Non raggiunto il quorum OPL: colpa dei politici o degli elettori?
13 Gennaio 2014 2016-07-25 21:38Non raggiunto il quorum OPL: colpa dei politici o degli elettori?
Ebbene sì: non è stato raggiunto il quorum – per 43 voti – in queste elezioni per il rinnovo dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia.
Vorrei in questa sede andare oltre uno sfogo – comprensibile – della frustrazione da molti vissuta in questi giorni, e mettere a fuoco il perché di una così grande disfatta per la politica professionale in Lombardia (praticamente assieme al Veneto e Bolzano è l’unica regione in cui il quorum non è stato raggiunto).
Già, proprio la Lombardia: roccaforte della nascente AltraPsicologia e fucina di esperimenti da più parti giudicati come innovativi, da prendere ad esempio e da esportare su scala nazionale. Non a caso lo stesso Mauro Grimoldi, Presidente OPL, all’evento che ha sancito la fine del Festival della Cultura Psicologica del 2013, ha affermato che a suo giudizio questi 4 anni di governo di AP in Lombardia avrebbero cambiato la storia della psicologia in Italia.
Molte le giustificazioni portate da chi non ha votato, e rimando a questo simpatico post di Christian Giordano per sentirne alcune.
Cosa non è funzionato?
Chi mi segue lo sa: sono sempre in ascolto del parere dei colleghi per cercare di migliorare me stesso e ciò di cui mi occupo. Non è un caso che il programma elettorale di Professione Psicologo per questa tornata elettorale era stato costruito e fondato proprio da un sondaggio cui tutti potevano rispondere, dove chiedevo cosa andava bene e cosa cambiato nella gestione di OPL degli ultimi 4 anni.
Anche in questo caso quindi mi e vi pongo la stessa domanda: cosa non funziona? Perché non venite a votare?
Una spiegazione a questa domanda l’ha già data il Presidente Mauro Grimoldi, di AltraPsicologia, nella mail inviata a tutti gli iscritti OPL, in cui ha sostenuto che “Alcuni sostengono che se si è soddisfatti di un servizio si vota di meno (…)”
Mi sono subito chiesto: chissà se AP avesse detto lo stesso se 4 anni fa, dopo la consigliatura AUPI da loro sbaragliata, non si fosse raggiunto il quorum o se invece non avesse sostenuto un’altra posizione che sento veramente spesso sollevarsi in questi giorni e che posso riassumere in questa frase:
“Macché buon lavoro, la gente non viene semplicemente perché ne ha le palle piene, se l’ordine sparisse domani io nemmeno me ne accorgerei…”.
La mia opinione personale è che se uno fosse veramente entusiasta della gestione politica dell’Ordine, a votare ci sarebbe venuto e magari anche messo l‘automobile a disposizione per potare altri votanti. Giuseppe Sgrò, a fianco nella foto assieme a me, lo ha fatto ed è stata una eccezione rara: ma se questo non è successo a sufficienza in Lombardia, anche se solo per 43 voti, uno psicologo prima ancora che un politico deve interrogarsi sul suo significato.
Ci siamo trovati davanti a una campagna elettorale dove i politici per la maggior parte hanno sbandierano verità assolute e risolutive, con toni salvifici si è pensato di potere dire con assoluta certezza cosa fosse etico e cosa no; quali i buoni e quali i cattivi; cosa il giusto e cosa lo sbagliato per una intera categoria, e così via. Se è vero che la bontà di un albero la si giudica dai suoi frutti, occorre ammettere che tutto questo poco è stato ascoltato dalla audience di riferimento.
Allora, facilitato dal senno di poi e visti i risultati ottenuti nella Lombardia punto di orgoglio di AltraPsicologia e dal modello che da più parti si voleva con fretta esportare in tutta Italia, mi chiedo se non vada riconsiderato anche questo modo di “comunicare” prima ancora che “fare” la politica.
Sul versante del “comunicare” mi riferisco al bisogno di parlare con maggiore umiltà, con un rispettoso interesse verso chi la pensa in modo diverso, un attento ascolto dell’altro, una rappresentanza di tutta la psicologia e non solo di una sua parte.
