L'ultima volta ci siamo lasciati con questa domanda: qual è il lavoro che dobbiamo fare su noi stessi per aiutare i nostri figli?
Vorrei partire dalla riflessione: perché essere genitori apprensivi è negativo per i nostri figli?
Innanzitutto perché più si è in ansia per il proprio bimbo, più è probabile che qualcosa accada (la profezia che si autoavvera). Di fatti quando si è agitati non si riesce a prevenire al meglio gli incidenti dei nostri figli.
Inoltre quando un bimbo si sente ipercontrollato, appena si allenta la presa, ecco che si comporta in modo pericoloso.
I cosiddetti periodi difficili, o periodi di crisi, sono, dal punto di vista degli studiosi di psicologia, una parte spesso fisiologica del processo evolutivo a cui siamo tutti continuamente sottoposti nel corso della nostra esistenza.
Nella vita di ognuno di noi, la maggior parte delle cose cambiano incessantemente senza che tuttavia noi ce ne accorgiamo. Ma a volte alcuni cambiamenti si impongono alla nostra attenzione come eventi ben precisi. Questo può accadere in presenza di eventi macroscopici ed improvvisi, oppure attraverso tanti micro-cambiamenti impercettibili che alla fine producono un esito rilevante.
Quelle fasi o quegli eventi che assumono una particolare rilevanza nel nostro percorso di vita a volte possono risultare traumatici, generare in noi un senso di disagio e di difficoltà, suscitarci ansia e preoccupazione, farci sentire spossati, tristi, impotenti, frustrati, senza più speranze.
Ma perché alcuni periodi della vita diventano per noi "critici"?
Nel precedente articolo ci siamo soffermati a riflettere sull'uso ragionevole della televisione, ma i videogiochi che influenza hanno sui nostri figli?
Il gioco è per il bambino una spinta innata verso la conoscenza del mondo intorno a sé.
Nel corso della vita assume diverse caratteristiche, il fanciullo inizia il suo percorso con giochi senso-motori che lo aiutano ad apprendere l'uso del proprio corpo e degli strumenti che possono modificare le relazioni con gli oggetti.
Successivamente è attraverso il gioco simbolico (far finta di) che il bimbo arriva a sviluppare le prime caratteristiche della propria personalità e di come ci si relaziona con le altre persone. I giochi di ruolo sono quindi una palestra naturale per sviluppare le prime interazioni sociali e le capacità di inserimento sociale. Crescendo, gli impegni scolastici e altre attività occupano sempre di più il tempo del bambino ed ilgioco viene visto come momento per scaricare la tensione e recuperare le energie. L'utilizzo dei videogiochi è spesso determinato dall'attrazione delle nuove possibilità tecnologiche che la società ci offre e che appassiona non solo i bambini, ma anche molti adulti. Giochi ambientati nelle più disparate epoche storiche e situati in differenti luoghi della terra, ricchi di particolari, talmente ben curati da sembrare reali. Giochi che richiedono la pianificazione di azioni e la permanenza davanti allo schermo di parecchie ore.
Nell’ultimo articolo da me proposto, ci siamo lasciati con questo interrogativo: esiste un vero decalogo sull'utilizzo della TV?
Di seguito cercherò di sintetizzare alcune linee guida all’utilizzo corretto della televisione.
1. proporre ai bambini i programmi più adatti a loro.
Non è necessario suggerire soltanto trasmissioni serie e istruttive, ma consigliare anche quelle più belle, interessanti e adatte alla loro età. Per esempio esistono cartoni animati a ritmi lenti, con pochi personaggi e vicende semplici che sono più vicini alla psicologia e al linguaggio del bambino. Sicuramente è necessario evitare di far vedere film dell’orrore e trasmissioni con scene di violenza; se occorre, anche gli adulti dovrebbero rinunciare a vederli.
2.Guardare la televisione insieme ai bambini.
Autonomia e rituali per crescere....
E' soprattutto a partire dai due anni che la voglia di autonomia comincia a farsi sentire in modo impellente nei bambini.
E' questa l'età in cui il piccolo comincia a dire "io", a riconoscersi allo specchio, a percepire il senso della propria unità corporea. Inizia a sentirsi una persona dotata di un suo pensiero e di una sua volontà, e fino a questo momento gli adulti lo sovrastano con la loro "grandezza".
Da un lato il bambino ha bisogno degli adulti che lo circondano, perchè è dipendente da un punto di riferimento stabile e rassicurante.
Dall'altro, tuttavia, la dipendenza contrasta con il desiderio di auonomia che contraddistingue ogni crescita. Tale ambivalenza (troppo vicino, troppo lontano, voglio fare da solo, voglio che faccia tu per me perchè sono piccolo), è caratteristica di una normale evoluzione infantile.