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Secolo XIX – come gestire la rabbia tra genitori e figli

Riviste Cartacee

Secolo XIX – come gestire la rabbia tra genitori e figli

Come gestire la rabbia: sculaccaite che fanno male

Pubblico una intervista che ho rilasciato al Secolo XIX sulle violenze ai bambini e le loro conseguenze.
L’articolo completo può essere scaricato qui: gestire la rabbia, mentre di seguito alcune riflessioni citate al suo interno.
Buona lettura
Luca Mazzucchelli
 
gestire rabbia
 
(…) «Questo perché» commenta Luca Mazzucchelli, psicologo «i bambini imparano ciò che vedono e, così, davanti alle sfuriate, alle sculacciate o agli schiaffi dei loro genitori, apprendono un modo sbagliato di gestire i propri sentimenti negativi, rabbia compresa».
Chi non ha sviluppato aggressività, sempre stando ai risultati della ricerca americana, da adulto ha avuto sintomi depressivi. «La depressione» spiega Mazzucchelli «è soltanto un modo diverso di esprimere la rabbia: chi è aggressivo la scarica sugli altri, chi è depresso contro se stesso». Ma esistono punizioni alternative a quelle fisiche, altrettanto esemplari. 

(…) Ma qual è il giusto comportamento che i genitori dovrebbero assumere?
«Devonoesprimere a voce le proprie emozioni» dice Mazzucchelli «e quando non riescono a contenere la rabbia possono, ad esempio, dire al bambino “mi stai facendo arrabbiare, è meglio che tu vada di là. Quando mi sarò calmato ne riparleremo”».
La chiave è la comunicazione. «Il dialogo va instaurato immediatamente» aggiunge lo psicologo «a due anni un bimbo è già perfettamente in grado di capire ciò che gli viene comunicato. Può andar bene anche impedire l’utilizzo di un gioco, ma tutto deve sempre essere inserito in un  contesto di comunicazione, altrimenti il piccolo non comprenderà il motivo di quella azione». La complicità dei genitori è fondamentale, devono avere lo stesso punto di vista: «Se al momento della discussione è presente soltanto la mamma» continua Mazzucchelli «non è necessario che si torni sull’argomento anche alla presenza del papà. L’importante è che i due genitori siano d’accordo, cosicché un figlio non
percepisca atteggiamenti o prese di posizione contraddittorie».

 
 

 

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