Ruby: le conseguenze psicologiche e sociali
29 Luglio 2013 2013-07-29 10:23Ruby: le conseguenze psicologiche e sociali
Ruby: le conseguenze psicologiche e sociali
Tratto da www.vivereinarmonia.it – edizioni San Paolo, 6/4/2011
A cura di Luca Mazzucchelli
Si è aperto tra una folla di giornalisti al Palazzo di Giustizia di Milano ed è stato subito rinviato. Il processo sul caso Ruby, che vede imputato il premier Silvio Berlusconi per i reati di concussione e prostituzione minorile, è stato rimandato al 31 maggio per le questioni preliminari e la costituzione delle parti civili.
Attraverso una lettera depositata ai giudici dal suo legale, il premier ha fatto sapere che avrebbe voluto partecipare all’udienza, ma di essere stato bloccato da “impegni istituzionali”. Amaro in bocca per i curiosi che, da mesi, attendevano questo 6 aprile per conoscere i risvolti di una vicenda che ha totalmente conquistato l’interesse mediatico nazionale. Ma quali sono le conseguenze sociali e psicologiche del caso Ruby? A spiegarlo è il presidente dell’associazione Giovani Psicologi Lombardia, Marco Schneider.
Al di là delle vicende strettamente giudiziarie o politiche, quale scenario apre a livello sociale lo scandalo Ruby?
Ritengo che questa vicenda abbia la capacità di dividere il grande pubblico in due “fazioni”. Da un lato, infatti, una parte dell’opinione pubblica per varie ragioni condanna quanto accaduto, esprime un giudizio negativo e non si sente rappresentata dagli attori coinvolti e dalle loro reazioni. Penso ai politici, ai giornalisti e un certo establishment: sono persone che si indignano, protestano e chiedono dei segni forti di cambiamento. Dall’altro lato, invece, una fazione vede in questa vicenda una conferma, una declinazione pratica e concreta di quello che si è affermato come un modello culturale e sociale ben definito, ovvero la “commercializzazione” della persona e del proprio essere. Queste persone nello specifico non cercano il cambiamento, in quanto sentono di appartenere a questi valori e a questo sistema generale di pensiero e di relazione. Non sono quindi dei “riformisti”, quanto piuttosto dei “conservatori”. Per venire alla domanda specifica, ritengo che le conseguenze sociali di questa vicenda siano quelle di uno scontro tra due culture e sistemi di valori che sottendono diverse modalità di “stare nel mondo”, indipendentemente dall’evoluzione politica e giudiziaria che l’affaire Ruby potrà prendere.
Oggi viviamo un’esposizione alle notizie e ai commenti senza precedenti: mai nella storia, infatti, è stato possibile accedere a notizie, filmati, pensieri di altri, reazioni e controreazioni come facciamo attualmente. Questo è un bene? E’ male? Di fatto è quello che succede, è la nostra realtà e dobbiamo imparare a convivere con il fatto che ben difficilmente si tornerà indietro su questa linea. Internet, con le sue infinite possibilità di comunicare, di esprimere opinioni, idee e fare proposte, ha ormai cambiato il nostro mondo e continuerà a farlo per molti anni ancora. E la televisione segue a ruota cercando di restare “interessante” e di non scomparire.
Le trasmissioni che ospitano queste ragazze hanno audience altissime, le discoteche che ospitano le giovani come Ruby hanno un boom di ingressi, perché? Ci possono essere dei fenomeni negativi legati a questo?
Queste ragazze sono ormai dei personaggi e come tali vengono “utilizzate” dallo show business. Questo è un fatto e non un’opinione. Certo che con tutta questa attenzione dedicata a questi modelli di successo e di potere, i giovani “normali” e le persone più fragili sono spinte a pensare: “Loro così ce l’hanno fatta! Posso cercare in qualche modo di imitarli?”. Il rischio di un possibile effetto “imitativo” e di rinforzo che questo sistema può indurre in talune persone, è palesemente presente. Soprattutto poi se alcuni impresari cercano di scritturare e inserire nel mondo dello spettacolo anche protagonisti della cronaca nera, come abbiamo visto nel caso di Azuz Marzuk o con il fratello di Sarah Scazzi. Ciò detto, personalmente non credo che la sfida sia da giocare sul terreno della riduzione della echo mediatica intorno a questi personaggi (quanto meno non solo) ma al contrario ritengo che sia necessario fornire alternative credibili ed interessanti ai nostri giovani, delle opportunità reali, in modo che possano scegliere come spendere la propria vita e come “giocare” la propria individualità. Se i giovani non hanno alternative o non le vedono, è chiaro che non possono scegliere. Il nostro compito è quello di mostrarle, per rendere concreta una possibilità di scelta che spetterà poi loro fare.
La società, i media, la famiglia, la politica hanno qualche ruolo in questi anni di “decadimento” dei valori?
Credo di sì. Oltre al fatto che, senza essere moralisti, troppo spesso gli amministratori della nostra “cosa pubblica” sono coinvolti in scandali di questo tipo, ritengo che venga fatto troppo poco a livello di cultura e di educazione di massa delle nuove generazioni. Negli anni ’60 la televisione, i governi, le istituzioni hanno condotto imponenti campagne di educazione della popolazione, per esempio insegnando come si conservano gli alimenti o contribuendo all’alfabetizzazione di ampie fasce della popolazione. Questo ha permesso uno straordinario passaggio culturale per il nostro Paese, senza il quale oggi l’Italia sarebbe sicuramente diversa, meno avanzata e meno democratica. Adesso invece cosa abbiamo? Cosa guardano i nostri giovani e giovanissimi alla televisione? L’elemento negativo è l’appiattimento dei contenuti al quale stiamo assistendo: oggi è possibile identificarsi o con il modello della “fortuna” (dove vinci del denaro non perché sei bravo ma perché indovini) o con il “successo senza fatica”, per il quale serve molta scaltrezza e poco altro. Tale modello pare incarnato in programmi come “Grande fratello”, nei reality, nei “tronisti”. In questo senso, credo ci sia una responsabilità della politica e delle istituzioni e, a mio modo di vedere, anche a questo livello vanno trovate soluzioni ed incentivate politiche di educazione della popolazione alla libertà e all’autodeterminazione.
Che suggerimento dare a un educatore, a un genitore, a un politico per cambiare, se è necessario, la direzione che stiamo prendendo?
Sono convinto che la direzione attuale vada quanto meno aggiustata. Un suggerimento, sebbene generale, si può dare ma è da intendere quale linea guida. Io ritengo che sia necessario riscoprire i valori dell’impegno, della passione, della sfida al futuro, della gioia e della fiducia. E credo che sia compito di noi adulti aiutare i ragazzi a credere in loro stessi e nel futuro, infondendo fiducia nel poter determinare attraverso l’impegno e la passione il loro domani.