Per chi all’interno dell’FBI fa il lavoro di profiler, vale a dire di stilare i profili delle persone indagate dal Bureau, i videogiochi non sono causa di violenza. La notizia, per una volta fuori dal coro, arriva da un ex profiler intervistato dalla CBS nel programma Face the Nation.
L’interesse delle persone per i videogiochi sarebbe tuttavia inserito nei profili per capire se una persona è a rischio di comportamenti violendi, ma in modo diverso rispetto a quanto si potrebbe credere: secondo Mary Ellen O’Toole infatti, l’FBI vede i giochi violenti come un modo per accrescere un’idea già presente nella mente di una persona, e non quindi come mezzo per far nascere tale idea:
“Non li vediamo come la causa della violenza. Li vediamo come una sorgente per alimentare un’idea che sia già lì.”
Secondo Ferguson inoltre, i crimini violenti tra i giovani avrebbero raggiunto il loro minimo in 40 anni, nonostante la presenza sempre più massiccia dei videogiochi sul mercato: due statistiche in controtendenza, volendo stare a sentire chi punta il dito contro i videogiochi.
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