Umorismo e psicoterapia
Umorismo e psicoterapia
Per molti decenni, la filosofia, la letteratura, la medicina e la scienza in generale hanno ritenuto la comicità, il ridere e l’umorismo argomenti di poco conto, dando ragione a quanto afferma il proverbio secondo cui “il riso abbonda sulla bocca degli stolti”.
Il potere di cambiamento della risata lo conoscono bene tutte le persone che operano attraverso la comicoterapia, dai nostri antenati buffoni di corte e menestrelli sino agli odierni cabarettisti, comici, clown di strada e clown-dottori; il loro ruolo è infatti condiviso dalla società ed anche visibilmente evidente attraverso una qualche maschera.
Il discorso si complica all’interno dello studio psicoterapeutico: l’immagine sociale dello psicologo è infatti tradizionalmente seria. Solitamente, ai congressi in cui si parla di sofferenza psichica non vi è spazio per l’umorismo (a meno che questo non sia l’argomento stesso del congresso!), e non di rado la psicologia ha tentato di rendere i risultati delle sue ricerche il più “seri” possibile, in modo da potersi guadagnare il titolo di “scienza” al pari della medicina.
Il risultato è che lo psicologo spesso manca completamente di autoironia e capacità di sdrammatizzazione nella relazione che ha con il suo paziente, dalla quale esclude uno degli aspetti più vitali: la risata. Nello stesso tempo e paradossalmente, lo psicologo vorrebbe trasmettere al suo cliente un messaggio positivo e riportare il sorriso nella sua vita.
E’ vero, talvolta noi psicologi ci prendiamo troppo sul serio e dimentichiamo l’importanza di integrare la risata con la sofferenza, lasciando in secondo piano gli aspetti di risorsa e piacere che pure svolgono nel processo di cambiamento un ruolo determinante.
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