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Viaggio in un buio illuminante… (parte 1)

Disabilità

Viaggio in un buio illuminante… (parte 1)

viaggio buioViaggio nel buio

Nel precedente articolo ci siamo soffermati sull’interconnessione tra i sensi e sulla dicotomia luce buio. Iniziamo a dipanare l’argomento buio nei suoi molteplici aspetti?
Seguitemi, intraprenderemo un viaggio molto interessante tra mitologia, arte, cinema, filosofia e molto altro!
Essendo un argomento molto vasto, sarà trattato in vari articoli che formeranno, alla fine, un unico e affascinante percorso.
Innanzitutto vorrei sottolineare una cosa molto strana e allo stesso tempo interessante: a differenza che sulla luce, del buio si è scritto poco, forse perché essere a tu per tu col vero buio ci riporta alla mente l’incubo infantile di essere lasciati da soli in una stanza senza luce.

Cos’è il buio?

Proviamo a definirlo, partendo con l’enciclopedia Wikipedia. “L’oscurità, o buio, o tenebra (anche se usato più spesso al plurale) è l’assenza di luce. I sentimenti dell’uomo in assenza di luce sono stati fonte di metafore nell’ambito della letteratura, e di simbolismo nell’arte. In questo campo, con l’uso del chiaroscuro, l’oscurità enfatizza o contrasta la luce. Generalmente l’oscurità viene abbinata al male o al peccato.”
Un’altra enciclopedia (De Agostini, 1988) aggiunge che, in senso figurato, buio sta per accigliato o corrucciato; ancora, si può definire buio qualcosa di cui si ignora l’esistenza. Già in questa definizione si evincono le molteplici sfaccettature che questa brevissima parola può assumere per l’essere umano.

E gli antichi miti greci e romani cosa dicevano del buio?

Il caos è lo stato primordiale di esistenza da cui emersero gli dei. Esiodo, nella sua Teogonia, racconta che Caos diede vita a Gea (la Terra), Tartaro (gli Inferi), Eros (Amore), Nyx (l’Oscurità della Notte) ed Erebo (le Tenebre degli Inferi). Il Tartaro indicava l’Inferno dove il dio greco Zeus (per i latini Giove), nipote di Gea, aveva rinchiuso i Titani, mostruosa stirpe di esseri sovrumani (generati sempre da Gea) che avevano tentato di spodestare gli dei dall’Olimpo (Titanomachia). Essi, sconfitti dai tre fratelli Zeus, Poseidone e Ade, vennero confinati in un luogo inaccessibile, appunto il Tartaro, che secondo la visione greca si trovava sotto terra, ma comunque distinto dall’Ade, l’Inferno dei defunti umani. Nyx (ripresa dalla mitologia romana come Nox), invece, era la personificazione della notte terrestre, in contrapposizione al fratello Erebo (dal Greco Ερεβος “tenebre”), che rappresentava la Notte del Mondo Infernale. Da Notte ed Erebo nacquero molti figli, primi fra tutti Etere ed Emera, la Luce ed il Giorno.
Etere era la personificazione divinizzata dell’atmosfera intesa come cielo più puro, l’aria superiore che solo gli dei respiravano, in contrapposizione all’aria respirata dai mortali. Gli altri figli di Nyx ed Erebo non erano vere e proprie divinità, ma personificazioni di comportamenti e paure umane: le Esperidi (ninfe custodi di oggetti e segreti), le Moire (esecutrici del destino, al servizio di Ade, che ben rappresentano la mentalità fatalistica degli antichi greci), Eris (la Discordia), Hypnos (il Sonno, che assieme alla Notte, generò Morfeo, il dio del Sogno, e il suo gemello Thanatos, la Morte), Nemesis (la Vendetta), Momo (il Sarcasmo cacciato dall’Olimpo per aver criticato aspramente Zeus), e altri ancora. Da qui si evince come buio, notte, luce, giorno, morte e sogno fossero da sempre riferimenti importanti, tanto importanti da essere generati tra le prime creature dell’Universo, e l’uno in relazione all’altro. La notte, ad esempio, è il luogo del male, tempo privilegiato nel quale sono ambientate leggende delle tradizioni più diverse: di notte circolano spiriti maligni, vampiri, mostri, tutte creature che devono nascondersi e sparire non appena si fa giorno.
E’ come se la luce potesse annientare più facilmente il male disvelandone la presenza. Potrebbe esistere un film dell’orrore ambientato alla luce del sole? Il male richiede quanto meno la penombra! Non solo: la notte si associa anche a comportamenti illegali come i furti, oppure, peccaminosi, per cui gli orari notturni favoriscono incontri illeciti. Non a caso è di notte che si compiono i sabba con assunzione di alcool e droghe; non è un caso, ancora, che i locali americani dove si consumano alcolici siano bui anche di giorno, quasi a sottolineare il proibizionismo della cultura protestante e la trasgressività dell’uso di certe sostanze.
In altre mitologie, il giorno con la sua luce sconfigge il buio e i suoi fantasmi, a conferma di quanto il buio stimoli una delle paure più radicate nell’uomo.
Anche la Bibbia parla del Giorno Uno dell’universo, dove viene creata la luce che sconfigge il buio; non viene neanche presa in considerazione l’ipotesi opposta, secondo cui è il buio che dà riposo ad un mondo eternamente illuminato da Dio.

