Il significato del lutto
Nell’articolo precedente abbiamo visto come uno dei difficili compiti che dobbiamo fronteggiare dopo la perdita, magari improvvisa, di una persona amata, è evitare che una perdita senza senso diventi una perdita di senso (Dott. Gelati).
L’importanza del non perdere il senso è fortemente connessa al bisogno totalmente intrinseco a noi umani di dare un significato alla realtà che viviamo e che ci circonda. Immaginate uno schermo su cui compaiono dei quadrati neri in movimento seguiti da cerchi bianchi: se domandassimo a delle persone di descrivere quello che vedono otterremmo risposte diverse.
Qualcuno potrebbe dire che i cerchi seguono le scie dei quadrati che li precedono, altri potrebbero dire gli uni trainano gli altri, qualcuno potrebbe dire che sono come bambini che giocano a “ce l’hai”: usiamo sempre schemi per dare significato agli eventi che viviamo e a cui assistiamo, per poterli inserire in una trama che connetta tutti gli eventi principali della nostra quotidianità e dar loro un senso. Pensiamo ad esempio al momento del pasto: non si tratta semplicemente di assolvere un bisogno necessario alla sopravvivenza. Vi è tutta una serie di significati attorno ai pasti che vanno oltre il fattore biologico: preparare la tavola, mangiare insieme, ritrovarsi a cena al termine della giornata, radunarsi coi parenti durante i pranzi domenicali… eppure non c’è nulla di fisiologicamente determinato in tutto questo, sono costruzioni sociali entro cui costruiamo e riconosciamo la nostra realtà.
La morte, specialmente quella traumatica, è un evento che può fortemente minare le credenze e le basi sulle quali viviamo. Anche chi non ha mai vissuto sulla propria pelle un’esperienza del genere, avrà comunque provato qualcosa di concettualmente simile quando davanti a fatti incredibili (si pensi alla strage di Novi Ligure, al caso di Cogne o Avetrana, allo Tsunami, al terremoto) ci si ritrova a fare i conti sempre con la stessa domanda: “perché?”
La perdita di senso è sconvolgente, crollano le certezze, si dissolvono i progetti e svaniscono nel nulla pensieri ed azioni che fino a pochissimo tempo prima sembravano ciò che più di normale ci potesse essere. La perdita di senso non è un concetto filosofico o astratto: è nella quotidianità che si manifesta, quando ci si rende conto che la tavola non andrà più apparecchiata per tre, ma solo per due, o quando l’altra metà del letto rimarrà costantemente vuota.
Il processo del lutto deve portare quindi a ricostruire un significato personale messo in crisi dalla perdita. È normale che l’iniziale perdita delle proprie credenze porti, per difesa, a chiudersi in se stessi dentro una sorta di bozzolo protettivo, ma è anche vero che nel bozzolo può svilupparsi una metamorfosi dalla quale si esca diversi, in una sorta di “crescita post-traumatica” nella quale si siano ristabilite le precedenti credenze in una nuova trama, sperimentando nuovi significati e nuove narrative di vita.
Dott. Emanuele Zanaboni
Riferimenti bibliografici
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