Psiconcologia: Quando ad ammalarsi è un bambino
26 Luglio 2013 2013-07-26 20:00Psiconcologia: Quando ad ammalarsi è un bambino
Psiconcologia: Quando ad ammalarsi è un bambino
La psiconcologia e i bambini
Quando il cancro viene diagnosticato al bambino si verifica, solitamente, una regressione complessiva dell’intero sistema famigliare. Il bambino regredisce perché nota una maggiore protezione da parte dei genitori nei suoi confronti. Può succedere che, ad esempio, la madre disinvesta attenzioni da ogni altro interesse spostando tutte le energie sul figlio, creando una coppia quasi simbiotica nella quale diventerà difficilissimo entrare.
Per evitare di creare situazioni di più complessa gestione, è importante che i genitori siano a conoscenza innanzitutto delle esigenze che il bambino acquisisce nel momento in cui gli viene comunicata la sua malattia.
• Il bambino ha bisogno di sapere che è amato.
• Deve sapere che a causa della malattia non sarà rifiutato.
• Deve sapere che la malattia non è colpa sua. Questo punto è importante perché i bambini fin da piccoli sono abituati a sapere che se si ammalano la colpa è loro (si ammalano perché hanno sudato, perché non si sono vestiti a sufficienza, perché si sono allontanati dai genitori, non si sono asciugati i capelli, etc.).
• Deve sapere che lui conta sempre e comunque, non è espropriato dalla sua vita e dal suo sistema: quello che dice, vive e prova è tenuto in considerazione.
• Deve sapere dell’aspetto fisico che verrà ad assumere in seguito alle terapie: questi cambiamenti lo renderanno inevitabilmente diverso, ma questa diversità sarà transitoria e comunque funzionale all’obbiettivo comune della guarigione.
• Pur percependo la sua diversità (che è inutile nascondere), non dovrà smettere di essere un bambino. E’ fondamentale, quindi, continuare a dargli spazi ludici e di crescita: trovare una giusta via di mezzo che non lo responsabilizzi oltre la sua età, ma che nemmeno lo tenga in una gabbia dorata, all’oscuro dei fatti, fingendo che sia “tutto come prima”.
E’ importante prepararlo a un percorso terapeutico che rischia di essere lungo, doloroso e difficile, e per fare questo è fondamentale che siano preparati anche i suoi genitori: i bambini, infatti, spesso percepiscono la gravità della propria situazione dalla preoccupazione dei famigliari. E’ quindi inutile nascondergli le cose, a meno che non siano particolari che non capirebbe. Il genitore deve essere prima di tutto un interlocutore onesto e sincero.
Quando a essere ammalato è un adolescente
Cosa succede se ci sono altri figli in famiglia?

Dentro di lui potrebbe cominciare a svilupparsi l’idea che solo se ammalati si è amati. Il bambino potrebbe pensare, in modo più o meno consapevole: “Ma come, ora che vado bene a scuola e non sono più una peste, loro comunque pensano solo al mio fratello perché è malato?”.
In questi casi si assiste nel figlio “sano” a una “fuga in avanti”, una emancipazione forzata, un’adultizzazione precoce. Il bambino fugge in avanti perché viene a mancare il terreno sotto i suoi piedi sul quale agiva il conflitto con i genitori. E’ questo un punto molto delicato, perché spesso la relazione genitori-figli si manifesta ed evolve attraversando “conflitti” che possono assumere intensità variabile ma che mantengono “vivo” il legame. Quando la malattia del fratello si “intromette” in questo equilibrio rischia di snaturarlo perché catalizza l’attenzione dei genitori, e se prima c’era un conflitto ora non ci badano più.
Per affrontare questa delicata situazione, come già detto, non esistono ricette efficaci generalizzabili a qualsiasi situazione, ma è di fondamentale importanza rivolgersi tempestivamente a un esperto capace di valutare caso per caso la strada più utile da seguire.
Autore della foto 1: Stephanie Helton
Autore della foto 2: suzeo99
Autore della foto 3: Emanuele Zak MC