Buio e inferno

L’Inferno è il luogo metafisico (o fisico) che attende, dopo la morte, le anime (o i corpi) degli uomini preda del peccato e, dunque, malvagi. La parola “inferno” è da riferirsi con precisione solo al concetto cristiano, mentre l’espressione “inferi” si può, più ampiamente, riferire ai luoghi analoghi, come appaiono rappresentati da tutte le altre civiltà pagane, antiche e moderne. Nella quasi totalità delle culture, l’Inferno è caratterizzato da estremo dolore, enorme disperazione e tormento eterno.
È solitamente identificato con un mondo oscuro e sotterraneo, collegato all’operato del dio o della creatura superiore che ha originariamente introdotto nella Creazione l’errore, la menzogna, il peccato e, in definitiva, il principio distruttivo dell’ordine delle cose; tale creatura, a seconda dei casi, si identifica nel Diavolo, nella divinità del Male o nell’ebraico/cristiano Satana. In tal senso il concetto di tentatore, o demonio, di inferno, e il concetto stesso di male, sono intrinsecamente legati. Il tentatore, o divinità negativa, solitamente genera, con il suo operato, tanto l’Inferno, quanto le condizioni che vi trascinano i viventi.
John Milton, nel suo “Paradiso perduto”, narra la caduta di Satana/Lucifero, dalla cui stessa iniquità nacque l’Inferno, per volontà divina. Dio stesso, dunque, dispose la creazione di un luogo di eterna e totale oscurità e sofferenza, nel quale poter esiliare gli angeli ribelli, che per Sua volontà non annichilì. La descrizione che Milton dà dell’Inferno è una delle più spaventevoli ed impressionanti della letteratura e dell’immaginario poetico: « (…) egli subito osserva quell’aspro e pauroso e desolato luogo, quella prigione orribile e attorno fiammeggiante, come una grande fornace, e tuttavia da quelle fiamme nessuna luce, ma un buio trasparente, una tenebra nella quale si scorgono visioni di sventura, regioni di dolore e ombre d’angoscia, e il riposo e la pace non si troveranno, né mai quella speranza che ogni cosa solitamente penetra; e solo una tortura senza fine urge perenne, e un diluvio di fiamme nutrito di zolfo sempre ardente, mai consunto (…) » (Milton, 1667).
Si badi, per inciso, che il nome dell’angelo caduto all’inferno, Lucifero, significa portatore di luce.
Si potrebbe continuare così per secoli e secoli, culture e culture, letteratura e letteratura, ma mi fermerò qui. Luogo metafisico o reale, di ombre o anime, l’inferno è per tutti, “una selva oscura”, nella quale, ovviamente, il sole non penetra mai. Ognuno di noi si porta dentro il suo “inferno”, fatto di emozioni, ricordi, fantasie che non vogliamo più ricordare perché troppo angoscianti. La resistenza che ogni essere umano prova istintivamente quando incomincia a scavare troppo in se stesso è, in fondo, la paura della discesa agli inferi. Il substrato psichico, l’oscura area dell’ignoto, esercita una fatale attrazione che minaccia di diventare sempre più potente quanto più si penetra in esso. Da qui l’utilità delle psicoterapie che, in un certo senso, fungono da guida ed illuminano, passo passo, il nostro inferno.

Siamo arrivati alla fine di questa prima parte del viaggio. Prima di concludere vi chiedo di fare un piccolo esperimento.
Provate a fare un minuto di silenzio in voi stessi, a concentrarvi, e a pensare a quali parole, emozioni, immagini o ricordi assocereste al buio e quali, invece, alla luce.
Al prossimo articolo!
 
Chiara Schiroli

Bibliografia
“Wikipedia”, l’Enciclopedia libera del Web.
https://it.wikipedia.org

A.A. V.V., “Nuovissima enciclopedia generale De Agostini”. Istituto Geografico De Agostini SPA, Novara, 1988.

Milton J. (1667), “Paradise Lost”. Trad. It. “Il paradiso perduto”, Centro Diffusione Cultura, Milano, 1985.
 

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