Intervista radio 105 sullo stress da rientro – settembre 09
Intervista radio 105 sullo stress da rientro – settembre 09
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D: Lo stress da rientro a scuola, migliaia i casi tra i bambini e ragazzini milanesi, questo almeno si legge sule cronache in queste ore. Quanto è plausibile e quanto invece non rischia di essere qualche capriccio di troppo?
R: Lo stress da rientro mi sembra uno dei tanti stress cui siamo continuamente sottoposti. La vacanza allentando i nostri ritmi, in un certo senso ce li manifesta, e il rientro lavorativo rappresenta uno shock momentaneo.
Me lo raffiguro più come la punta di un icberg che affonda le radici in un malessere diffuso ad altri livelli. Come se fosse un pretesto capace di mettere in luce un disagio che ha origine altrove. Un malessere dovuto anche alla frenesia dei ritmi sincopati cui siamo sottoposti quotidianamente.
Per usare una metafora possiamo dire che è un po’ come un elastico che viene tirato per tutto l’anno lavorativo, la vacanza lo allenta ma una volta al rientro siamo punto e a capo pronti per spezzare l’elastico.
Questo discorso vale anche e soprattuto per i bambini: le loro giornate tipo sono estremamente fitte di impegni tra scuola, dopo scuola, impegni quali piscina, catechismo, e anche l’ambiente famigliare se non è dei più distesi alimenta ulteriore stress.
D: con quali sintomi si manifesta questo stress da scuola?
R: si parla di sintomi quali sonnolenza, distrazione, scarsa attenzione, mal di testa, stordimento, dolori muscolari accompagnati da tosse.
D: tenuto conto che spesso il genitore va poi in tilt e in ansia, come intervenire per gestire la crisi temporanea e aiutare il ragazzo a fronteggiare eventuali future frustazioni?
R: Questo punto è particolarmente importante. Spesso l’ansia dei genitori non fa altro che aggravare quella dei propri figli. In terapia usiamo spesso la metafora dell’aereoplano in cui si verifica un’emergenza. Quando scendono le mascherine d’ossigeno, a quanto spiegano le hostess, è fondamentale prima mettere la mascherina a se stessi, e solo dopo farla indossare ai bambini e alle altre persone che ci stanno intorno. Questo per dire che per aiutare gli altri dobbiamo innanzi tutto riuscire a stare sereni e tranquilli noi stessi, altrimenti si rischia di non portare benefici a chi vogliamo bene e restare anche noi in una situazione poco piacevole.
Per quanto riguarda invece il “come rapportarsi allo stress da rientro”, so che molti colleghi consigliano di modificare l’alimentazione per depurare il proprio corpo, oppure di rientrare dalle vacanze con anticipo rispetto l’inizio del lavoro per immergersi gradualmente nella nuova realtà.
A mio avviso, invece, lo stress va innanzi tutto ascoltato, se è presente è perché c’è un motivo, in secondo luogo va affrontato a un qualche livello.
Va ascoltato perché lo stress è in qualche modo una risposta del nostro corpo all’ambiente che ci circonda, e ha una sua funzionalità importante: da una parte, infatti, attiva la nostra attenzione nei confronti di specifiche difficoltà, dall’altra permette al nostro organismo di prendere una pausa dai ritmi sempre più incalzanti e frenetici delle nostre giornate.
Quindi va ascoltato ma anche affrontato. Va affrontato fondamentalmente perché lo stress fa parte della vita, come le frustrazioni cui lei accennava precedentemente. Non si può scappare dallo stress anche perché affrontarlo vuol dire diventare più forti, aumentare la nostra soglia di vulnerabilità.
Si tratta di vedere come affrontarlo e come fornire strumenti utili, soprattutto ai nostri ragazzi, per farvi fronte: da questo punto di vista la scuola dovrebbe investire su corsi ad hoc per insegnare a rispettare i propri ritmi e gestire i diversi conflitti in maniera costruttiva.
Dott. Luca Mazzucchelli
Leggi anche l’intervista che ho rilasciato a Vivere in Armonia sullo stress da rientro