Ieri parlavo con alcuni candidati che sostenevano per certi versi proprio il contrario: c’è bisogno dello scandalo per portare le persone al voto. Come se l’unico voto compatto e di massa possibile fosse quello dettato dalla rabbia e dal rancore.
Ho ripensato alle elezioni recenti di ENPAP, nate sulla scorta dei fatti di via della Stamperia e a come lì, in effetti, il quorum si raggiunse.
Ma non ci fu certo un plebiscito: mi ricordo anche che a un certo punto avevo pensato di scrivere un articolo dal titolo “Arcicasa aveva ragione” in cui volevo teorizzare – provocatoriamente e paradossalmente – che davanti a una popolazione così tanto disinteressata al futuro delle loro pensioni a fronte di quanto accaduto pochi mesi prima, forse chi gestiva i soldi aveva il diritto di non fare gli interessi di tutti gli iscritti.
Sul versante del “fare”, invece, mi chiedo se abbia senso rinforzare ulteriormente il modello di Ordine proposto in questi 4 anni, e facendo ciò metto in discussione almeno in parte una mia credenza fino a ieri salda: dobbiamo fornire ancora più servizi agli iscritti?
Ma anche: dobbiamo ancora più duramente lottare per la tutela della professione? fornire più tutoring agli iscritti? ancora più selettivamente differenziare chi è etico e chi no?
O forse gli psicologi hanno bisogno di altro per potersi dire “entusiasti” dell’Ordine professionale?
Ho sempre sostenuto che il modo più veloce per cambiare gli altri sia cambiare se stessi, e allora se il politico vuole – come dovrebbe – iniziare a considerarsi “causa” e non semplice “effetto” di quanto accade durante le elezioni, deve a mio avviso ammettere i suoi errori e cercare di migliorarsi, chiedendosi “perché l’Ordine dovrebbe essere indispensabile?”.
Questo vuol dire uscire dalla logica della ricerca della colpa, ed entrare in quella dell’assunzione di responsabilità: e questo vale per chi governa o aspira a farlo, quanto per tutti i colleghi che non sono venuti a votare.
In molti, infatti, si limitano a dire “è colpa dei politici se non si è raggiunto il quorum”, “tanto l’Ordine non serve a nulla e andrebbe abolito” e così via.
A loro mi sento di dire che il dissenso è cosa buona e fa parte della normale dialettica democratica, ma deve essere motivato e costruttivo per essere arricchente: sempre, altrimenti si passa dalla parte del torto.
Conclusioni
Non so cosa succederà adesso in Lombardia, in teoria resterà in carica l’attuale consiglio fino alle prossime elezioni, che nel giro di pochi mesi (4 o 5?) dovrebbero nuovamente essere indette, ma sarà il Ministero a decidere e informarci in breve tempo su questo punto.
Il quorum probabilmente non verrà abbassato e questo potrebbe rappresentare un problema anche di tipo economico: spesi 70mila euro per portare al voto 15mila psicologi a questo turno, dovremo capire quanti ancora investirne per la prossima tornata.
Se anche si dovesse comunque raggiungere il quorum alle prossime elezioni, tra altri 4 anni ci potrebbe essere un problema ancora più grande: il numero di iscritti aumenterà e con esso il quorum.
E non è che se domani non si vota l’Ordine allora questo chiuda: che sia utile o no nella percezione degli iscritti è una realtà con cui fare i conti e si tratta di capire come renderla più utile possibile.
Occorrerà quindi valutare, oltre alle responsabilità di politici ed elettori per un maggiore coinvolgimento della comunità, forme alternative di voto: la delega e l’online sono quelle che mi vengono in mente e forse più praticabili.
Come Consigliere OPL ho più volte sollevato la questione del voto a distanza e il Consiglio tutto era favorevole alla sua attuazione, ma purtroppo la legge a oggi non lo consente.
Nel frattempo io, come da abitudine, mi porto avanti e vi chiedo: perché non siete venuti a votare?
Fatemi avere le vostre opinioni,
grazie
Luca Mazzucchelli