo? Guarda come si diverte…. Vuoi che dopo andiamo anche noi a vedere l’orto del nonno insieme alla tua amica e chiediamo al nonno di insegnarci come si fa a far crescere le carote?”.
Il caso dell’emulazione negativa di Peppa
Soprattutto in Inghilterra alcuni genitori si sono lamentati della Peppa perché i loro figli, nel tentativo di emulare la maialina, hanno cominciato a chiedere torta al cioccolato a colazione e a rifiutare la verdura e a volere giocare nel fango e nelle pozzanghere. Per questo avrebbero negato la visione del cartone ai loro figli.
Ora, io credo che questi casi limite si verifichino tanto più facilmente quanto più i bambini vengano piazzati passivamente davanti alla TV: una specie di Babysitter passiva in grado di tenere occupato il bambino in qualche attività e dedicargli meno tempo.
Cartoni animati e bambini: istruzioni per l’uso
Mi sembra che il concetto dell’importanza fondamentale del ruolo dei genitori, soprattutto in giovanissima età, rispetto alla fruizione della televisione – e dei cartoni animati in generale – sia stato a sufficienza ripetuto.
La TV non è il male assoluto, come non lo sono i cartoni animati o i video giochi. Uso solitamente la metafora del bisturi per spiegare questo concetto: se nelle mani di un chirurgo può salvarti la vita, se in quelle di un criminale può levartela. Vale a dire che non è il mezzo di per sé a determinare i suoi effetti, ma la mente che decide come utilizzarlo.
Il rischio, ragionando per estremi, è che la televisione possa sostituire la funzione genitoriale o quella delle figure di riferimento principali. Per evitare che questo accada darei poche e semplici regole pratiche:
- Stabilire, condividere con i bambini e fare rispettare delle regole chiare in merito al suo utilizzo.
Due in particolare: 1) la tv non si guarda durante i pasti e 2) non si mette in camera da letto. - Il tema del co-viewing, ossia la visione dei programmi con il genitore, uno strumento preziosissimo quanto sottovalutato. Capisco che non sia semplice stare a vedere cartoni animati quando, con il bimbo rapito da suoni e immagini, si potrebbe fare altro, tuttavia sono occasioni preziosissime per educare i nostri figli e veicolare loro i messaggi positivi insiti nei cartoni, insegnargli a vederli oppure a decodificare quelli ambigui, fornire rassicurazioni e chiarimenti e partecipare emotivamente assieme al proprio figlio, dimostrando interesse e amore.
Sul tema “quanto tempo sia giusto far guardare la tv ai bambini”, devo dire che gli studi in questo senso non sono tutti in accordo (alcuni sostengono che sopra i 3 anni un tempo di visione di 2 ore al giorno sia ancora accettabile, ma appunto non c’è unanimità di pareri). Ma il motivo del disaccordo credo che sia dovuto al fatto che dipende da quali programmi si vedano, in che modalità (se da soli, con amici o in compagnia dei genitori), dall’età del bambino, e da come è strutturato il resto della giornata dello spettatore (ha una giornata dove ci sono molte uscite sociali con coetanei vs. resta chiuso tutto il giorno in casa? In questo ultimo caso, a fare cosa?).
Buon senso genitoriale quindi sempre al primo posto, non ci sono regole valide e buone per tutti sempre, ma ogni famiglia è un caso a sé.
Suggerimenti dallo psicologo-papà
Non ho in mente un cartone “certificato” che dia sempre garanzia di fare bene il suo lavoro pedagogico di cui parlavamo prima, tuttavia quando i miei figli vogliono vedere la televisione, cerco o di vederla assieme a loro commentando quello che accade, oppure di “dirottare” ogni tanto la visione su programmi che reputo più stimolanti di altri.
YouTube, in questo senso, permette oggi di attingere a tantissimi video su qualsiasi argomento. Ecco i 3 più gettonati in casa mia (attenzione, ho due maschi, non so se queste indicazioni funzionino anche con le femmine, in caso nei commenti a questo articolo ditemi il vostro podio…)
- I video degli animali della savana. Leoni, zebre, giraffe, elefanti e ippopotami sono capaci di emozionare i piccoli, di metterli in contatto con una parte di realtà da noi lontana ma affascinante.
- I video dei Baby Einstein, che insegnano a contare, i nomi dei colori, degli animali e tante altre parole nuove (anche qui in inglese);
- Il canale YouTube della NASA ha dei video molto suggestivi sulle stelle e sullo spazio, è un pretesto per parlare della luna, del sole e dei pianeti che ha molto colpito i miei bimbi.
Ovviamente tutto questo è tanto più utile quanto più il genitore è in grado di potere poi riprendere gli spunti dei video e valorizzarli, riproponendone degli elementi nella vita di tutti i giorni. Per fare questo ci vuole fantasia: è il linguaggio che parlano i bambini ed è bello avere una occasione per poterlo riscoprire anche da adulti 🙂
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Allora visto che ho fatto un post praticamente infinito, ho pensato che una volta fatto 30, potevo spingermi un pelo oltre e fare 31.
Ecco dunque due link al volo che credo possano essere in target con chi ha letto questo e che secondo me possono aggiungere del valore:
2. Il video che avevo fatto con Fisher Price sui 4 campanelli di allarme da monitorare nel gioco dei bambini
Basta, è tutto, aspetto tuoi commenti,
Luca Mazzucchelli
ps. Alcuni articoli su cui mi sono documentato e che possono essere di aiuto per approfondimenti:
https://
https://www.stateofmind.it/