Terremoto: riflessioni di chi lo ha vissuto
18 Settembre 2012 2012-09-18 11:37Terremoto: riflessioni di chi lo ha vissuto
Terremoto: riflessioni di chi lo ha vissuto
Ringrazio Romina per avermi fatto avere la sua personale testimonianza del terremoto e di come lo ha vissuto, con le sue paure, speranze, timori, e soluzioni.
Credo che il sunto finale di questo brano sia che “la paura guardata in faccia diventa coraggio.
Buona lettura a tutti,
Luca Mazzucchelli
6-6-ore 6
C’è chi pensa ai numeri, chi al destino, chi alle faglie, chi al fracking…io penso che mi sono abituata, che ormai non ho più paura delle scosse e che fino a quando la casa starà dritta io starò dentro di lei, così, fiera!
Insomma la prima scossa mi ha dato tanta paura, una situazione surreale dove tutta la casa ondeggiava come poggiata su un mare vivo come quello maldiviano per esempio che sembra fermo ma è molto vivo dentro e si muove con un’onda costante.
Ecco
La stessa cosa quella notte quando pensavo che ci fosse qualcuno a muovermi il letto. Sono scesa, ho aperto la porta, ho guardato fuori e tutto ondeggiava come se la terra che pensiamo ferma stesse danzando una mazurka romantica.
Catapultata in quel paesaggio surreale la paura ha preso un volto poetico dove la natura ha avuto la meglio e cosa c’e’ di meglio che danzare con la natura?
Dopo le prime scossone uno si chiede se rimanere agganciato al terrore e quindi non vivere oppure cercare di dare un altro volto al terrore e dargli un altro volto significa modificarne l’idea dentro di noi.
La svolta per me è stata quando un pomeriggio sono stata costretta a lavorare in un ufficio angusto e senza via di uscita.
Quel pomeriggio la predizione era che ci sarebbe stata una scossa spaventosa in quel di bologna e io dopo l’angusto ufficio sarei dovuta andare a bologna.
Che fare?
Andare o stare?
Andare o tornare?
Scappare o andare?
Vivere o morire?
Insomma non sono frasi e pensieri da poco
Tutto ti passa davanti, non come quando hai un incidente ma come quando stai per scegliere il tuo futuro.
Credi di sceglierlo
Credi di determinarlo con la tua scelta ma poi alla fine…dopo giorni ti rendi conto che non lo determini il tuo futuro con quella scelta.
Determini il tuo presente e ciò che sei ora, nell’esatto istante che stai scegliendo.
Il futuro non ha volto.
Bachelard ci dice che è l’istante che crea tutto ed è incredibilmente vero.
Ho iniziato a pensare all’abitudine e a quello che Bachelard scrive sull’abitudine.
Perché ci si abitua a qualcosa? Io ho modificato personalmente la scelta e cioè ho messo l’importanza del fatto davanti all’importanza della scelta.
È fondamentale.
Andare a Bologna e rischiare la morte o tornare a casa e morire senza vita?
Non c’è stato alcun terremoto quel giorno ed ero così spossata da non avere più risorse fisiche al mio rientro la sera tardi; però una grande lezione.
Ho vissuto. Ho vinto la battaglia con la morte dentro e ho vissuto tutto il momento che mi era stato dato.
Questo è l’unico vero senso della vita.
Una mattina mentre preparavo il caffè pensavo ai detenuti, quelli per esempio che si vedono nei film rinchiusi in situazioni terribili dentro a celle buie per giorni e giorni, costretti a stare lì.
Non si può fare nulla se non accettare quello che c’è. E allora ecco che avviene il cambiamento, quello vero quello che ti parla dentro. Devi trovare la risorsa che ti permetta di sopravvivere e da lì nasce la forza, una forza prorompente dentro che non ha un nome o una spiegazione ma è lì, dentro di te.
Questo è filosofico?
Sì, filosoficamente reale. È l’istante di cui Bachelard parla. Siamo noi con tutto il nostro vestiario interno.
Si cambia il punto di vista, cambia la prospettiva da cui si guarda la paura e la paura si veste di bianco o di arcobaleno.
La gente non se ne va dal terremoto, non tutta.
Romina Guidori, dottoressa in filosofia, Università degli studi di Bologna.